Un percorso stupendo ed irripetibile - 4° parte

in #ita6 years ago


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Superare un esaurimento nervoso non è mai facile, e forse non si guarisce mai completamente, è una malattia ed una condizione mentale che lascia degli strascichi, che posso compromettere l'esistenza stessa, se poi ci si associa anche quello che il destino vuole aggiungere come carichi ulteriori, allora il problema si complica davvero.
In contemporanea con il periodo acuto della crisi nervosa di mio fratello, la salute di mio nonno materno incominciò a peggiorare, al punto che fu sottoposto ad una serie di interventi, molto invasivi e devastanti, e nonostante tutti cercassero di tenermi al di fuori di questa pesante preoccupazione, afferrai dalle voci di corridoio che era affetto da una grave forma di cancro ai polmoni.

Smise immediatamente di fumare, anche se tardivamente, anche perché le sedute di chemio a cui si dovette sottoporre, per cercare di arginare il dilagarsi delle metastasi, non lasciavano tanto spazio alla degustazione delle sue amate Nazionali senza filtro, che rimasero lì, sul suo comodino, per tanto tempo, erano state le sue compagne per tanti anni, e ci si era affezionato, anche se a noi due ci diceva sempre di non iniziare mai a fumare, che il fumo era una merda ed uno schifo totale, di guardare bene a che cosa potevano portare le conseguenze del fumo, cioè alla situazione a cui lo avevano miseramente ridotto.

Mio fratello era tremendamente legato a mio nonno, lo considerava il suo vero e proprio padre, esattamente come io consideravo mio fratello come reale educatore e modello da seguire, per cui si vide bersagliato su due fronti contemporaneamente, la battaglia personale per il superamento dell'esaurimento nervoso e le preoccupanti condizioni fisiche di salute di mio nonno.

Ricordo quella famosa estate come un periodo molto deprimente e desolante, dal punto di vista emotivo, dove mio fratello si rendeva conto da un lato di essere un peso ed un problema per la nostra famiglia, nonostante i nostri sforzi di supportarlo costantemente e non farlo sentire solo nella sua malattia, e cercava di farsi forza anche perché vedeva la forza vitale del nostro amatissimo nonno affievolirsi giorno dopo giorno: dall'altro lato c'era mio nonno, che alternava momenti di transitoria pace ad altri di forti crisi di aggravamento della patologia in essere, con ricoveri ospedalieri, per cercare di arginare il propagarsi della malattia.

Le condizioni generali di mio fratello furono in lento ma costante miglioramento, e dopo un certo numero di mesi iniziammo a pensare che il peggio fosse passato, non si poté affermare la stessa cosa di mio nonno, che aveva il destino in un certo senso segnato, anche se avrebbe ancora vissuto qualche anno se non ci fosse stato quel fatale errore, che lo portò ad una morte ancora più prematura.
L'unico mio rammarico, a distanza di tempo, è che non si fosse andato in fondo alla questione, perché all'epoca esisteva ancora la stupida sudditanza psicologica nei confronti della classe medica, ed in parte questo fatto permane anche ai giorni nostri, soprattutto in certe zone d'Italia, ma occorre pensare che i medici innanzitutto sono uomini (o donne), che sono soggetti agli sbagli come tutti gli esseri umani, per cui bisogna guardare bene in faccia alla realtà, e si sarebbe dovuto indagare bene sulla bontà dell'operato del chirurgo in questione.
In un periodo di tempo relativamente breve mio nonno morì, e questo fatto pesò come un macigno sulla condizione psico-fisica di mio fratello, ma a distanza di pochi mesi ci fu un altro evento, estremamente nefasto per tutte le parti in causa, che sconvolse ulteriormente la sua breve vita.


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Mi sono sempre chiesto come avrei affrontato questo argomento, molto spinoso e suscettibile di tante interpretazioni da parte vostra, non ho una scaletta ben definita, cercherò di fare un riassunto abbastanza esaustivo, ma ci si potrebbe ricavare una serie di post molto introspettivi e profondi.
Nello stesso anno della morte di mio nonno mio fratello fu coinvolto in un grave incidente stradale, dove in seguito alla caduta dal veicolo che conduceva, un giovane motociclista perse la vita.

