Un percorso stupendo ed irripetibile - 3° parte

in #ita7 years ago (edited)


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A questa serie di post, ormai lo sapete, tengo in maniera particolare, ed ho già fatto una scaletta, suscettibile di essere messa personalmente in discussione e di cambiamenti sulla base di nuovi ricordi affiorati alla mente, con la quale arriverò ad una famosa data, non manca molto, ancora qualche tappa e taglierò quel simbolico traguardo.
Questa di oggi non avevo dubbi, era un post che non poteva essere oggetto di contestazione o rimozione, l'argomento era innunciabile perché è stato l'inizio e la manifestazione di tutto quello che avrebbe poi tragicamente portato alla decisione finale.

Esaurimento nervoso

Incominciavo ad avere i primi problemini a scuola, frequentavo la 1° media e chi ha letto i miei post precedenti sulla professoressa di matematica e di italiano sa a cosa mi riferisco, e verso la fine dell'anno scolastico notai che in casa c'era qualcosa che non andava per il verso giusto, ed il catalizzatore dell'attenzione generale divenne mio fratello, che incominciò a mostrare dei seri disagi a livello psicologico.
Cercherò di dare una successione logica ai miei ragionamenti, ma purtroppo non ero al corrente di tutto quanto quello che stesse realmente capitando, anche perché ero il più piccolo di casa, non avevo ancora compito 12 anni, e cosa si poteva pretendere da un ragazzino di quella età, che ancora giocava con i soldatini, i tappi e le biglie??
Non tanto, ma le volte che venni chiamato direttamente in causa non tradii mai le aspettative, soprattutto di mia madre, che vedeva il figlio maggiore affetto da una gravissima crisi esistenziale, tale da legittimare anche le più tristi e pericolose delle ipotesi, e lei confidò nella mia bontà e capacità di fornire assistenza, in miniatura in fondo ero un mezzo ometto, aveva bisogno anche e soprattutto di me, in quanto mio fratello per me stravedeva, ed io per lui.

I miei ricordi sono frammentari di questo periodo, mi rimangono impresse nella mente la grande quantità di medicine che incominciarono a girare per casa, pillole, compresse, punture, tutto e più di tutto, erano principalmente ricostituenti e psicofarmaci.
La diagnosi del medico di famiglia, confermata e supportata anche dagli psichiatri che lo videro, fu che mio fratello era affetto da una grave forma di esaurimento nervoso, e parole come difficoltà di accettazione della realtà, impossibilità di superamento dei problemi pratici e terrore di confronto con la vita sociale divennero ben presto di pubblico dominio in casa nostra, ma il messaggio che io recepii come forte segnale di pericolo fu uno solo, "mio fratello sta male, sul serio, ed ha bisogno di me".

Che affidamento si può fare su un bambinetto di 12 anni?? Tanto, perché in quella maledetta estate fui costretto a crescere rapidamente, ho sempre avuto un'attenzione particolare nei suoi confronti, pur essendo il fratello minore, stimolato anche da nostra madre che spesso mi diceva che lui aveva dei problemi, anche prima dello scoppio della crisi nervosa di quel periodo, perché era troppo sensibile e fragile di carattere, per cui bisognava in un certo qual modo provare ad essergli vicino ed a spianargli la strada, perché a rendergli la vita dura e quasi impossibile ci pensava già abbastanza nostro padre, con i suoi modi da dittatore assoluto.

La primavera del 78 fu fatale, al procedere della bella stagione mio fratello calò progressivamente di forza fisica e mentale e piombò in un disastroso quadro clinico, era irriconoscibile, passava dei quarti d'ora fermo ed immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, e la totale mancanza di voglia di fare una qualsiasi cosa, era entrato nel regno dell'apatia assoluta.

Un giorno d'estate, quando un mio compagno di giochi mi venne a chiamare per passare il pomeriggio insieme, lui stava facendo un monologo con mia madre, era già qualche minuto che stava sciorinando tutta una serie di frasi altamente deprimenti, chiara espressione di tutto quello che stava passando e provando, mi ferivano al cuore, erano come pugnali affillati che mi penetravano in profondità, anche se ero dall'altra parte della casa, con le porte aperte si capiva quasi tutto quello che stava dicendo, ed il mio amico sentì qualche stralcio di discorso, ed un termine ricorrente fu "paura", cioè la sopraggiunta paura che mio fratello aveva ad affrontare la vita reale ed il mondo.

