11. Controcorrente (parte prima)steemCreated with Sketch.

in #ita6 years ago (edited)

«Nessuna delle due.»
Un'ombra di sospetto si insinuò nello sguardo di Ingolf.
Margareth aveva appena servito delle tartine realizzate con formaggi e confetture provenienti dalle Verdi Colline; erano cibi rari e squisiti lungo la costa, delizie riservate ai più abbienti.
«Cosa significa nessuna delle due...»
Il bisbiglio di Ingolf si disperse nel chiacchiericcio degli invitati, Bastian e i suoi genitori. Adamant li ascoltava pazientemente sorseggiando vino da una coppa di porcellana, il bel viso avvolto dalla luce del salone, dove le finestre erano state spalancate per accogliere il primo alito di primavera.
L'Ammiraglio osservava la situazione appollaiato su un davanzale, dondolando pensosamente la coda.
Erano venuti per Ilharess, la fanciulla salvata due volte, ma nessuno eccetto suo padre sembrò darle peso in quel frangente.

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

«Mi dispiace, ma non me la sento», gli disse. «Non trascorrerò i prossimi cinquant'anni in raccoglimento e contemplazione. Che il Signore delle Acque mi perdoni, ma non ne ho la forza.»
Ingolf sogghignò: «Su questo non posso proprio darti torto. Sai come la penso sugli Dei: finché non ci diranno chiaro e tondo cosa vogliono, una vita dedicata ad essi è una vita gettata alle ortiche, per quanto mi riguarda», borbottò, per poi svuotare il suo boccale di birra senza troppi complimenti.
«In quanto ai matrimoni, è troppo presto per prendere una decisione. Non so se e quando sarò pronta a farlo, ma di sicuro non lo sono adesso.»
Allora suo padre le venne incontro, e il suo braccio nerboruto le circondò le spalle: «Eri malata e ti abbiamo dato tempo, come era giusto che fosse; ora niente più capricci, però. Goditi il pranzo in tuo onore, e comportati da donna adulta quale sei. Ci aspettiamo tutti una risposta nei prossimi giorni.»
Ingolf le consegnò una pacca sulla schiena e si unì al capannello dei commensali, come se niente fosse.
Quell'indifferenza la spiazzò: si era preparata ad affrontare una sfuriata, ripassando mentalmente ogni argomento a suo favore, ogni possibile risposta alle rimostranze dei familiari. Non aveva previsto che si sarebbero limitati a far finta di nulla. Tale era la forza delle consuetudini, in quella società antichissima, da non necessitare nemmeno di imporsi in qualche modo: gli abitanti di Porto dei Cigni avevano semplicemente smesso di immaginare un'alternativa, e qualunque posizione non rispecchiasse i loro canoni era solo una stranezza da liquidare con una scrollata di spalle.
Ilharess sentì venir meno tutto il suo coraggio, e dubitò di se stessa: forse in fondo era ancora una bambina, si disse, e avrebbe imparato col tempo ad accettare tutto quanto le veniva imposto. A goderne, persino.
Tutti attorno a lei sembravano felici di quel che avevano, del resto; le regole che governavano le loro vite avevano preservato la città per migliaia di anni. Qualcosa doveva pur significare. Chi era lei, per mettersi a remare controcorrente?
«Vado a cercare la mamma», mentì, e uscì sul terrazzo in compagnia di un calice di vino.

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Rimasta sola, provò per l'ennesima volta a immaginarsi tra le braccia di Bastian.
Le sue mani sulla pelle, le insidie del parto, i pargoli da educare, le tovaglie da rammendare e qualunque altro pensiero non facevano che evocare in lei terrore o sconforto; ciononostante, era quasi sul punto di accettare il suo destino. Il mondo in cui era cresciuta era stato costruito sui sacrifici delle persone: che ne sarebbe stato se tutti avessero ragionato come lei? I sarti avrebbero smesso di confezionare abiti, pur di non bruciarsi gli occhi; le fanciulle si sarebbero sottratte ai loro pretendenti per salvaguardare la loro libertà, i potenti si sarebbero rinchiusi nei loro palazzi per sfuggire alle responsabilità.
Nell'arco di un paio di generazioni, probabilmente, i superstiti avrebbero camminato tra rovine invase dai rampicanti, nudi e selvaggi, e il caos avrebbe inghiottito ogni cosa.
Avrebbe dovuto imparare a sacrificarsi come gli altri, a dare l'esempio affinché il mondo continuasse: lo sapeva, eppure non ne aveva il coraggio.
Aveva sentito dire che vini e liquori potevano essere d'aiuto, così vuotò il suo calice in un sol sorso prima di rifare il suo ingresso.
Si mosse con circospezione lungo il pavimento di marmo, fino a scegliere un punto sufficientemente sgombro; quindi distese il braccio e lasciò cadere il bicchiere, mandandolo in frantumi.
Tutti si voltarono allarmati.
«Ora ho la vostra attenzione? Sì? Molto bene.»
«Si può sapere che ti prende, figlia?», sbottò Ingolf; «È troppo chiedere un briciolo di decoro?»
«Ripulirò tutto, padre», promise Ilharess; «prima però dovrete ascoltare quanto ho da dire. Una donna adulta va sempre ascoltata: non si può essere adulti solo quando fa comodo a voi.»

