...e poi?

in #ita5 years ago (edited)

Giulia rimase lì per alcuni minuti. Forse in quel luogo, tra le tombe di suo padre e sua madre, non si sentiva più sola. Adesso aveva ritrovato quei genitori perduti tempo prima ed insieme ad essi una leggera serenità. Ovviamente il vuoto che Marlena avrebbe potuto riempire sarebbe stato indescrivibile.

Un piccolo gatto le si avvicinò e intervallando fusa a miagolii, la face alzare a sedere.
Si era fatto ormai tardi ed il sole all'orizzonte stava ormai tramontando. L'anziano custode era a pochi metri e con la sua scopa colorata stava spazzando le foglie dai lastroni in marmo.
Giulia non seppe mai quanto fosse rimasta lì: probabilmente solo alcuni minuti, forse un'ora.
Salutò quel piccolo gattino rosso e si avviò verso l'uscita. Non si voltò mai indietro. Voltarsi avrebbe avuto il significato di un "addio", mentre quello era solo un "arrivederci".
Seguita fino al cancello del cimitero dal gattino, si avviò poi da sola verso la sua berlina.
Salì in macchina e dopo aver mantenuto lo sguardo fisso nel vuoto cadde in un pianto profondo, stringendo tra le mani il volante. Era uno di quei pianti liberatori: Giulia era consapevole che ciò che aveva fatto oggi, l'avrebbe dovuto fare molto tempo prima. Allontanarsi proprio dai suoi cari, coloro i quali le volevano molto bene, fu una follia allora ed in quel giorno il rendersene conto la ferì profondamente.

Una leggera pioggerellina iniziò a cadere sul vetro e sul tettino della macchina, quasi a voler interrompere questo suo infinito pianto. Le lacrime scorrevano sul suo volto, come all'esterno le gocce di pioggia lambivano i vetri.
Giulia comprese come fosse stata lei stessa l'autrice di tutto ciò, di tutto quel dolore che prima percepiva come odio. Ed iniziò a percepire un profondo malessere nei suoi stessi confronti. Mise in moto l'automobile e lasciò il parcheggio del cimitero. La prossima tappa serebbe stato il Ponte Marconi.

rain-on-window.jpg
CC0 Creative Commons

Il viaggio proseguì in profondo silenzio: al contrario delle prime sette ore adesso le cuffiette erano abbandonate a loro stesse sul sedile del passeggero. Gli unici suoni percepibili furono la pioggia implacabile ed alcuni colpi di tosse di Giulia. La vettura proseguiva spedita, a velocità costante, quasi come se stesse viaggiando da sola.
Una brusca frenata interruppe la corsa dell'automobile.
Mentre fuori stava ancora piovendo, Giulia prese le cuffie che mise nella tasca del giubbotto e scese dall'auto: sotto la pioggia si avvicinò al ponte. Era un ponte abbandonato, dopo che anni prima la parte centrale era franata a causa di un cedimento. Eri rimasto chiuso e cartelli e transenne ne bloccavano l'accesso a chiunque.
Poco lontano da qui, da bambine, Giulia, Marlene e la sua famiglia andavano a trascorrere le belle giornate primaverili su un prato. Pic-nic, farfalle e torte di mele coloravano le loro giornate insieme. Era il paradiso della loro famiglia, dove niente e nessuno poteva entrare.
Giulia però non si diresse verso il prato, ma arrampicandosi sulle transenne cercò di raggiungere il ponte. Era un area piuttosto abbandonata e l'impresa non fu impossibile. A passo lento si diresse verso il centro del ponte e con una mano prese dalla tasca le sue cuffiette rosa: le indossò e iniziò nuovamente ad ascoltare la musica.

Seguir con gli occhi un airone
Sopra il fiume e poi
Ritrovarsi a volare
E sdraiarsi felice
Sopra l'erba ad ascoltare
Un sottile dispiacere
E di notte passare con lo sguardo
La collina per scoprire
Dove il sole va a dormire
Domandarsi perché
Quando cade la tristezza
In fondo al cuore
Come la neve non fa rumore [...]

Giulia proseguì avanti a passo lento con il capo chino verso il basso: in breve tempo raggiunse il centro del ponte, dove il crollo aveva tranciato di netto parte dell'arcata.
La giovane ragazza guardò di sotto, ma in modo anomalo non fu condizionata dall'altezza che la separava dal bosco sotto di lei.
"Ormai è fatta! Sono arrivata qui! Non posso continuare a scappare." disse fra sè e sè Giulia, la quale prese un profondo respiro e continuò: "Sono vittima del mio stesso egoismo e devo restare da sola. Nessuno rimpiangerà la mia assenza".

giuliaGiuliaGIULIA

continuava a riecheggiare nella sua mente. Chiuse gli occhi e con la pioggia che continuava a scorrere sui suoi capelli ed i suoi abiti, comprese che poco dopo avrebbe raggiunto la pace con se stessa. Forse solo con quel gesto estremo avrebbe coperto i suoi pensieri.

"Giulia.
Fermati!
Ma cosa stai facendo.
Il parco dove andavamo con mamma e papà non è da codesta parte.
Andiamoci insieme. Insieme potremo ricucire un legame solido con quel passato che ci ha fatto amare la nostra famiglia."

Una voce raggiunse Giulia all'orecchio e si voltò. Davanti ai suoi occhi Marlena, anche lei bagnata dalla fitta pioggia, che però sembrava non colpire le due ragazze, le quali rimasero per un attimo immobili, quasi come fossero in una bolla d'aria.

Giulia corse verso Marlena e la abbracciò forte. Le due sorelle erano nuovamente insieme ed ora niente le avrebbe potute separare nuovamente!

Con questo contenuto partecipo al contest indetto da @pawpawpaw.

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Molto intenso ed emozionante.
Grazie per aver partecipato.

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È stato un piacere. Speriamo arrivino altri contenuti!!! Ma ci sono ancora un po'di giorni!

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Ciao @moncia. Ti auguro Many Happy Returns per la competizione.
Ben scritta, facile da seguire e descrittiva al punto giusto... ma ora avró la canzone di Battisti in mente tutto il dí!!! nooooo!!

Ti consiglio di ascoltarla, magari su YouTube: è uno splendido mix di parole e musica. Ma parli/scrivi anche in Italiano?

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