LA CHIAVE!

in #ita5 years ago (edited)

Era una sera come le altre: la gelida tramontana stava soffiando da nord ed ancora non capivo il motivo per cui venissimo sempre da Eric a giocare a carte dopo la chiusura. Qui faceva freddo ed inoltre dopo il tramonto dal ruscello qui vicino, si alzava una fitta nebbia, tutt'altro che piacevole.
Da poco era passato l'uomo con la lampada a vedere se ognuno di noi fosse stato al proprio posto. Ed ovviamente niente era in disordine. Come sempre! Il canto di Julie, dall'alto del suo punto di avvistamento, ci aveva avvertito che il guardiano si era chiuso definitivamente nel suo gabbiotto ed aveva iniziato a ronfare di fronte ad una partita di qualche strano sport. Quello era il segnale che ci permetteva di uscire dalle nostre gabbie dello zoo per raggiungere Eric nella sua tana.

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CC4 Creative Commons

Eric era un lupo. Un personaggio schivo, poco collaborativo ed a tratti non molto incline alla compagnia. Ma era anche particolarmente avaro. Per questo partecipava alle serate dedicate al poker e senza molte repliche era sottinteso che si facesse sempre da lui. Non c'erano molte alternative: o così...o così! Che ti volevi prendere un morso da un lupo?!?! Ero un piccolo scimpanzé di appena 12 anni e non mi passava neppure dalla mente contraddire un lupo!
Mi piaceva il poker, ma sicuramente tornavo a casa sereno ogni volta, indipendentemente dal fatto che avessi vinto o perso. L'importante era stare in compagnia e scherzare con gli altri. Come avremmo fatto sicuramente quella sera.

Ero leggermente in ritardo perché non trovavo i miei "beni": mi ricordavo di averli nascosti su un albero, solo che non sapevo esattamente quale fosse ed a l buio della notte trovare una sacchetto pieno di oggetti non era proprio facile. Appena fui giunto alla caverna, dall'entrata notai appoggiato alla parete rocciosa Damian, il panda: come sempre masticava i suoi germogli di bambù e niente lo distraeva; certe volte mi sembrava quasi che stesse dormendo e si perdesse alcuni turni di gioco, mentre eravamo nel pieno della partita.
Vicino a lui, nascosto da due grossi occhiali da sole (secondo me da donna) Phil, il procione: diceva di essere stato catturato nel parco di Yellowstone, mentre secondo me era sicuramente stato catturato, ma dal fondo di un cestino dell'immondizia. Spesso in passato era stato trovato fuori dalla sua gabbia a rovistare nella spazzatura ed ogni volta riportato dai guardiani al suo posto. Cosa cercasse in quei cassonetti posso solo immaginarlo, ad ogni modo era il più ricco tra tutti noi che ci sedevamo al tavolo da gioco la sera, ma anche il più strano.
"Quanto ci hai messo? Ti sembra questa l'ora di arrivare, peloso umanoide?" mi disse Eric con uno sguardo minaccioso, il quale proseguì indicandomi il mio posto "Siediti!"
"Sono l'ultimo?" chiesi con una voce tremula ed impacciata.
"Eheheh...nonono...non sei l'ultimo! Manca Jennifer, manca Jennifer!" rispose prontamente Phil in preda all'euforia di una risata isterica, mentre controllava il suo sacco con i suoi averi. Avevo più paura di Phil, nella cui mente non sapevo mai cosa passasse, rispetto ad Eric, il quale invece era feroce e cattivo, ma anche intelligente.
"Eccomi! Eccomi!" sentii urlare in lontananza . Era Jennifer, la tigre. Con due salti ci raggiunse e si unì con noi al tavolo. Era molto graziosa ed il suo pelo lucido sembrava essere quasi fuori contesto in questa tana sporca di fango.
"Adesso, finalmente, possiamo iniziare!" disse Eric, iniziando a mischiare le carte. Alla mia destra Phil con i suoi occhiali stravaganti: capivo con difficoltà come potesse riuscire a vedere le sue carte in quella condizione di penombra e con ancora maggiore fantasia dovevo comprendere come riuscisse a vedere le nostre carte, visto che era stato più volte sorpreso a spiarci.
Di fronte a me l'ansimante Damian, che oltre a biascicare quelle foglie di bambù, aveva anche un respiro molto robusto: il suo fiato giungeva persino a me che ero seduto dalla parte opposta del tavolo.
Controllai nel mio sacchetto se avessi tutto e con un gesto deciso rovesciai l'intero contenuto sul tavolo: avevo 12 tappini di plastica, 3 tappi di metallo, un accendino, un binocolo e soprattutto un pacchetto con 8 sigarette dentro. Non appena gli altri giocatori lo notarono, capirono che quest'ultimo sarebbe stato il premio migliore della serata. Per fortuna io non fumavo e quindi perderlo non mi avrebbe dato grandi problemi. Allo stesso tempo però sapevo che sia Phil che Eric lo avrebbero voluto, con le buone o le cattive. Ed infatti Eric non appena lo notò sul tavolo, iniziò ad essere più agitato di quanto non fosse già prima.

