Il "mio" mondo del lavoro, come stare ad Alcatraz!

in #ita6 years ago

Nella mia vita ho fatto solamente due lavori, praticamente uguali, ma in entrambi mi sono sentita come in una prigione di massima sicurezza. Beato chi riesce a fare il lavoro dei propri sogni e vivere lavorando serenamente, ma non penso siano in molti.
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Ma cominciamo dall'inizio:

Luglio 1998:

Il 10 luglio del 1998 do l'orale alla maturità, 51/60, un po' delusa del punteggio, ma va bhè il mio ciclo di studi di Ragioneria si è concluso.

Settembre 1998:

Vengo subito chiamata da uno studio commercialista nel paese in cui abito, sono entusiasta, ho appena finito la scuola e ho subito trovato un lavoro! Complice forse mio padrino di battesimo, molto amico con questo commercialista, fatto sta che vengo scelta per sostituire una maternità, con possibilità poi di restare a tempo indeterminato.
All'inizio mi sembrava davvero strano, ricevere dei soldi come compenso per quello che facevo, non ero abituata!
Mi piaceva tutto sommato, applicavo ciò che avevo studiato diventando ragioniera, ed ero soddisfatta e felice di saperlo fare.
L'entusiasmo da diciottenne svanì in fretta però, era pesante come lavoro, nonostante fossimo in 6 nello studio, divise tra contabilità semplificata ed ordinaria, le 8 ore al giorno da maggio a fine luglio, dovevano diventare 9 obbligatoriamente, più il sabato mattina. C'erano le dichiarazioni dei redditi da fare e tutto questo straordinario, forzato, era pagato ovviamente in nero. Inoltre sempre testa bassa, era vietato scambiarsi una parola, andare in bagno troppe volte, guai a dimenticarsi di svuotare il cestino della carta la sera prima di andare a casa, ed era anche vietato uscire al termine dell'orario di lavoro, ma ci si doveva fermare almeno 10/15 minuti in più, altrimenti venivi ripreso.
In più il bagno, se così lo vogliamo chiamare, era un piccolissimo stanzino di un metro per un metro posto al centro del cortile esterno, composto da un wc e un mini lavandino. Ovvio che al gelo dell'inverno, uscire con il cappotto per andare nel bagno congelato, non era il massimo della comodità.
L'interno dell'ufficio, altro non era che il piano di sotto della casa dove viveva l'anziana madre ficcanaso del commercialista, quindi eravamo stipate in 6 in una stanzetta di nemmeno 10 mq con scrivanie, stampanti ecc...
D'estate era un forno crematorio, il condizionatore ovviamente non c'era, ma nemmeno si poteva aprire la finestra, perché c'era la collega rompi palle che teneva il maglione di lana sulle spalle anche a luglio, perché se prendeva un filo d'aria, le veniva la cervicale!
Erano arrivati al punto di dirmi anche cosa dovevo o non dovevo fare fuori dal lavoro. Un giorno, ricordo che ero presente comunque, nonostante una tosse terribile che mi faceva compagnia da giorni, ma non potevo mettermi in mutua, c'era troppo da fare. Il titolare stufo di sentirmi tossire senza tregua, mi chiama nel suo studio e mi dice arrabbiato:

Vai a casa! Non ti si può sentir tossire di continuo! Certo se non andassi in piscina, non ti ammaleresti!