Scendendo le case di casa nostra, il mio coetaneo si girò verso me e mi chiese cosa stesse dicendo mio fratello, se stesse bene, perché i discorsi che aveva sentito non erano molto rassicuranti.
Minimizzai immediatamente l'accaduto, dicendo che era un semplice racconto di un film che aveva visto la sera precedente, erano ancora gli anni in cui oltre alle due reti Rai si vedeva solo Capodistria e la TV Svizzera (ciao @stemitri, ciao @airmatti!!!), ed effettivamente a volte si vedevano strani film, senza capo né coda, e la mia scusa poteva sembrare plausibile.

Se una persona sta male ai giorni d'oggi mentalmente si cura senza grossi problemi, e la mia città è diventata molto più grande, soprattutto non ci si conosceva tutti come 40 anni fa: all'epoca, se un individuo aveva un esaurimento nervoso e stava male, era considerato un mezzo scemo, o matto, quasi da chiudere in manicomio, non era un'infamia ma non ci mancava molto, una buona percentuale di persone maligne godeva nel sentire certi discorsi, come se ne avessero avuto un tornaconto dalle sofferenze altrui.
E' il prezzo che a volte si paga quando la mentalità è retrograda e contadina, per cui c'è poca sensibilità ed attenzione verso i problemi che affliggono la mente, ed all'epoca dei fatti vivevamo in un quartiere di Rimini in cui ci si conosceva praticamente tutti, e non tutti erano persone rispettabile ed a modo, per questo motivo cercai sempre di soprassedere con gli altri su quello che stava attraversando mio fratello, della profonda insoddisfazione della vita che lo stava spingendo in un baratro senza fondo né fine.

Non avevo voglia di rendere ancora più palese lo stato di mio fratello, già bastavano le voci che girano che anche un ragazzetto come me sentiva, e ritorniamo sempre su di un discorso che mi è particolarmente caro, quello del farsi gli affari propri, non sopporto le persone maldicenti e false, che campano sui pettegolezzi e sulle disgrazie altrui, personaggi infami e meschini, ai quali posso solo augurare il peggio della vita, perché è quello che meritano.

Diverse volte avrei voluto intervenire direttamente, quando mi rendevo conto del comportamento palesemente contrario a qualsiasi regola del viver civile che dovrebbero essere alla base dei rapporti tra le persone, soprattutto quando ancora si poteva tenere la classica chiave nella porta, sinonimo di fiducia nel prossimo e nella società umana, ma la mia tenera età non mi permetteva di reggere il confronto contro adulti falsi, spudorati e bugiardi, avvezzi a frequentare i mari della menzogna e del parlar male alle spalle delle persone.

Ne uccide più la lingua del coltello, il vantaggio è che spesso il colpo della lama lo vedi effettivamente partire, mentre le dicerie e le malelingue ti attaccano e ti feriscono mortalmente alle spalle, ti trafiggono senza pietà né ritegno, devono solamente fare del male, e nello specifico caso di mio fratello venivano appuntate al suo indirizzo parole come malato, pazzo, scemo, deficente, schizofrenico, demente, imbecille, matto, scimunito e altre ancora, perché per quanto fossimo informati, di quello che fu detto realmente eravamo a conoscenza solo di una parte.

Raccontandovi della sua vita, le persone che più frequentemente nominerò, in quanto direttamente coinvolte nei fatti che gli sono accaduti, sono la mia figura, mia madre, mia nonna e mio nonno, finché sarà vivo, in quanto morirà per uno strano caso di complicanze post-operatorie, e non sarà un caso, perché fummo effettivamente le sole persone sulle quali poté fare affidamento, e morto mio nonno poco dopo, ci contavamo realmente sulla punta delle dita.

Spesso ci alternavamo nel compito di sorveglianza diretta visiva di mio fratello, a volte io, per un lasso di tempo limitato, perché ero il più piccolo, a volte mio nonno, a volte mia madre, tutti a rotazione cercavamo di essere presenti e di non lasciarlo mai solo, il pericolo potenziale che potesse commettere atti auto-lesionistici era alto già all'epoca, non eravamo persone ipocondriache o visionarie, la stessa persona ammise, a distanza di anni, di sua spontanea volontà, che durante quel preciso periodo, mentre mio nonno lo stava "monitorando" in casa, nonostante il suo controllo lui si portò per due volte il bottiglione della varachina alla bocca, ma si trattenne, dicendo che non era il suo momento, che non voleva morire.