Dopo almeno un paio d'ore di gioco avevo perso quasi tutti i tappini, il binocolo, ma, dopo una serie di mani in cui era stato in sospeso, il pacchetto con le sigarette e l'accendino erano ancora in mano mia. Sapevo comunque che il mio tempo lì ora giunto quasi al termine: mia mamma mi aveva detto di non tardare troppo e sapevo che disubbidirle avrebbe significato guai per me. Iniziarono così una serie di mani in cui andai all in: più volte vidi i miei avversari ritirarsi e tentare di battermi, ma ogni volta ne usci vincitore.
Ad un certo punto però, quando ormai avevo quasi recuperato tutto ciò che avevo perso fino a quel momento, la fortuna mi voltò nuovamente le spalle, per non tornare più: puntai tutto nella mano che sarebbe stata decisiva. Lì si sarebbe decisa la serata, le sorti di quel pacchetto di sigarette e soprattutto la mia incolumità al ritorno a casa.
Damian dormiva ormai da un'ora abbondante con in mano un ramoscello di bambù mezzo mangiato, Jennifer dietro di me si stava pulendo il pelo avendo perso tutto da diverso tempo; eravamo rimasti solo in tre: io avevo puntato i miei tappini, accendino e pacchetto di sigarette, Phil una banana, una pistola che aveva detto essere vera (salvo poi scoprire essere giocattolo) ed i suoi occhiali. Adesso era il turno di Eric, il quale doveva farci sapere se sarebbe rimasto in gioco o se si fosse tirato indietro. Ovviamente puntò anche lui, essendo l'orgoglio un aspetto dominante nel suo carattere: ciò che però aveva a disposizione sul tavolo non era sufficiente a pareggiare le nostre puntate. Si alzò, si diresse verso un lato della caverna, alzò una pietra e stringendo qualcosa tra le mani tornò da noi: con un gesto delicato aggiunse alla sua puntata anche una chiave.
"Questa è la chiave del mio cancello. La cosa più cara che ho." disse Eric.
Con un certo stupore la guardai e capii quale fosse l'importanza di quell'oggetto, sinonimo della libertà del lupo. Tutti noi avevamo un qualche strumento per uscire dalle nostre gabbie ed Eric ci stava offrendo il suo. Perderlo avrebbe significato perdere la possibilità di uscire fuori liberamente.
A questo punto i giochi erano fatti. Tutto era sul piatto al centro del tavolo.
Mostri per primo le mie carte: doppia coppia di donna e re. Non male.
Eric e Phil mostrarono in contemporanea le loro: alla mia sinistra il lupo aveva un poker di 7, mentre alla mia destra Phil con una scala reale a cuori. Come in un attimo tutto si fermò all'improvviso: solo il prepotente ronfare di Damian riecheggiava nella caverna. Io guardai prima Phil, sghignazzante, poi Eric, infuriato.
In un lampo dalla pace si passò alla tempesta: il lupo con un balzo si lanciò sul procione, il quale con una fuga fulminea si precipitò sotto il tavolo. Pensai a me stesso e fuggii da quella baraonda. Uscii dalla caverna e subito dietro di me Phil, che stringeva in una mano le sigarette con l'accendino, nell'altra la chiave e sul naso i suoi amati occhiali. Fuori dalla gabbia il procione chiuse dietro di sè la porta e solo più tardi il lupo arrivò alle sbarre.
"Sporco procione! Sappi che mi riprenderò la mia chiave e le sigarette!" disse Eric sporgendo il suo braccio fuori dal perimetro della gabbia.
"EHEHEH...ne se così sicuro?!?!" disse Phil facendo girare sul dito la chiave dell'ingresso di fronte al quale si trovava, mentre in bocca aveva una sigaretta che si stava accendendo. "Saluti lupo!"
Ci allontanammo dalla gabbia; personalmente ero intimorito dalla tanta rabbia vista sul volto di Eric. Temevo una sua vendetta come conseguenza di quella sera, senza distinzione di bersagli. La notte per questo non riuscii a chiudere occhio.