Questa frase mi toccò particolarmente, ma cosa si intromette negli affari miei? Sarò libera di frequentare un corso in piscina o qualsiasi altra cosa al di fuori dell'orario di lavoro, senza che sia un suo problema? Certo non mi ero ammalata andando in piscina, forse andare in bagno nel suo cortile, come negli anni '50 e restare con le chiappe al gelo per fare pipì, magari aveva contribuito al mio malanno.
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Marzo 2002:

Ero giovane e alla prima esperienza e certo, non avrei più voluto trascorre altro tempo lì dentro, quindi, quando un'amica mi disse, che persone che conosceva bene cercavano un'impiegata, presi subito la palla al balzo.
Mi chiamarono addirittura per due colloqui, dove addirittura presenziò la cognata commercialista, per valutare la mia preparazione. Si trattava di essere l'unica e sola impiegata in una concessionaria e officina meccanica, con annesso distributore di carburanti. Era una piccola impresa artigiana a conduzione familiare, il padre anziano che aveva aperto l'attività da quasi 50 anni, il figlio diventato meccanico con una decina di anni più di me e la madre casalinga che però controllava tutto, vivevano lì, solo un cortiletto divideva l'attività dalla loro abitazione.
Contratto a tempo indeterminato, un buon stipendio, anche se senza quattordicesima, tanto che rinunciai al preavviso dal commercialista, diedi le dimissioni il venerdì e cominciai a lavorare di qui il lunedì.
Credevo davvero di aver trovato il mio posto, i primi anni trascorsero bene, ero da sola e mi gestivo bene il lavoro, non ho mai commesso errori, ero sempre presente, era come aver trovato dei nonni ed un fratello, mi ero molto affezionata.
Anche con la sorella andavo molto d'accordo, anche se non c'entrava nulla con la ditta, andava all'università e ci frequentavamo un po' anche al di fuori.
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Ero impegnata, di lavoro ne avevo parecchio, dovendo gestire tutto da sola, ma credevo proprio di aver trovato la mia isola felice. Lavoravo dalle 08.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00, avevo un ufficio tutto per me anche se molto vecchio come ambiente e con le sue problematiche, ma fino a che le cose vanno bene, non ti importa molto delle condizioni. La Vigilia di Natale fino a sera ero lì, il 31 dicembre anche e le uniche due settimane di ferie che mi facevano fare erano le due centrali di agosto, non si poteva tenere la radio accesa, non si poteva chiacchierare con i colleghi in officina, non si poteva usare il cellulare, ma mi accontentavo perché mi trattavano bene ed io ricambiavo.

2010:

I primi problemi si sono presentati dopo 6 anni, alla mia prima gravidanza, anche se ho lavorato fino all'ultimo e mi sono sempre resa disponibile durante la maternità, ogni volta che hanno voluto, recandomi in ufficio anche con il bimbo appresso. La mia piena disponibilità non fu molto apprezzata perché i rapporti iniziarono ad incrinarsi, divennero più scontrosi anche perché dovetti chiedere un cambiamento di orario, non potevo più fare dalle 15 alle 19, ma 14/18 dato che il nido alle 18 chiudeva e non avevo nessuno che mi prendesse il bambino.
Iniziai anche io a pretendere di fare almeno tutte le ferie che avevo nell'anno, dato che avevo necessità anche di trascorrere del tempo con mio figlio.

2013:

Seconda gravidanza, sempre molto disponibile, ricordo di aver ricevuto una loro telefonata per lavoro, dal letto d'ospedale, dove avevo partorito da 1 giorno. Ma io c'ero sempre, in questi tanti anni di lavoro, se facevo tre giorni di mutua in un anno erano già tanti, andavo con la febbre, con il virus intestinale, insomma non li ho mai lasciati nella cacca quando era indispensabile la mia presenza.
Il lavoro negli anni è anche molto aumentato, avevano aggiunto il noleggio auto, che gestivo io, la vendita e il ritiro dell'usato, che gestivo io, l'agenzia di pratiche auto, che gestivo sempre io! Ma aumenti di livello o di stipendio per carità! Ho provato a chiedere almeno un aumento se proprio non potevo avere un livello (l'aumento di mansioni prevede anche l'adeguamento dello stipendio), ed ho ottenuto ben 50 euro in più al mese ancora da tassare ovviamente! Come non aver preso nulla, tra un po' guadagnavo di più con gli scatti di anzianità essendo li da ormai più di 10 anni.
Al rientro dopo la maternità la situazione, già precaria, degenerò.
Il figlio, ormai passato lui al comando, mi comunicò che durante la mia assenza, il momento in cui si lavorava di più era proprio nella fascia oraria che andava dalle 18 alle 19, quindi pretendeva che rientrassi ritornando al vecchio orario.
Sapeva benissimo che non potevo, gli asili anche privati alle 18 comunque chiudono, lo diceva apposta perché avrebbe voluto che accettassi un part time, mi propose anche di assumere una baby sitter che alle 18.00 avrebbe preso i bambini all'asilo e tenuti fino alle 19.00 così io potevo restare lì, come voleva lui. Ma siamo impazziti? A parte che decidiamo io e mio marito cosa è meglio per i nostri bambini, non è lui che ci deve dire come fare. Io non ho ceduto, il part time mi avrebbe abbassato di molto lo stipendio, ci andavano 800 euro al mese tra nido e materna! E poi in 12 anni che avevo passato lì, la fascia oraria più tranquilla era proprio dalle 18 alle 19, quindi come potevo credere che in nemmeno un anno di assenza per maternità, la situazione si fosse improvvisamente ribaltata? Io gli volevo andare in contro per quieto vivere, proponendo, nei due giorni in cui mio marito arrivava prima dal lavoro, di restare fino alle 19 come mi chiedeva, ma per i restanti tre giorni della settimana avrei dovuto uscire alle 18.
Non contento di aver ottenuto solo in parte quello che voleva, si preoccupò di un'altra cosa:

Eh ma sai, ora hai due bambini e lo sappiamo tutti che si ammalano spesso da piccoli, quindi la mia paura è che poi tu possa mancare spesso a causa di questo!

Io la palla di vetro non ce l'avevo per sapere se si fossero ammalati e quante volte, però avevo anche mio marito e i miei genitori, che potevano darmi il cambio in caso di lunghe malattie. Inoltre è un diritto prendere dei giorni per eventuali malattie dei figli, lo prevede l'INPS, non me lo invento io.

2014:

L'ultimo anno fu il più brutto in assoluto, dopo tutte le discussioni sul mio rientro, non me ne veniva più fatta passare nessuna, era colpa mia per ogni cosa, da un errore lavorativo non commesso da me a dove parcheggiavo l'auto nel loro cortile. Insomma non andava bene nulla, avevo il terrore di vedere dalla finestra arrivare la madre stronzissima di lui, perché sapevo che come sarebbe entrata in ufficio, mi avrebbe attaccata con motivazioni inesistenti, un giorno mi disse con grande disprezzo:

Ma non te li tengono all'asilo fino alle 19 i bambini?

Ma certo, non considerare che sono lì dalle 07.45 del mattino e passano più ore all'asilo che a casa. Ma perché avrei dovuto andare a prenderli? Potevo far che mettere una tenda in ufficio e portarmeli a casa solo il sabato e la domenica!
Nel frattempo anche il mio titolare aveva avuto due figli, dell'età dei miei e poverini era troppo per loro stare dalle 09.00 alle 11.30 all'asilo perché poi erano stanchi, ma i miei che ci stavano 10 ore no, avrebbero dovuto restare ancora un ora in più!
Ogni giorno il mio malessere aumentava sempre di più, come arrivavo a metà strada recandomi lì iniziava a salirmi l'ansia, mi veniva mal di stomaco, stavo davvero male.
D'inverno avevano apposta iniziato ad accendermi la stufa nell'ufficio alle 08.00 quando arrivavo e mi trovavo a 12 gradi che raggiungevano circa i 18 verso le 12.00, quando ormai era ora di uscire. Nella pausa chiedevo che restasse accesa perché potesse mantenere anche solo quel poco tepore raggiunto, invece no, non c'era nessuno in ufficio era uno spreco, andava spenta, così al pomeriggio tornavo nel mio igloo. Credetemi fare un lavoro sedentario d'ufficio a quelle temperature era davvero terribile, tenevo la giacca addosso, ma non riuscivo a scaldarmi stando ferma, in più la finestra al mio fianco produceva spifferi a non finire.