Rileggendo diverse volte a distanza di tempo questi fatti mi viene alla mente la casistica di diverse persone che, spesso a distanza di anni, tentarono il suicidio, come ne fossero approcci più o meno sistematici prima di arrivare alla decisione finale ed irreversibile.
Su tutti mi ricordo la famosa cantante Dalida, che tentò per ben tre volte il suicidio e la terza volta fu quella definitiva, purtroppo quando nel cervello si insinua questo virus dell'insoddisfazione della vita, della mancanza di stimoli ad andare avanti, dell'insopportabilità del viver quotidiano c'è veramente poco da fare, si può provare a dare il 200% di noi stessi, ma dentro alla testa ed alla mente delle persone è veramente difficile andare, per cui si può solo sperare che le cose vadano per il verso giusto, e fare del nostro meglio affinché questo possa essere possibile.

L'estate di quel particolarissimo anno passò, e lo stato di allerta fu veramente alto, tale da rendere ogni attimo pieno di tensione e di terrore perché potesse trasformarsi in vera tragedia, ma verso la fine della calura estiva si notarono piccoli segni di miglioramento nella sua persona, e dal settembre iniziammo a praticare uno sport insieme, era il periodo in cui si stava affermando e consolidando la tendenza di fare movimento, e di partecipare a manifestazioni amatoriali che solitamente si tenevano la domenica, le gare podistiche, fu l'inizio della nostra avventura nel mondo della corsa, ma di questo parlerò nei prossimi post, con uno spaccato specifico nell'ultimo intenso racconto, della gara che fu l'esaltazione assoluta della sua troppo breve carriera.

Esaurimento nervoso superato definitivamente, tutto rientrato?? Con il senno di poi probabilmente no, ma chi gli volle veramente bene cercò sempre di rendergli la vita di più facile accettazione, perché per le difficoltà ci pensava tranquillamente il destino, che non è mai stato avaro di colpi di scena nei suoi confronti, spesso allucinanti e beffardi, come vedrete nei prossimi appuntamenti.


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Da questo momento in poi, e per i successivi undici anni, non ho mai abbassato la guardia nei confronti di mio fratello, ci sono diversi modi per crescere, io non so bene come sia cresciuto, ma certamente una buona fetta della mia infanzia e della mia spensieratezza si bruciò irrimediabilmente in quella estate, ma non ce l'ho con nessuno, o meglio, con qualcuno ce l'ho veramente, chiamiamolo destino, chiamiamola sfiga, chiamiamolatela come vi pare, di certo un finale un po' più dolce e meno drammatico ce lo potevano riservare: tanta lotta, tanta paura, tanti pensieri che alla fine sono serviti a poco o nulla, proprio a nulla però no, perché se non altro mio fratello seppe che per noi lui era importante e fondamentale, peccato che non sia bastato per farlo desistere dal suo intendimento, facendo un estremo gesto di puro egoismo.

Anche per oggi siamo arrivati alla fine, e vi ringrazio della vostra attenzione, non avete idea di quanto siano di ausilio e di conforto i vostri commenti e pensieri, a presto, carissimi Steemians

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Davvero un'esperienza difficile per un ragazzino di dodici anni e anche per i tuoi genitori

Questo fatto pesò fortemente e condizionò l'esistenza di mia madre e la mia, per mio padre, almeno finché le forze non lo hanno progressivamente abbandonato, non ha mai mostrato segni particolari di attaccamento alla figura del suo figlio maggiore, perché su tutto quello che è stato il loro rapporto potrei scrivere quasi un libro, ma sarebbe molto triste ed a tinte deprimenti, perché lancerebbe pesantissime accuse sulle sue perenni mancanze e sulla grande quantità di violentissime ed efferate offese che gli rivolse nella sua breve e tormentata esistenza.
Ci fu un periodo in cui mi ero giurato di non andare al funerale di mio padre, in senso di supremo ed ultimo disprezzo per quanto male psicologico avesse fatto a mia madre ma soprattutto a mio fratello, poi il procedere della mia età e soprattutto la sua, ora che è un anziano di poco più di 90 anni, mi ha fatto ricredere su questo proposito.