Passarono alcuni giorni, fino a quando una sera Jennifer non venne a trovarmi: "Sono passata dalla caverna di Eric. Non sta bene. Ha chiesto se puoi andare da lui." Entrai nel pieno panico. Non sarei mai voluto andare, ma dovevo.
Mi feci quindi coraggio ed andai, inventando una scusa a mia madre e come tutte le madri fece finta di crederci.
Era una notte di luna piena, ma le nuvole celavano a sprazzi la luce. Arrivai alla gabbia di Eric e lui era lì.
"Ciao Julius. Grazie di essere passato. Avvicinati, non ti farò del male." stavo tremando al suo cospetto. In preda all'incoscienza feci passi lenti per appropinquarmi alla gabbia ed una volta abbastanza vicino, Eric sporse le sue braccia verso di me e mi afferrò saldamente le spalle. Pensai: E' finita!
"Julius ti prego, riportami la mia chiave! Non posso più vivere da solo, notte e giorno, dentro questa gabbia. Mi sento abbandonato. Durante il giorno i bambini che vengono a visitare lo zoo mi tirano pezzi di pane. A me! Capisci come mi senta?!?!" Eric crollò in un pianto profondo e mentre pronunciava queste parole mi scuoteva avanti ed indietro. Vidi proprio il suo "essere lupo" dominante alla deriva. Era messo così male che si era ritrovato in una situazione tale da dover chiedere a me di aiutarlo. Io, uno scimpanzé di appena 12 anni. Senza parole. Ma gli proposi di aiutarlo.
Avevo alternative?

La sera stessa andai a casa di Phil con una sacca contenente tante cose strane collezionate negli anni.
Il procione era alticcio come sempre! Provai a parlargli della chiave. Lui mi disse che non aveva intenzione di ridarmela. Allora lo pregai, sapendo che lui doveva essere solo convinto: non gli interessava veramente quell'oggetto. Aveva le sigarette!
Gli proposi allora uno scambio, tentando il tutto per tutto. Presi dalla mia sacca un cappello, trovato una volta ai limiti dello zoo su una siepe.
"Ehi Phil! Se ti proponessi uno scambio? La chiave per il cappello dell'uomo più desiderato del mondo che potrebbe diventare tuo e solo tuo!" gli dissi e mostrandoglielo e lui se ne innamorò. Me lo strappò dalle mani, se lo mise in testa e sghignazzante mi disse: "Prenditi quella chiave!"

Senza farmelo dire due volte l'afferrai e corsi alla gabbia del lupo.
"Ecco Eric la chiave!" urlai quando ancora ero lontano.
Una volta giunto vicino me la strappò di mano e mentre cercava di aprire la porta mi disse: "Quanto ci hai messo? Ti sembra questa l'ora di arrivare, peloso umanoide?"
La gabbia si aprì ed il lupo non appena fu fuori tirò un profondo respiro di sollievo: adesso era finalmente tornato libero ed arrogante come si era dimostrato in passato.
Voltandomi, nella penombra, notai quell'animale, che alla fine di tutto, apparendo anche un po' stupido...si era preso gioco di tutti noi!




PHIL

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CC2 Creative Commons

Con questo contenuto partecipo al contest settimanale di @spi-storychain; questa settimana il tema era "Colloquio surreale" e l'ambientazione lo "zoo".

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Ottima prova 😉

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Grazie Tommaso!

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Ma che carino questo Phil.
Concordo con Tommaso, ottima partecipazione la tua!

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Grazie mille! Una storia nata e sviluppata in modo spontaneo. Mi sono proprio lasciato trascinare e vista la lunghezza non credevo qualcuno la leggesse.
Grazie ancora Paw!😊👍

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Un flusso di parole che si legge molto bene, la lunghezza è relativa.
:)

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AHAHAHA!! Il procione con gli occhiali e il cappello sexy!!! AHahahhaha!!! Troppo forte!

Lo trovo fantastico per quanti trash!
😂

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Il bello è proprio il suo trashiume!

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