Pillole di lavoro

in #ita7 years ago (edited)

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Vorrei parlare di lavoro. E già l'argomento è complesso.

Quindi eviterò di prenderlo di petto. Lo lavorerò ai fianchi, e gli dedicherò un piccolo poema pop.

Partiamo dalla sedimentazione delle esperienze linguistiche sul lavoro....(PAURA, EH????)

Tranquilli, intendo le frasi fatte, le espressioni di mamma, gli improperi del vicino, le chiacchiere del bar, le strofe delle peggiori canzoni dei peggiori bar di Caracas.

Frasi che talvolta si dicono ancora, e fanno trapelare le concezioni e le visioni del lavoro.

Ma spesso non hanno più senso, perchè la maggior parte di quello che noi, noi più vecchi, ma anche voi, voi più giovani, abbiamo imparato sull'idea del lavoro, semplicemente...

puf....non c'è più!

Lavoro, guadagno, pago, pretendo. Connota un'esperienza di tempo libero, in Italia settentrionale, epoca del paninarismo milanese, anni '80. Vedo un imprenditore della carta o un distributore di intimo femminile che rimprovera una cameriera perchè non ha messo il piattino sotto il flut del Martini dry.

Oggi: la corrispondenza tra lavoro e guadagno non ha più alcuna ragione di essere. Gli stipendi definiti dai contratti collettivi italiani nei principali settori occupazionali (scuola, trasporti, metalmeccanici, ecc.) sono tra i più bassi d'Europa

Tàgliati i capelli e vai a lavorare! Connota un'esperienza di incontro tra generazioni. Un giovane intellettuale degli anni '70, un po' trasandato, con un jeans sbiadito e eccessivamente attillato sui magri quadricipiti femorali a una riunione di condominio. Sta intrattenendo i condomini sulla necessità di farsi carico della crisi dei valori del fordismo, e quindi di ridurre i suoi millesimi, quando il geometra del V piano si alza e lancia questo strale.


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Oggi: i capelli lunghi non li porta più nessuno, salvo i modelli di Dolce e Gabbana. Che guadagnano in una serata quanto me in un anno.


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A lavorare, andate a lavorare (sulle note di Guantanamera). Connota un coro da stadio. Generalmente esprime l'insoddisfazione per la propria squadra e l'incitamento a trovarsi un'occupazione più umile e, tendenzialmente, meno retribuita di quella calcistica che, nell'opinione del tifoso incazzato, è pur sempre un gioco pagato come un'intervento a cuore aperto. Qualunque sia la categoria di merito della squadra in questione.


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Oggi: allo stadio ci va sempre meno gente, le forme di protesta sono diventate più sofisticate, tipo una fake new su facebook riguardante il tuo centravanti che si è mangiato un gol e sul quale puoi comodamente scrivere che è stato sorpreso a rosicchiare falangi di bambini intinte nel ketchup.


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Chi non lavora non fa l'amore. Connota un'orribile visione del mondo, arcaica, ma non troppo, in virtù della quale a) la moglie sta a casa e aspetta di darsi al suo uomo; b) il marito deve lavorare come un crumiro e, se sciopera, niente sesso.

Oggi: lo sciopero di oggi è diverso da quello di ieri, e, per fortuna, anche il matrimonio. I giovani non si sposano, anche perchè non trovano lavoro o, se lo trovano, non hanno comunque diritto di scioperare.

Lavoro come una bestia. In origine, probabilmente, connotava il lavoro manuale e sottolineava lo sforzo fisico dell'uomo (generalmente un uomo) che spostava masserizie, o picconava pareti rocciose, spesso mettendo a rischio la vita e certamente la salute.

Oggi: grazie al cielo, la meccanizzazione del lavoro ha ridotto di molto l'impegno fisico dei lavori manuali e la sicurezza sul lavoro è diventata un tema di politica pubblica. Le morti sul lavoro in Italia restano, tuttavia, una piaga che ci spinge ai primissimi posti del continente europeo.

Ma è un lavoro sicuro? Ci racconta la mamma pedante, seduta sul divano con in mano la vecchia cornetta di bachelite, i capelli gonfi di permanente e venati di colpi di sole biondissimi, che si rivolge con un fiato di apprensione repressa al figlio reduce da un vittorioso colloquio di lavoro.


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Oggi: i lavori sicuri non esistono. I giovani vengono mortificati con compensi ridicoli, subdoli vincoli riguardanti le dimissioni in bianco per eventuali gravidanze, contratti di apprendistato capestro che ti costringono a orari impossibili, burocrazie infernali anche solo per chiedere la possibilità di cavarti un dente del giudizio in orario di lavoro. Però talvolta anche i meno giovani, sul lavoro, fanno cose assai strane...


se per lavoro incontri un uragano a Napoli, in periferia

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Sono fortunato! Ho i capelli lunghi e ho pure un lavoro...sul contratto invece beh, meglio sorvolare.
Complimenti per il post. Simpatico e dall'amaro retrogusto. Sei stata abile a zuccherarlo un po'.

Chi avrebbe mai pensato che il mio seppur magro stipendio, solo per essere fisso e a tempo indeterminato, avrebbe fatto di me una privilegiata?

Non privilegiata ma un po' anacronistica 😂

Mo' me licenzio così so' più trendy 🙃

Ma no non devi sentirti meno trendy...il nostro mercato del lavoro è allegramente composito. Il nodo vero è come evitare che questo allegro groviglio crei delle generazioni di poveri. La nostra generazione offriva spazi anche a chi come me non ha mai avuto un contratto stabile. Oggi non funziona più così

Post molto bello, hai colto con ironia tutte le gravi pecche del " Lavoro" all' italiana. Ironico e con poca amarezza, brava!

Grazie luna storta 😙

Bello carino. Una specie di fotoromanzo (per chi se li ricorda) con tutte le foto attaccate :-)
Ultimamente rifletto un po' proprio su questi temi perché mio figlio sta diventando grande e penso a cosa può succedere a lui in futuro.
Le cose intorno a noi stanno cambiando e molto e facciamo fatica a pensare a modelli alternativi ai paradigmi precedenti.

"Tagliati i capelli e vai a lavorare !" fa parte di una epoca dove se volevi lavorare bastava andare in una strada e chiedere ai vari negozi se avevano bisogno di una mano e al terzo o al quarto al massimo qualcuno ti prendeva. Cosi almeno mi ha raccontato mio padre che beato lui ha vissuto in pienissimo boom economico.

Comunque magari ci scrivo su un post :-)

...questi fatti non si limitano solo all'Italia. Il mondo cambia, cambia pure il lavoro. Meglio crearselo se si riesce. 😕

Pungente, ironico e riflessivo! Brava!

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