Questa serie di post è molto intensa e la seguo con sincero interesse.
Più scavi a fondo e più mi dispiace molto per lui e per te sei dovuto crescere in fretta e capire tante cose... troppe!
Non so perché leggendo i problemi di tuo fratello mi è venuta in mente la canzone “Amico fragile” di De Andrè forse perché è proprio la fragilità che ha caratterizzato tuo fratello.

Un abbraccio, mad!

Grazie del tuo commento e del passaggio, tengo in maniera particolare a questi post in effetti, ed il motivo è facilmente intuibile, aspetto sempre di leggere qualche vostro commento, ha già provato a capire di capire il motivo di questo fatto, forse probabilmente ho voglia di parlarne e di lasciare una piccolissima traccia del suo ricordo in rete.
@g-e-m-i-n-i, mio fratello per certi versi era un gigante d'argilla, forte e volitivo, ma le fondamenta non sono stabili al 100%, venendo ad esempio a mancare l'appoggio stabile di un padre che troppo spesso si è messo di traverso nella sua esistenza, in un ingiustificato ed ingiustificabile brutto gioco di contrapposizione nei suoi confronti, ci possono essere diversi modi di essere un padre, alcuni buoni, altri meno, con mio fratello lui scelse uno dei peggiori in assoluto, quello di considerarlo come un nemico perché non condivideva le sue scelte, caccia su tutte ma anche altre situazioni, mio padre non era difendibile su questo punto, si comportò sempre e costantemente molto male, quando c'erano delle questioni da discutere.
Ti lascio un caro saluto, e ti ringrazio nuovamente

La tua adolescenza ti è stata strappata troppo violentemente, caro Mad, non è giusto che un bambino viva in quel modo, circondato dal senso di terrore e da tutte quelle dicerie perfide rivolte al proprio fratello. La malattia che lo ha colpito è una brutta bestia, difficile da comprendere per chi invece la vita la tiene stretta sè, ci si domanda come si può non voler vivere e vedere tutto il bello che ci circonda...eppure anche noi nel nostro piccolo viviamo attimi o giorni di stress che ci fanno vedere tutto grigio, ma troviamo la forza in noi stessi per vincere questi momenti bui..lui nonostante il vostro preziosissimo aiuto si è lasciato sopraffare, ma non avete nulla da rimproverarvi, perchè siete stati il suo punto saldo in quella vita troppo breve, non potevate fare nulla di più...ti abbraccio forte.

Grazie immensamente delle stupende ed intense parole che hai lasciato, in effetti non sai quante volte a posteriori ci siamo scervellati per capire se e dove avessimo sbagliato quacosa con lui, ed alla fine di tutto questo processo alle intenzioni a cui volontariamente ci siamo sottoposti, a malincuore abbiamo dovuto darsi un'auto assoluzione per mancanza di sussistenza dei fatti, il nostro dovere, con il nostro cuore, lo abbiamo fatto, magari avremmo potuto prendere una decisione piuttosto che un'altra, ma sostanzialmente il messaggio dellla natura e la forza del bene e dell'amore che provavamo nei suoi confronti a lui è arrivato sicuramente, per cui a denti stretti e con tristezza abbiamo cercato di dare un po' di pace alle nostre anime inquiete che comunque pace totale non la trovevanno mai, finché avremo vita a campare.
Lo stress c'è, la vita è piena di problemi di ogni sorta, e per quanto siano alte ed insormontabili le montagne da scalare che ci vengono poste davanti come ostacoli da superare, non esiste che si debba rifiutare di combattere e lasciarci vincere dal senso di sopraffazione e mancanza di volontà di affrontare le prove quotidiane, non ci si può estraniare dalla lotta perché spesso per conquistare qualcosa bisogna davvero usare le unghie ed i denti per accaparrarsi un briciolo di soddisfazione, sempre nel rispetto delle altre persone, ma l'entità degli accadimenti che caratterizzarono la sua tormentata esistenza furono tali da armare la sua mano e rivolgerla contro se stesso, questa rimane l'ultima triste e cruda verità, purtroppo.
Mia madre, soprattutto nei primi anni dopo la sua morte, si scusò ripetutamente con me per aver dedicato maggiori attenzioni e cure a mio fratello rispetto a quelle che aveva dedicato a me.
Non riuscivo, come non riesco (le rare volte in cui tira ancora fuori questo discorso) a sentire le sue parole, sono tutte parole inutili, dettate da non so quale sentimento, forse quello della giustizia e della parità di trattamento dei due figli che aveva, ma gli dissi sempre che le sue scuse erano fuori luogo, non puoi essere geloso di un trattamento preferenziale quando ami una persona e ti rendi conto che ha più bisogni di quelli che avevo io, non sono di natura una persona individiosa, figuriamoci se potevo essere invidioso di una persona come mio fratello.
Ricambio l'abbraccio, cara @bariski, grazie infinite del tuo passaggio e commento