Adamant la osservava rapito.
Ingolf fece per controbattere, ma venne anticipato da Bastian: «È giusto!», esclamò il giovane, desideroso di mettersi in buona luce. «È la tua festa, e non avremmo dovuto trascurarti. Parla dunque!»
Ilharess colse la palla al balzo: «Vogliono farci sposare, Bastian. Ne sei al corrente?»
Bastian restò interdetto e cercò i genitori con lo sguardo: entrambi celarono l'imbarazzo dietro un sorriso di circostanza. «Cre-credo di sì», balbettò, «devo aver sentito qualcosa, sì. Qualcosa del genere...»
«Mi dispiace, ma io non acconsento. Ti rispetto, ti sono amica e sarò sempre dalla tua parte: è ciò che provo per chiunque in questa città, e non credo sia abbastanza. Non se ne fa nulla.»
«Donne», esclamò Ingolf, coprendosi il viso con la mano, «chi le ha inventate?!»
Al povero Bastian parve crollare il mondo addosso. «Ma ma... ci conosciamo appena», riuscì a malapena a mormorare. Atterrita, sua madre gli fu subito accanto; suo padre, invece, si avvicinò cautamente a Ilharess.
«Sei confusa e spaventata», la corresse gentilmente, «e questo è assolutamente naturale. Tutto quello che ti chiedo è di darci una possibilità, prima di formulare giudizi affrettati.»
«È proprio qui che vi sbagliate, mastro Bastofer», fu la sua risposta, «perché in questi giorni ho saputo tutto quanto c'era da sapere sul vostro conto: sono stata in punto di morte, e nessuno di voi ha pensato di farmi visita. Sarò giovane e confusa, ma sono abbastanza sicura che la parola "unione" non sottintenda lo scomparire alle prime difficoltà.»
Bastofer assunse un'aria severa, ma Ilharess non si lasciò intimorire: il vino aveva ormai sortito il suo effetto. «Temevate forse un contagio, mio signore?», rincarò, «O forse eravate già alla ricerca di una candidata più promettente? Mi permetterei di suggerirvi la seconda ipotesi, giacché la malattia non era contagiosa, ma potrebbe avermi resa sterile per quanto ne sappiamo.»
«Sarei voluto venire!», protestò Bastian, «Avrei voluto essere al tuo fianco, ma non me lo permettevano, così ti ho mandato dei fiori...»
«Le rose appassiscono», tagliò corto Ilharess, «e chi non è disposto a battersi per le persone amate, appassisce anch'egli.»
«Io non ti riconosco più.» Ingolf si lasciò cadere su una sedia, allibito. «Qualcuno mi dica che è uno scherzo, per favore. Qualcuno mi dica che tra un paio di pinte riavrò indietro mia figlia.» Spalancò le braccia e si rivolse a Bastofer: «Non so proprio come scusarmi. Giuro che fino a tre minuti fa era la più ragionevole delle creature.»

