Fuochi d'artificio
La sera di Ferragosto era molto attesa sull'isola: un luogo lontano dalla terra ferma, dove le persone arrivavano in massa proprio per godersi lo spettacolo che al calar della notte sarebbe arrivato. Piccole barche, alcuni gommoni e tanti vascelli erano ora attraccati nel piccolo porto, dove le vie tra le case si erano popolate in pochi giorni e l'ambiente era fortemente diverso rispetto all'inverno, quando invece il borgo sembrava deserto.
Ero un ragazzo di appena 15 anni e da sempre vivevo su quest'isola: la mia famiglia era una delle poche che non lasciava l'isola durante il periodo invernale e spesso trascorreva molto tempo prima di rivedere qualcuno arrivare con la nave, quando il mare in tempesta non permetteva il transito di battelli che ci unissero alla terra ferma. Quello stesso mare che era per noi fonte di vita: i miei nonni e la famiglia, dalla quale discendevo, era composta interamente da marinai. La salsedine ed il sole avevano cotto i volti di quegli uomini che in ogni stagione dell'anno calavano le loro scialuppe in mare in cerca di fortuna a largo. Il mare era così: colui che dava e colui che toglieva.
Sì, colui che toglieva!
Ricordo perfettamente quando in una fredda giornata invernale, mio nonno, uscito con i suoi palamiti, non fece mai ritorno. Alcuni in paese dicevano che se ne fosse andato, altri raccontavano di un mostro marino che si fosse inghiottito lui e la sua barca. Noi, a casa, sapevamo solo che non fece mai ritorno.
Era una persona veramente dolce: ricordo le carezze con le sue mani rovinate dal sale e dalla fatica. Dure per i tanti calli che il tempo e questo logorante lavoro gli avevano causato. Ma quando queste scorrevano sui miei capelli corvini e sul mio volto, sembravano delle piume, tanto era la dolcezza che quell'uomo mi trasmetteva. Forse tenevo più a lui che a mio padre: costui era un uomo schivo e solitario, che non aveva mai amato il mare e coltivava la terra, curava i suoi animali ed i prodotti del suo lavoro. Forse teneva più a loro che a me.
E mio nonno questo lo sapeva: mi diceva sempre di non preoccuparmi, mio padre era così perché non amava il mare, non perché non mi volesse bene. Non mi facevo molte domande ed io con mio nonno sfruttavo ogni occasione per uscire dal porto e conoscere quel mondo azzurro come il cielo. Per me era come viaggiare, ogni volta che ci lasciavamo alle spalle le tante case colorate del paese, e girare il mondo. Non era importante tornare con la rete piena, ma trascorrere del tempo felice insieme.
Mi mancava, ora!
Quella sera, le luci del porto erano luminosissime e come in un cielo blu, l'isola splendevano come una stella. Giravo tranquillo, in solitaria per le vie della città. Dall'inizio dell'estate fino ai primi tempi nel mese d'ottobre, vedevo prima l'isola popolarsi dai tanti viaggiatori che raggiungevano questo piccolo spicchio di terra, salvo poi lasciarci nuovamente soli, in attesa che il nuovo anno qualcuno facesse nuovamente ritorno. Ed ogni volta nessuno ci smentiva. Erano sempre molti i turisti che sbarcavano e portavano sull'isola una nuova ventata di "mondo".
Passeggiavo lungo la banchina, come sempre a scorgere al di sotto alcuni piccoli banchi di pesciolini che abitavano il porto, sicuro da ogni predatore. La folla si stava muovendo verso la piazza centrale, quella che si affacciava sul promontorio, dalla quale sarebbero stati sparati i fuochi d'artificio sullo sfondo del mare nero che si univa al buio del cielo. Uno spettacolo magnifico, che ogni anno deliziava i nostri visitatori ed ovviamente rendeva fieri noi isolani.
La gente stava camminando in massa verso la piazza ed io, intimorito dalla paura di non fare in tempo, mi unii alla fiumana di persone. Mentre stavo camminando però notai nella piccola spiaggetta all'interno del porto una barca arenata. I suoi colori mi intrigarono, visto che mi ricordavano qualcosa di familiare: io ero posto più in alto e sporgendomi dalla balaustra notai proprio come si trattasse della barca di mio nonno, quella scomparsa qualche anno prima. Che emozione rivederla in porto!
Poco lontano un uomo canuto, vestito con una canottiera a righe celesti e bianche e con una bandana rossa, la stava tirando fuori dall'acqua: i miei occhi da bambino erano increduli per ciò che stessero vedendo.
Era mio nonno!
Iniziai a correre, scivolando tra la gente, per arrivare il prima possibile alla spiaggetta ed incontrare nuovamente quell'uomo che aveva significato molto per me in passato e che volevo tornasse ad essere parte del mio presente. Non era facile, visto che la folla si stava spostando in direzione opposta. Come un vogatore al massimo delle proprie forze combatte la corrente, anche io cercavo di spostarmi tra le persone, ma non era facile.
Raggiunsi così la spiaggetta.
La barca era lì.
Corsi verso di essa, ma quando arrivai lì non c'era nulla. Solo un gabbiano che al mio arrivo se ne volò via.
Seguii il suo sbattere d'ali sul pelo dell'acqua, poi il suo volo sia alzò verso il cielo.
Salì fino a quando non fui abbagliato dal primo dei fuochi d'artificio che eplose tra le stelle.
Del gabbiano non vi fu più traccia, sparito nel bagliore.
Alla luce dei lampi generati dai fuochi, mista alle luci fioche del paese, calate ora d'intensità, mi permisero di osservare quella barca. Il mio sguardo volse subito a prua, dove inconfondibile si stagliava il nome di quel piccolo battello: Mattia. Il mio nome!
Ancora una volta gli occhi tornarono al cielo!
Intuii come mio nonno fosse tornato finalmente a casa. Forse non fisicamente, ma adesso sapevo che era nuovamente con me...nel mio cuore!
Con questo post partecipo al contest settimanale di @spi-storychain, in cui il tema centrale era Intuizioni (che illuminano) e l'ambientazione Un luogo affollato.
Posted using Partiko Android
La prima foto è della città in cui vivo, Trani ❤
Posted using Partiko Android
Esatto!
Penso sia perfetta come copertina del mio post👍
Grazie del passaggio, Claudio👍
Posted using Partiko Android
I nonni sono personne speciali.il mio era alto,capeli bianchi, occhi azzurri..mi ha cresciuto lui, praticamente ero rimasta dai nonni fin a 10-11 anni,c era anche la nonna,ma il nonno era il mio preferito.mi portò in braccio a scuola materna,quando erba era più alta di me,aveva sempre prima frutta del suo giardino,per me.le mele nel fieno,d inverno,li teneva fin in primavera...
E quando iniziato a star male,io ero all inizio della mia carriera infermieristica.li ho fatto una flebo,qualche vitamine,e lui era contento.si sentiva leggermente meglio.poi ho lavorato altri due giorni interi,per poter stare libera 3_4 giorni con lui.ma quando uscì dal turno.mi aspetto mia sorella,vestita in nero.senza una parola,capii che mio nonno non mi aspetto.se n'è andato.
Le lacrime mi scendono ....non posso scrivere più.
Posted using Partiko Android
Grazie di questo splendido contributo!
I nonni sono sempre i nonni.
Posted using Partiko Android
Una storia colorata e dal profumo di salsedine, ricchissima di tenero affetto. Grazie!
Mi piace sempre parlare di "nonni".
Grazie Piuma!
Posted using Partiko Android