Grazie a te per averci aperto il tuo cuore..credo che le scuse di tua madre siano più legate al suo rammarico per non aver protetto abbastanza tuo fratello, non c'è cosa peggiore per una mamma sentirsi impotente di fronte al malore di un figlio e non riuscire a proteggerlo...non biasimarla, è una mamma che ha perso suo figlio, ha tutta la mia comprensione.

Non mi è mai passato neanche per la testa di rimproverarla per qualcosa che ha fatto, se ho dato questa impressione non ho espresso bene i miei concetti, mia madre ha cercato di fare di tutto per lui e si rendeva conto che era quello tra i due che aveva più bisogno delle sue attenzioni, e se avesse dovuto riservargliene ancora di più e fosse servito a salvargli la vita, qualsiasi sacrifico sarebbe stato utile per questo scopo, ed io non ho e non avrei mai rinfacciato nulla al riguardo, ma purtroppo è andata ben diversamente, e non ci si può fare più nulla, perché la morte è irreversibile, è questa la tristezza assoluta di tutto quanto.

Mad, chi non conosce il dolore dell'anima, quanto possa lacerarti l'apatia, non potrà mai comprendere quello che ha passato tuo fratello e come sia arrivato alla sua decisione finale. L'immenso amore di cui lo avete circondato ha certamente prolungato la sua vita di molti anni, preservandolo prima di tutto da se stesso, anche se sono sicura che tu e chi lo amava vi sentite colpevoli di non so quale manchevolezza. La depressione è una malattia gravissima, un cancro che distrugge tutto ciò che tocca. Nessuno più di te può sapere delle ustioni che lascia. Senza paura di bruciarvi, però, tu e tua madre ed i tuoi cari nonni vi siete stretti attorno al fuoco, per contenerlo col vostro amore, finché avete potuto.

Hai scritto parole davvero toccanti, non ti nascondo che mi hai provocato un piccolo capogiro ed una bella ondata di brividi lungo la schiena, fornendo una tua visione molto particolare e caratteristica, della quale sto cercando di trasmetterti quanto sia alto il gradimento che ho avuto nella lettura di questo tuo commento.
Pur essendo consapevoli di aver dato il massimo, perché soprattutto io e mia madre abbiamo fatto salti mortali per lui, rimane sempre quel retrogusto amarognolo in tutta questa storia, perché ogni tanto ripensi ad alcuni fatti, e penso che sia normale ed umano provare a vedere le cose sotto altri punti di vista, non so bene per quali motivi reali, che potrebbero essere dei più disparati, forse un modo per sentire meno la sua mancanza, il ricordo serve indiscutibilmente per evitare la morte spirituale della persona amata, questo è fuori discussione, e lui non morirà mai nei miei pensieri.
Sarà anche scontato e forse banale, ma ti sento sempre di ringraziarvi per l'attenzione prestatami, un cara saluto, @piumadoro

Sai, caro Mad, sono da poco qui su steemit ma una Delle prime persone che ho iniziato a seguire sei stato proprio tu. Avevo letto qualche tuo post precedente e mi avevi proprio trasmesso tanto.
Mi dispiace immensamente per quello che la tua famiglia, tuo fratello e tu avete passato.
Mi dispiace che, in un certo senso, sei dovuto davvero crescere prima del tempo.
Quello che hai fatto per tuo fratello ti rende nobile e puro, ti rende la persona speciale che sei. Ti ammiro molto!
Hai deciso di stare con tuo fratello, di difenderlo dalla gente ottusa (e sono pienamente d'accordo quando dici che meritano il peggio queste persone), hai vissuto con lui fino all'ultimo.
Lui sapeva quanto bene gli volevi e gli vuoi e sicuramente ha apprezzato il tuo stargli vicino!
Un abbraccio affettuoso caro Mad e che la vita ti riservi sempre tanta felicità!