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

A quelle parole Ilharess avvertì un nodo alla gola. L'emozione prese il sopravvento; la voce vacillò e gli occhi le si inumidirono mentre si rivolgeva al padre: «So di deluderti, e mi si spezza il cuore per questo. Nessuno merita rispetto più di te! Ma è proprio per l'amore che ci lega che non posso mentirti, men che meno in un momento così importante. Se ti mentissi ora, mi sentirei colpevole per il resto della mia vita.»
«Invece se c'è un momento per mentire è precisamente questo!», esplose Ingolf a denti stretti, sbattendo il palmo sul tavolo.
«Ci hai preso per dei dementi, per caso?! Sappiamo tutti che la maggior parte dei ventenni non vorrebbe mai arruolarsi, sposarsi né prendere i voti, ma se siamo tutti qui, se abbiamo un posto decente in cui vivere è perché ci siamo dati delle stramaledette leggi. Sono le leggi che fanno la differenza tra un principato e un covo di pirati, nel caso ti fosse sfuggito.»
«Avete tutti rinunciato a qualcosa, lo so. Chi ai propri sogni, chi alle proprie ricchezze, qualcuno persino alla felicità. Io non sono disposta a rinunciare a nulla; non ancora, perlomeno. Qui sta la differenza tra noi, e non pretendo che questa mancanza mi venga perdonata: so di essere in fallo, e se d'ora in avanti non mi riterrete più alla vostra altezza sarà per colpa mia. Io per prima avrei voluto evitare a me e a voi tutto questo; avrei voluto essere come le altre», singhiozzò, «ma più ci provo e più mi sento morire. Più cerco di prepararmi alla mia nuova vita e più mi tormenta il desiderio insopprimibile di andarmene.»
Bastian e i suoi avevano smesso di parlottare, e la guardavano scandalizzati. Adamant si era mosso in silenzio, e ora dominava la scena dal centro del salone, l'espressione del tutto indecifrabile.
Ilharess riprese fiato e tirò su col naso. Sentì le guance tingersi di porpora mentre Ingolf la guardava come se avesse di fronte la morte: era lo stesso sguardo che aveva visto dopo essere stata tratta in salvo da bambina, e mentre giaceva moribonda pochi giorni addietro.
«Tu non capisci», sibilò. «Non diventerò un altro Dairon, è meglio che te lo tolga immediatamente dalla testa. Non diventerai un'altra poco di buono come tua cugina Elayne: piuttosto ti rinchiudo in una stiva, ragazzina, puoi giurarci.»
«Non ho nessuna intenzione di mettermi nei guai, padre! Possibile che tu non riesca a capire? Non voglio pericoli né disavventure, e temo più di tutti voi una vita di eccessi. Ho solamente bisogno di conoscere la ragione di questa inquietudine; di conoscere me stessa e il mondo che ci circonda.»
Ingolf piegò la testa all'indietro e sbuffò con forza, le spalle contratte, la mano menomata stretta in un pugno deforme.
«Sai qual è il bello?», mormorò, guardandola minacciosamente. «Alla fine di questa buffonata, ci sarà ancora qualcuno disposto a dire che non mi assomigli per niente.»
Era la cosa più simile a un che Ilharess potesse augurarsi.

«Non sarà per sempre», si affrettò a blandirlo, «solo un periodo di riflessione, e saprò come rendermi utile nel frattempo. Potrò cercarti nuovi soci in affari, e chiedere notizie di Elayne nei luoghi che attraverserò: c'è la possibilità che qualcuno ricordi quelle sue buffe pettinature. Potrei continuare gli studi, persino...»
A quel punto Bastofer non si trattenne: «Soci in affari! Rinnegare le nostre tradizioni più sacre non è abbastanza, dunque; vorresti anche insegnarci il nostro mestiere!»
Ingolf non rispose e si riempì un altro boccale.
Allora Ilharess si rivolse agli ospiti: «Credo di averlo già detto, ma sono profondamente e sinceramente dispiaciuta. Vorrei fare le mie scuse a voi tutti», disse con gentilezza, sollevando timidamente un vassoio colmo di tartine; «vi prego», offrì dolcemente.
«Stuzzichini.» Bastian le si avvicinò, tremante di rabbia. «Riesci a pensare anche al cibo, dopo avermi trattato come un PEZZENTE», tuonò, lasciando partire un manrovescio. Il vassoio le volò via dalle mani e andò a schiantarsi a terra, facendo sollevare di scatto l'Ammiraglio.
Agile come un levriero, Adamant disegnò due falcate andando a frapporsi tra i due. «Che nessuno la tocchi», scandì lentamente, con voce secca e profonda, svettando sui presenti in tutta la sua statura. «Qualunque cosa abbia fatto», avvertì, «nessuno la toccherà. Nessuno violerà l'ospitalità di queste mura», disse voltando lo sguardo su Ingolf, che era balzato in piedi a sua volta. «Vale per tutti
Margareth si affacciò preoccupata dalla cucina.
Le parole di Adamant parvero sedare gli animi: tutti diressero lo sguardo altrove, eccetto Ilharess, che si soffermò a osservare il fratellastro. Lo spadaccino dagli occhi tristi aveva la stazza e l'autorevolezza di un principe; si diceva che il suo defunto padre discendesse dagli antichi Uomini dell'Ovest.
Quando Adamant era al suo fianco, nulla poteva spaventarla.
L'Ammiraglio balzò giù dal davanzale, e mosse con cautela verso le cibarie sparpagliate sul pavimento. Calíma sgusciò improvvisamente da dietro una colonna, intercettandolo prima che potesse avventurarsi sui frammenti di vetro.
La famiglia di Bastian le sfilò davanti mentre tratteneva il gatto tra le braccia, cercando di tranquillizzarlo.
La dama vestita di bianco li guardò andar via; anche dopo che le loro lamentele si furono mescolate ai rumori della strada, rimase a fissare la porta di casa, imitata dall'Ammiraglio.
Dopo un silenzio che sembrò lunghissimo, si rivolse al marito e ai figli: «Grandi cambiamenti ci attendono tutti», disse a bassa voce; «non sappiamo quanto siano frutto delle nostre scelte, e quanto invece di un destino più grande. Non sappiamo neanche se porteranno gioia, dolore o entrambe le cose.»
Avvicinandosi a Ilharess, la guardò con costernazione.
«Sappiamo solo che la nostra vita non è più la stessa», disse sfiorandole la guancia.

(Continua...)

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