2015:

D'estate il contrario, il condizionatore costava, quindi perché metterlo? L'ultima estate lavorata lì, mi trovavo al quarto mese della mia terza gravidanza, ero stanca, affaticata, altri due figli da seguire, mal di testa per la pressione bassa e mi tenevano a 33 gradi in ufficio.
Non ne potevo davvero più, più volte ho chiesto la cortesia di spostarmi nella vetrina, unico luogo dotato di aria condizionata, dato che era diventato l'ufficio della sorella diventata avvocato, ma no guai! Si inventavano che sarebbe servito a lei, invece restava vuoto tutto il giorno.
Questa è vera disumanità, essere ripagata così dopo quasi 14 anni di lavoro, dove ho sempre dato me stessa, la mia unica colpa era stata quella di aver avuto dei figli? Probabilmente si.
Il mio ginecologo mi diede la maternità anticipata, non potevo lavorare in quelle condizioni, lo avvertii che non mi sentivo bene, ma per non lasciarli nella M fino al collo, gli dissi che avrei lavorato ancora l'intera settimana, per fargli tutto ciò che potevo ancora fare, ma che poi avrei iniziato a stare a casa. La madre sempre più cattiva, per nulla preoccupata della mia salute e di quella del figlio che aspettavo, mi disse:

Eh certo che ci lasci proprio nei casini standotene a casa! Il lavoro è importante è la prima cosa!

Le risposi:

Eh no, mi dispiace molto, ma la mia salute e di mio figlio, vengono prima di ogni altra cosa!

I problemi non finirono qui, io non sapevo che una volta che il ginecologo ti redige il foglio di richiesta di maternità anticipata, anche se non l'hai ancora consegnato all'ASL di competenza, sei automaticamente in maternità, perché l'INPS la farà partire dal giorno dichiarato dal ginecologo.
Il mio datore di lavoro anche non ne era al corrente, ma avrebbe dovuto saperlo, pertanto lavorai una settimana in più, gli dissi che non importava, quei 4 giorni lavorati in più, nel momento in cui sarei dovuta rientrare, li avremmo sistemati come abbiamo fatto in altre occasioni. Troppo semplice sarebbe stato, lui voleva segnare quei giorni come lavorati anche se non poteva e pretendeva che io scrivessi una dichiarazione, dove dichiaravo che ero rimasta dei giorni in più al lavoro, consapevole di non poterlo fare. Praticamente dovevo dichiarare il falso, non ci pensavo neanche.
Non ho mai capito la sua cocciutaggine in questo episodio, con una sorella avvocato, possibile che non si rendesse conto che segnare la mia presenza al lavoro durante la maternità, poteva farlo rischiare penalmente?
Io all'epoca contattai l'Ispettorato del Lavoro ed un'amica avvocato del lavoro e mi confermarono che io ero a posto, l'unico a rischiare era lui.
La sua referente delle buste paga mi contattò un paio di volte con tono minaccioso, continuando a chiedere la dichiarazione. Io, per evitare problemi, mi aprii un indirizzo mail di posta certificata, in modo che ogni nostra conversazione e scambio di documenti, in un futuro, avesse avuto un valore. Gli inviai la dichiarazione, ma con scritta la verità, cioè che inconsapevoli entrambi del fatto che la maternità anticipata sarebbe subito partita, avevo lavorato 4 giorni in più.
Da allora non si fece più vivo, ogni comunicazione e le buste paga mi arrivavano via pec e all'improvviso aveva anche iniziato a darmi del "lei", ridicolo.

Ma tutto questo è finito, ad ottobre 2016, invece di rientrare dalla maternità mi sono licenziata, ho scelto di stare con i miei tre figli, di fare la mamma a tempo pieno per il momento, poi chissà. A malincuore ho rinunciato ad un posto fisso, raro al giorno d'oggi, ma non avrei più potuto sostenere una situazione del genere ed organizzarmi con gli orari di nido, materna ed elementari.

