GUERRA

Riflessioni e alcuni cenni storici riguardanti un termine che accompagna da sempre il corso delle civiltà.

Una parola dal tremendo significato che ha smosso, che smuove tutt'ora e che smuoverà le coscienze di ogni Essere Umano

La gente ha paura, è terrorizzata da quella inquietante ombra, che si muove nell'oscurità fin dai tempi più remoti, chiamata guerra.
Una sorta di morbosa sensazione di precarietà che pervade il nostro quotidiano, alimentata da una sequenza esponenziale di atti di terrore che porta morte, danni, disperazione in un gioco al massacro fuori controllo, in un Mondo che perde le sue certezze, si scopre fragile come un vaso di porcellana e che va avanti, in un sempre più incerto futuro.

La guerra è, di per sé, un'arma feroce quanto efficace, violenta quanto spettacolare, criminale e al tempo stesso politica.
A volte pare rappresentare l'unica soluzione per difendere diritti e valori che sarebbero di per sé nobili e condivisibili, ma delegittimata dal fatto che spara nel mucchio a spregio della Vita, valore supremo del nostro esistere.
Il fenomeno guerra pare innato nell'essere umano, lo accompagna fin dalle origini, dal semplice litigare per un boccone di pane, per un pezzo di terra, per la libertà di pensiero e parola, per un amore irraggiungibile o per qualche pregiudizio incolmabile.

A pensarci bene la guerra non è soltanto quella delle bombe o dei carri armati, è anche istinto di odio che cresce e si nutre della rabbia umana. Il principio stesso che fa litigare i singoli è figlio dello stesso odio che violenta la quiete dei popoli e conduce ad atti inutili, che si protraggono nel tempo, spesso irrefrenabili in tutto lo scorrere dei secoli.
La guerra si è consolidata a livello globale con il secolo appena trascorso, in un crescendo di intensità e violenza, in un moltiplicarsi di focolai che vanno interessando diverse aree del Mondo, in un intreccio politico-finanziario senza precedenti.

Una delle prove lampanti che ci dà la storia recente è l'attentato dell'11 settembre 2001, dove, nelle Twin Towers, morirono migliaia di persone di oltre cinquanta nazionalità.
Un atto senza precedenti, teso a colpire oltre che gli Stati Uniti d'America, l'Occidente intero, nei punti nevralgici del potere, da quello economico delle Torri gemelle, a quello militare del Pentagono e politico, anche se mancato, sulla Casa Bianca.
Una strategia imponente per mezzi, organizzazione e obiettivi neutralizzati, che ha scosso il Mondo e ha fatto emergere un'enorme spaccatura, misto a povertà, odio, ingiustizia e rancori, e che come un lancia ha trafitto le certezze sui rapporti tra Occidente e Oriente.

La risposta a tale attacco venne rappresentata dalla guerra al terrorismo e alla conquista di Baghdad e Bassora, presunte capitali di Saddam Hussein.
Guerre appunto come quella dell'Iraq che hanno messo faccia a faccia il mondo Occidentale a quello Orientale, contornate da migliaia di vittime, intrise di vendetta che avrebbero assicurato al Mondo globale un futuro di tensioni e paura.

Per combattere la guerra occorrerebbe, o sarebbe occorso, far germogliare una tolleranza che avrebbe potuto avvicinare i popoli, le loro culture, le loro credenze, i loro valori, i loro stili di vita verso la ricerca di una vita e convivenza serena, come si dovrebbe non solo sognare.
In un Mondo multiculturale che si scopre invece, in realtà sempre più piccolo, bisognerebbe fermarsi e, ad uno ad uno guardarsi nello specchio e chiedersi perché si è lottato, si lotta e si lotterà per allungare la propria vita invece che fare così poco per allargarla.

fonte immagini pixabay.com