Non entro nelle dinamiche effettive dell'incidente, dove ci furono tutta una serie di circostanze allucinanti che giocarono a sfavore di mio fratello, quali una ricostruzione dell'incidente palesemente errata dei vigili urbani, e la falsa testimonianza di un vecchiaccio malefico, al quale ho augurato le peggiori cose, perché ha contribuito a fare ulteriormente del male a mio fratello: dico questo semplicemente per un fatto, io ero presente allo momento dell'incidente, perché ero dentro al furgone che mio fratello conduceva, per cui ricordo perfettamente tutto quello che succedesse come se fosse ieri, e questo "individuo" affermò il falso, non so bene per quale motivo anche se ho un chiaro e fondato sospetto, dicendo che lui urlava di non spostare il furgone, di non muoverlo, e sosteneva che il veicolo condotto da mio fratello era totalmente contromano, e dopo l'impatto con il povero ragazzo deceduto, era stato spostato.

Io vidi tutto il susseguirsi dei secondi precedenti alla caduta del ragazzo, in quanto lui procedeva a fortissima velocità in senso di marcia opposto al nostro, e dopo essere sbucato in fase di sorpasso in pieno centro abitato, vedendosi il nostro furgone fermo in mezzo alla strada prese probabilmente paura, non riuscendo a controllare il rientro nella sua carreggiata, si attaccò ai freni della moto ma venne disarcionato dalla medesima, e strisciando sull'asfalto terminò la sua rovinosa caduta a terra contro un paletto della segnaletica stradale, morendo quasi sul colpo.
Seguirono due processi, nel primo venne presa in considerazione la ricostruzione errata del corpo di polizia municipale, ed a mio fratello venne addebitato un concorso di colpa del 50%, mentre nel successivo appello, quando fummo costretti a rivolgerci ad un avvocato con le cosiddette "palle", venne riconosciuta l'innocenza di mio fratello, con assoluzione con formula piena.

Anche se in fase tardiva ci fu questa legittima sentenza che pose fine, almeno sulla carta, alle tribulazioni giuridiche di mio fratello, ma il senso di colpa per quello che era accaduto, l'atteggiamento dei famigliari della vittima, che lo additarono come un vero e proprio assassino, il protrarsi della durata temporale di tutto il procedimento per arrivare alla sentenza finale, furono tutti elementi che influirono in maniera devastante sulla sua psiche, portando ulteriori problemi e fomentando un profondo ed angosciante senso di colpa, immotivato perché la nostra unica responsabilità fu quella di essere presenti in quel momento in quel luogo, perché il furgone era già fermo ben prima della caduta del ragazzo, con una piccola parte che invadeva la carreggiata altrui, e per quella ridotta porzione ci fu tutto l'iter di accertamento dei fatti.

Il senso di responsabilità per la morte del ragazzo, tutti i problemi che ne scaturirono, di ogni genere e tipologia, la visione di alcuni particolari riconducibili a questo evento, che agirono fortemente sulla sua psiche già profondamente provata, furono tutte situazioni di difficilissima gestione, non so quante volte ritornammo sul discorso, non aveva pace e non riusciva a darsi pace, e per certi versi era comprensibile, anche se obiettivamente era difficile imputargli qualcosa, perché il grosso problema fu l'alta velocità di transito della moto, letteralmente sbucata dal nulla e che il povero ragazzo non riuscì a gestire nella fase della violenta frenata, ma mi rendevo conto che per quanti sforzi io facessi, quell'incidente era rimasto nella sua mente, e non era possibile rimuovere quel senso di dolore e di morte che questo fatto aveva inevitabilmente generato.

Questi due eventi, la morte del nostro nonno e l'incidente stradale, furono distanziati di pochi mesi l'uno dall'altro, e contribuirono a peggiorare ulteriormente il quadro generale della mente di mio fratello, persona molto sensibile ai condizionamenti esterni, che accusò questi colpi cercando anche di metabolizzarli, ma non saprò mai fino a che punto ci riuscì, soprattutto per la seconda fatalità.