Diciamo che questo è un riassunto dei punti più salienti, raccontare anni di umiliazioni e maltrattamenti non è semplice in "poche" righe, ma credo di avervi fatto capire, a grandi linee, la situazione e il mio stato d'animo.
In Italia purtroppo ci si lamenta molto perché si fanno pochi figli, ma se questi sono i trattamenti ricevuti sui posti di lavoro quando ne hai, allora ci credo che prima di farli ci si pensa mille volte.

Sort:  

L'Italia non è ancora pronta ad accogliere le mamme nel mondo del lavoro. Anzi, proporrei un "reddito mamma" proprio perché lo considero come un vero e proprio lavoro a tempo pieno.

Grazie e' molto bello quello ke hai detto, ti posso assicurare che e' un vero lavoro che inizia alle 6.15 di tutti i giorni, portare in scuole diverse avanti e indietro, minimo 2 lavatrici al giorno, stendi e stira e pulisci e fai la spesa e cucina x 5. Non mi siedo mai x un po' di relax ma l'ho scelto e sono contenta cosi.

Ma appunto. È un lavoro a tutti gli effetti sia a livello educativo che professionale. La Mamma "tradizionale " (te go a sottolineare) cresce i bambini insieme al papà, ma è la Mamma che fa il vero lavoro duro, non la figura maschile tranne che in alcune eccezioni ovviamente è come tale deve essere trattata, ovvero come una figura professionale

Grazie ancora mi fa davvero piacere la tua visione sull'argomento. Essere ben presenti entrambi però (mamma e papà) è fondamentale.

appunto. MAMMA E PAPA'.

Che angoscia! Anche io ne ho passate tante, ma è innegabile che voi donne siete ancora di più svantaggiate. Il mondo del lavoro sta diventando una jungla!

Hai centrato in pieno lo stato d'animo permanente che avevo, l'angoscia. Mi sispiace che hai passato anche tu brutti momenti. Grazie x aver letto.

Eheheh ti capisco , bel post brava

Ti ringrazio davvero molto.

Hai fatto la scelta migliore che potevi fare, per te e per i tuoi figli! Purtroppo alcuni di lavoro sono pronti a darti una pacca sulla spalla (si quella te la danno, la gratifica invece....) finché si fanno straordinari e non si chiede niente, si rinuncia alle vacanze, si va al lavoro malati.... non ci si preoccupa della famiglia e della salute! Poi magari loro sono quelli che "oggi ero dal dottore per un controllo, non si sa mai"; "oggi ero dal fisioterapista per un massaggio, sai faccio sport"; "oggi ero dal podologo, ho letto su novella 2000 che massaggiare i piedi migliora la postura". Quando si comincia a parlare di diritti, la situazione si incrina inevitabilmente. Personalmente quello che ho imparato è che più di una pacca sulla spalla non si ottiene, quindi come viene pretesa professionalità (ed è giusto dare un servizio professionale) è giusto pretendere il rispetto delle norme anche da parte dei datori, in modo professionale. La paga è un modo per remunerare il lavoro che facciamo, non un regalo. Certo non è facile perché purtroppo chi ha una famiglia e un lavoro, lo vuole tenere stretto....

Ti ringrazio molto Certo non è stata una scelta facile e' stata molto ponderata però è stata anche inevitabile. Al momento sono molto contenta comunque della scelta che ho fatto anche se all'inizio l'idea di perdere un posto fisso mi preoccupava davvero molto mio marito il posto fisso ce l'ha e per il momento va bene così non ci manca nulla Lo stesso anche se io non lavoro e abbiamo tre figli. Purtroppo hai ragione tutto quello che hai detto è molto vero è così sono molto bravi a pretendere però a non dare mai nulla in cambio. Secondo me sono davvero rari quelli che lo fanno credo

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