Il cane che pensa – L'autocontrollo

in #ita5 years ago (edited)

In questo post voglio fare una digressione dai fondamentali concetti legati alla leadership, parlandovi dell’autocontrollo, di cui ho accennato qui: https://steemit.com/ita/@menebach/perche-il-tuo-cane-non-ti-ascolta-la-leadership-ii

Abbiamo detto che:

“Autocontrollo” significa che il cane impara che per ottenere certi vantaggi (per esempio: mangiare) è di gran lunga meglio che mantenga un comportamento di calma (per esempio: stare seduto e attendere che la ciotola sia messa a terra e che mi venga dato un comando).

Quindi specifichiamo che con questo termine non si parla di un pensiero astratto (il cane non può fare pensieri complessi) ma di una costruzione di un comportamento, tramite il solito schema rinforzo/punizione, che insegna al cane quali siano i comportamenti premiati (desiderati) e quelli invece non premiati (indesiderati).

Insegnare al vostro cane l’autocontrollo apporta molti vantaggi, soprattutto quello di comunicare al cane che prima di fare qualsiasi cosa è bene che vi guardi e attenda da voi un’indicazione.

Come impostare l’autocontrollo? Esempi.

L’idea generale è che se il cane sta fermo, il premio si avvicina. Se si muove, il premio si allontana.

Faccio degli esempi per rendere chiaro il concetto.
Parto proprio da quello della ciotola col cibo: riempite la ciotola con la porzione di cibo prevista, e tenetela in mano. Probabilmente il cane sarà già attorno a voi, magari saltellando o addirittura abbaiando.
Giratevi verso di lui e, senza alcun gesto né parola, attendete. Prima o poi (dipende dal cane e da diversi fattori del momento) il cane non troverà vantaggio a continuare e si “calmerà”. Il concetto di calma, in questo caso, è molto personale.
Io, ad esempio, richiedo ai miei cani che stiano seduti e fermi. A qualcuno può bastare che il cane non salti o non si agiti, quindi magari che stia pure in piedi sulle quattro zampe e nulla più. La cosa importante è che cambi atteggiamento, nel tentativo di capire cosa può far abbassare quella dannata ciotola! :D

NOTA IMPORTANTE: come in ogni processo di apprendimento, bisogna essere da subito il più chiari possibile. All’inizio quindi ci basterà che il cane smetta di proporre comportamenti indesiderati per uno o due secondi, non di più, e si premia (come spiego tra poco). Col tempo potrete richiedere tempi progressivamente più lunghi.

Non appena il cane si è calmato (vedi nota sopra) cominciamo – lentamente! – ad abbassare la ciotola.
Il nostro punto di arrivo è poggiarla a terra e POI indicare al cane che potrà andare a mangiare.
Se il cane si muove verso la ciotola in qualunque momento, noi allo stesso modo torniamo alla posizione iniziale (alti e con la ciotola in mano davanti a noi). Potremo ripeterlo anche numerose volte, col tempo vedrete che il cane si abituerà, fino al punto in cui ogni volta che avrete la ciotola lui immediatamente e da solo si metterà in stato di calma (seduto, o semplicemente fermo).
Questo è un lavoro all’apparenza banale ma che può diventare fondamentale nel tempo.

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Compreso il principio base, che spero di avere espresso con chiarezza (casomai non esitate a chiedere!), si potrà applicare lo schema a qualunque risorsa, ad esempio alla calma quando avete in mano un gioco.

Un altro uso utile è quello relativo al fiondarsi del cane fuori dalle porte, o dalla portiera dell’auto, abitudine che diventa da ridicola – con la signora che apre la portiera di pochi centimetri e si contorce all’interno per bloccare il cane e tentare di mettergli il guinzaglio – al pericoloso, col cane che si lancia fuori dall’auto in qualunque punto ci si sia parcheggiati.

Il procedimento è quindi simile al lavoro sulla ciotola: mano sulla maniglia della portiera, se il cane di agita o prova a spingere si allontana la mano. Progressivamente si apre un appena la portiera, appena il cane si muove verso l’apertura si richiude subito la portiera… e così via.

PERCHE’ LENTAMENTE? Nel post dico di fare qualsiasi lavoro sull’autocontrollo lentamente: abbassare la ciotola lentamente, aprire porta di casa o portiera lentamente. Questo perché il cane è un animale dinamico, e cioè subisce particolarmente lo stimolo del movimento (per sua natura, per predazione, ecc.). Effettuare dei movimenti repentini è il modo migliore per “attivare” il cane, e quindi spingerlo a muoversi. Sarà invece il ritorno allo stato iniziale (ad esempio tornare dritti in piedi ciotola in mano) ad essere repentino nel caso che il cane si muova, perché in quel caso funge da “punizione”, che deve essere chiara.

