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Gli stereotipi degli Italiani all'estero sono i pluricitati "pizza, mafia, mandolino" e dal mio punto di vista questa è una descrizione goliardica che per noi può calzare a pennello, salvo poi farci pensare come noi popolo italico si sia completamente diversi l'uno dall'altro, regione da regione, su un territorio che avuto una storia ed un passato sempre diverso. Siamo a tutti gli effetti un popolo che essenzialmente facciamo fatica noi stessi ad identificarci in certe cose. Figuriamoci quando sono gli stranieri che cercano di metterci addosso un abito che racconta 1/100 della nostra identità.
Ed allora ho pensato e mi sono documentato su quali siano quesi "simboli" che immediatamente ci fanno pensare al nostro Paese, alla nostra amata Italia.
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LA MOKA
L'aroma del caffè che da decenni accompagna il nostro risveglio è nato un po' per caso. Nel 1933 Alfonso Bialetti stava osservando sua moglie fare il bucato in casa: a quei tempi per lavare i panni si usava la lisciveuse, una sorta di pentola munita di un tubo cavo con la parte superiore forata. L'acqua messa nel recipiente insieme alla biancheria ed al sapone, raggiungendo la bollitura saliva lungo il tubo tubo e ridiscendeva sul bucato sfruttando bene la lisciva, il detersivo dell'epoca. Fu proprio partendo da questo principio che Bialetti sviluppo il prototipo della Moka, composto da una parte che avrebbe svolto il ruolo della caldaia, un imbuto ed un contenitore: il vapore, nella parte bassa a contatto con il fuoco, raggiungeva una pressione sufficientemente alta da forzare gradualmente l'acqua bollente verso l'alto, passando così attraverso la macinatura del caffè, contenuto nella parte superiore del filtro a forma di imbuto, collocato nella parte centrale, facendo poi uscire il caffè liquido nel contenitore sovrastante.
Della caffettiera per il primo anno vengono prodotti solo alcuni esemplari, in modo piuttosto artigianale: è solo nel 1946 che il figlio di Alfonso, Renato, decide di passare ad una produzione industriale. Dal 1933 sono state prodotte circa 300 mila pezzi della Moka, con una media veramente sorprendente. Una curiosità è data dal fatto che il suo nome deriverebbe da una cittadina situata sulle coste dello Yemen: Al Mokha, il primo importante porto commerciale di caffè.
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LA COCCOINA
Il suo odore è inconfondibile: un profumo di mandorla che conquista i bambini italiani fin dalle scuole elementari. La ricetta, che prevede l'impiego di soli ingredienti naturali è rimasta la stessa dal 1927, quando la Coccoina è stata inventata a Voghera (ricordo un bellissimo post scritto da @nicola71 con il supporto di @voghera, proprio sulla coccoina che consiglio vivamente di andare a leggere a chiunque sia interessato a questo simbolo italiano. L'articolo lo si trova cliccando su questo link): destrina di fecola di patate, acqua ed aroma di mandorla. Questi i semplici, ma efficaci ingredienti. Il processo prevede una cottura della pasta in grandi caldaie ed ancora liquida inscatolata e lasciata in maturazione per almeno un mese nei classici barattolini in alluminio con la scritta blu che, insieme all'odore inconfondibile, ne hanno decretato il successo.
LA SETTIMANA ENIGMISTICA
Nel panorama giornalistico è un caso più unico che raro: in 86 anni di vita (il primo numero è uscito sabato 23 gennaio 1932) è stata guidata da soli tre editori. Giorgio Sisini, che l'ha fondata, ne è stato a capo per ben 41 anni, fino al 1972. Fu lui ad avere l'intuizione di creare una rivista dedicata alle parole crociate, nate negli Stati Uniti con il nome di Cross Word Puzzle nel 1913 ed introdotte già da qualche anno in Italia da La Domenica del Corriere: da quel giorno stati pubblicati più di 4500 numeri!
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LA NUTELLA
Nata ad Alba (Piemonte) il 20 aprile del 1964, prende il nome dalla parola inglese nut e dal tedesco nuss, termini che italiani significano nocciola. Gli ingredienti, per legge, sono noti: zucchero, oli vegetali, nocciole (13%), cacao amaro, latte scremato in polvere (5%), lattosio, siero di latte in polvere. Quello che rimane segreto però è la modalità con la quale essi sono miscelati, con cui le nocciole sono tostate e la quantità di olii vegetali aggiunti. Quando uscirono dagli stabilimenti i primi barattoli, la produzione annua era di circa 30 mila quintali l'anno: oggi il totale sfiora i 2 milioni di quintali con un mercato che si estende in tutto il globo. Basti pensare che il consumo di tutti gli stabilimenti Ferrero è di 110 mila tonnellate di nocciole l'anno, pari ad 1/5 della produzione mondiale e che centinaia di tir ogni giorno riversano in fabbrica 140 tonnellate di cacao, 130 di latte, 100 di nocciole. In totale si parla di circa 23 milioni di quintali!!!
IL CALENDARIO DI FRATE INDOVINO
Tutti, prima o poi, ne abbiamo visto uno attaccato alle pareti di casa (di solito nella cucina della nonna). Protagonista ed inventore è Padre Mariangelo, il quale negli anni 40 veniva soprannominato "Frate indovino" dai contadini, grazie alla sua abilità nel prevedere gli eventi climatici ed il tempo in generale. Fu proprio il cappuccino umbro a progettare ed a scrivere di suo pugno, per molti anni, un calendario caratterizzato da un messaggio francescano, che oltre alla "santorale" (la sequela dei giorni con i Santi appropriati e le feste comandate) conteneva informazioni come le previsioni metereologiche, le fasi lunari o i consigli pratici per le massaie ed i contadini. Il successo fu immediato: dai 2 mila esemplari della prima edizione, stampati nel 1945 ed allegati in omaggio con la rivista Voce Serafica, si passò in un solo anno alle 32 mila copie, divenute poi 200 mila già nel 1952.
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L'APE
Ne sono stati venduti più di due milioni di esemplari ed ancora oggi, ad oltre 70 anni dalla sua nascita ( novembre 1948) viene prodotto con grande successo. Ideato come veicolo commerciale economico, che fosse accessibile alla grande massa in un periodo di massima povertà come l'Italia del Dopoguerra, ebbe subito un grande successo. Proprio come nel passato, ancora oggi, nelle piccole province l'Ape viene trasformato in botteghe ambulanti di frutta, verdura o casalinghi. Un'abitudine recuperata recentemente anche nelle grandi città, dove per le strade si incontrano Apecar adibite a bancarelle di vestiti. Il grande boom di questo mezzo lo si è avuto quando la Piaggio ha iniziato ad importarlo anche all'estero: in Thailandia ed in Cina soprattutto; qui in Asia l'Ape viene utilizzato come Tuk-Tuk, risciò motorizzati (e particolarmente rumorosi) amatissimi dai turisti perché riescono ad avere un contatto diretto con l'esterno, diverso da una vettura o un autobus e riescono a destreggiarsi molto bene nel traffico caotico tipico del sud-est asiatico.
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Assolutamente si
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