Sort:  

In effetti Mad sono due vicende che segnerebbero chiunque, soprattutto la seconda..se mi trovassi coinvolta in un un incidente che costasse la vita a qualcuno ne sarei provata, per cui posso capire tuo fratello, che già era in una situazione psicologica abbastanza fragile, per di più era venuta meno una persona sulla quale poteva contare, un padre come lo hai definito tu...troppe cose a suo sfavore, che non gli hanno permesso di poter recuperare un pò di serenità...mi dispiace tanto.

Grazie mille per tuo impareggiabile commento, cara @bariski.
Ho omesso in questo post alcune considerazioni, non ritenendo opportuna questa come sede per la loro divulgazione, e sarebbe stati ancora discorsi più profondi e contorti, ma ci sarebbe stato ancora parecchio da dire, e sarebbe stato tutto ancora più pesante, come nella realtà fu.
Mio nonno è venuto a mancare davvero troppo presto, era legatissimi l'uno all'altro, un'altra botta psicologica da assorbire in un momento delicatissimo.
E' facile dire "era matto, si è suicidato...", un momento, diciamo qualcosa, poi se non mi trovo davanti proprio una bestia ed una persona insensibile di cuore, forse qualche "giustificazione", anche se rifiuto il termine e rifiuto il gesto che ha fatto, ripeto forse qualche attenuante gliela si può concedere, perché ad essere obiettivi, ne ha avute davvero tante da combattere.

Cavoli! Mi dispiace per questo grave incidente....dev' essere stato difficile per tutti...

E' stato un vero macello, Carolina, un disastro sotto tutti i punti di vista, una tragedia per tutte le persone coinvolte, da una parte e dall'altra.
Grazie del graditissimo commento e del passaggio

Immagino, mi dispiace molto!!!

Sono drammi che non posso minimamente immaginare non avendoli vissuti!
Davvero angosciante...

Hai perfettamente ragione, caro Dave, purtroppo solo chi ha subito questa tipologia di perdite può capire cosa ti si scatena dentro.
Grazie davvero per il tuo commento e passaggio su questo post

Anche la mia famiglia ha passato momenti bruttissimi. Capisco come ci si sente... E' molto difficile perdere qualcuno a cui ci tieni in particolar modo ed è ancora più difficile cercare di continuare a vivere.
Mi dispiace tantissimo per tuo fratello... :(((

Grazie mille del graditissimo commento, @alinakot.
Purtroppo sono situazioni veramente devastanti, che lasciano una scia di dolore indelebile nelle persone che rimango inermi in vita, e devono subire questo triste atto, anche se le conseguenze materiali dell'atto sono totalmente a carico di chi prende la decisione di smettere di vivere, che fa rimanere impietriti i famigliari e tutte le persone che gli volevano bene.
Come ho detto da qualche altra parte, certi giorni è più facile andare avanti, mentre altri si rimane disorientati, frastornati, quasi indecisi sul da farsi, era una persona sulla quale potevo fare assoluto affidamento, e lui la stessa cosa poteva ritrovare in me, è stato un dramma nel dramma perderlo, ma questi racconti hanno anche il potere di celebrare la sua breve vita, e nell'ultimo saranno fuochi d'artificio, ho già i brividi...

Non esitono parole di conforto in certe situazioni... :((
Sii forte @mad-runner

Ho sentito davvero un dolore forte al mettermi nei panni di tuo fratello, un angelo con una simile sensibilità. Ma quello che più mi fa soffrire è la mancanza assoluta di empatia che mostrano certi individui. Posso capire il dolore della famiglia della vittima, che straziata e accecata dalla perdita cerca un colpevole nella speranza di trovar un po’ di pace. Però non ho nessuna empatia verso chi non ne dimostra affatto o non fa un minimo sforzo per tirarla fuori. Non so, forse sarà un altro meccanismo di sopravvivenza innato che ci fa allontanare emotivamente da questo genere di persone. Bacioni

Fu una vera tragedia, un ragazzo morì quel giorno, e un ragazzo ebbe un'enorme croce da portare avanti in aggiunta ai già tanti problemi esistenziali che aveva e che si crearono in seguito, una disgrazia immane, due famiglie distrutte, poi li spirito di sopravvivenza ci fa andare ugualmente avanti, e si riprende a vivere, malamente ma si prova ad andare avanti, chi si ferma è perduto, perché spesso il nemico è alle nostre spalle, e non ha mai intenzioni benevole, un caro abbraccio, @maruskina

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