Secondo step: Parola di sgancio.

Un lavoro utilissimo da collegare all’autocontrollo è l’inserimento della cosiddetta parola (o comando) di sgancio.
E cioè un comando che dica al cane, dopo un comportamento di controllo (ad esempio la richiesta di un “resta”) o di autocontrollo, che è giunto il momento di muoversi verso ciò che desidera (il cibo, il gioco, l’esterno di una porta o di un’auto, e così via).
La parola di sgancio può essere, ovviamente, qualunque (“ok”, “vai”, “banana”…), l’importante è che sia chiara e sempre la stessa, e che voglia dire sempre la stessa cosa.

I vantaggi estesi di questo comando vi saranno molto più chiari col tempo, ma credetemi: oltre l’utilità, potrebbe anche essere un salvavita.

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Quando e come inserire la parola di sgancio?
Una volta che un lavoro di autocontrollo giunge al punto in cui il cane non si muove nemmeno quando lo stimolo è arrivato al punto massimo (seguendo gli esempi utilizzati: quando la ciotola è poggiata a terra, quando la portiera dell’auto è spalancata) potrete esclamare con atteggiamento gioioso ed energico il comando.
Come abbiamo ormai imparato, all’inizio faremo durare l’attesa del cane uno o due secondi, e poi subito comando di sgancio e, se necessario, un invito anche fisico (esistono cani che potrebbero avere risposte più morbide e quindi necessitano di più incitamento).
Da parte mia, prima di “sganciare” il cane, quando ho la certezza che lui rimane fermo per un tempo ragionevole (e che quindi ha capito cosa mi aspetto da lui), attendo che mi guardi negli occhi, per creare ancora di più una connessione, rivolta a costruire una maggiore leadership, fiducia e controllo.

Questo esercizio, fondamentale, è già facile da fare per il cucciolo arrivato a casa da poco, che impara così il controllo e ad avere come riferimento il proprietario. Il tutto tra l’altro viene costruito utilizzando il pasto in “modalità lavoro”, che stanca e appaga il cane e che crea tempo di qualità tra proprietario e cane.
Ricordate che se passate in modo corretto e sereno delle competenze al cane, oltre a quanto detto, avrete nel tempo un cane che “impara ad imparare”, quindi sempre più pronto e veloce nell’apprendere nuovi comportamenti, con maggiore autostima e interesse nel seguire in modo convinto e gioioso le indicazioni del suo fantastico proprietario 😊

(nelle foto, dell'autore: in alto, Mud con la sua solita espressione intelligente; in basso: Ginger, Akira e Mud in 'resta' per lo shooting natalizio).

Sort:  

La mia visione invece è diversa dalla tua. Ok la disciplina va bene, ma fino ad un certo punto e con una logica. Nel caso specifico se il cane saltella eccetera è perché è felice, in pratica stiamo reprimendo il suo essere felice. Vedo in giro che ci sono altre strade che tengono conto anche dell'IO del cane, del suo stato d'animo. Non ho un cane ora ma un gatto e anche lui inizialmente era indisciplinato, ma senza mai violare la sua autonomia, senza mai sgridarlo si è adattato all'ambiente e i ritmi familiari tra l'altro in tempi sorprendentemente brevi, qualche settimana e non stiamo parlando di un cucciolo ma un gatto adulto.

Tosolini, ti ringrazio del commento. Se tu hai competenze cinofile, o di etologia, allora possiamo parlarne. Altrimenti, perdonami!, non è un discorso di visioni o pareri, e non stanno su uno stesso piano. Scusami la schiettezza. Il cane che saltella non è "felice", è eccitato: non commettere il più comune degli errori, quello di leggere il cane come se ragionasse da uomo. L'io del cane di cui parli non lo puoi curare nel migliore dei modi se non passi dalla primaria comprensione dei meccanismi mentali ed emotivi. Le strade di cui parli si chiamano "scuola gentilista", con cui a volte sono d'accordo e a volte no: l'autocontrollo é ampiamente condiviso da qualunque approccio cinofilo, anche da queste. Alla prossima!

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Ps. Autocontrollo non fa rima con disciplina.

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Finalmente delle istruzioni chiare e facilmente applicabili. Noi diciamo che siamo a metà strada, ma credo che possiamo ottenere qualche buon risultato anche se i nostri cani sono adulti. Grazie!

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Mi fa piacere. Ho sempre il dubbio che queste cose pratiche siano difficili da spiegare a parole, più semplici a vedersi. Anzi, quasi quasi prima o poi faccio qualche video... :)

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Hai spiegato tutti i concetti davvero bene, in modo semplice e chiaro.Addestrare un cane e come dici tu che impara ad imparare non è una cosa semplice in quanto richiede tanto tempo e sopratutto tanta pazienza.Bravo

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