Apprezzo molto i tuoi interventi, che sono sempre mirati e giusti, per cui soprattutto in questo preciso post non posso fare a meno di sottolineare quanto siano gradite per me le tue parole.
Quando analizziamo un fatto o ci vengono riportate delle notizie, il nostro giudizio può variare di molto, sulla base di quanto ci viene effettivamente trasmesso.
Vedi, cara @acquarius30, quando sento che una persona si suicida, e questo anche prima del fatto di mio fratello ma adesso a maggior ragione, sentire queste notizie scatena in me una tempesta di emozioni e reazioni, ed il mio pensiero va, oltre alla persona direttamente interessata, anche alla famiglia, perché provoca un malessere tale che penso che se la persona che ha perso la decisione di togliersi la vita sapesse tutte le conseguenze dolorose che scaturiranno dal suo gesto, forse se c'è ancora un barlume di ragione nel suo cervello desisterebbe dal suo insano proposito, perché non c'è solo un morto in questi casi, ma a morire è anche una parte, più o meno grande, delle persone che gli hanno realmente voluto bene.
Grazie infinite delle parole scritte

Sai caro @mad-runner, purtroppo il demonio della malattia mentale è stato presente anche nella mia d’infanzia. Questo demone travolge non solo la persona che ne è affetta ma tutto l’ambiente familiare, sopratutto la mente fragile e giovane di un bambino che non ha ancora la capacità e forza per affrontarla. Il bullismo è stato un altro mostro che ho dovuto conoscere, purtroppo.

Un abbraccio

La prima cosa che effettivamente può essere utile, in un certo senso, a "vuotare il sacco" è quella della condivisione, nel senso che speriamo e pensiamo di trovare delle persone in grado di comprendere quello che abbiamo bisogno di esternare perché da soli non riusciamo a metabolizzare, quei dolori dell'anima che in diverse maniere ci fanno star male, perché non hanno nulla di umano, non hanno ragione di esistere, perché ci fanno davvero troppo male, perché non ce lo meritiamo, perché non abbiamo fatto nulla per meritarmelo, che colpa hanno una bambina, o un bambino, se i suoi genitori o suo fratello sono fragili mentalmente e hanno trovato dei maledetti, perché tali sono, dei maledetti da Dio che si prendono gioco di loro, schernendoli senza pietà, per il solo gusto di godere delle loro debolezze???

Maledetti, maledetti che non sono altri, non riesco a dire altrettanto maledetti ai ragazzi e ragazze che tu hanno bullizzati, ma non sono buoni individui neanche loro, sono stato anch'io bambino, come lo sei stata tu, ma nonostante abbiamo subito tante angherie, perché non abbiamo a nostra volta bullizzato qualcuno?? Perché abbiamo una coscienza, cosa che loro non hanno, i bambini, o i ragazzetti, hanno una mente, per certi versi già formata, che gli consente di fare determinate cose, anche brutali, basti pensare ai miei tanti episodi di bullismo che anche io, come te, ho subito, fino a un vero e proprio tentativo di penetrazione...

Mi dispiace, mi dispiace veramente tanto, spero che almeno ti senta un po' meglio, ora che ne hai parlato, a me ha fatto bene, come mi ha addolorato leggere le tue righe, ma ti ringrazio per averle scritte, perché mi hai ritenuto degno di leggerle, non posso fare altro che abbracciarti virtualmente, ed esprimerti tutta la mia comprensione e rammarico per quello che hai vissuto e probabilmente stai ancora vivendo, spero solamente che le cose ti vadano sempre meglio, perché come disse bel celebre film "Il Corvo" lo scomparso attore Brandon Lee, "Non può piovere per sempre...", non può sempre e comunque andare male o di traverso per noi, non è giusto, non è normale, abbiamo diritto tutti di sorridere...

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