Quanto è *giusto* un lamento??

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Percorrevo qualche ora fa, precisamente alle 13 circa, una grossa via di comunicazione della mia zona, dovevo fare una consegna ad un cliente sul lungomare, era un caldo torrido, tale quasi da farmi rimpiangere di non aver preso la piccola utilitaria, dotata di un basico ma decente impianto di aria climatizzata, ma in quella precisa zona avrei avuto grande difficoltà di accesso e di parcheggio, per cui avanti con lo scooter.

L'aria calda continuava ad investire il mio viso, non era la situazione che ogni tanto si presenta in estate, quando sembra che qualcuno si sia dimenticato il phon acceso, lassù nei cieli (alla faccia del risparmio energetico), ma comunque la percezione del caldo si faceva a tratti davvero asfissiante.

Ma eccomi fornita dalla natura stessa una degna motivazione, per non continuare il mio piangisteo mentale, quando svoltando verso il mare, giunto a circa 500 metri dalla grande distesa blu, improvvisamente una leggera brezza rifresca meravigliosamente l'aria, e questa sensazione continua fino al momento in cui parcheggio il mio veicolo a due ruote e porto i prodotti all'attività in questione.

Certo, la brezza marina, il mare in genere, è la fortuna che possiede una città che ha un diretto contatto con questo inconfondibile elemento liquido, che apporta benefici influssi al clima della nostra città, rendendolo molto ma molto più accettabile rispetto a quello continentale di tante zone della Pianura Padana, ad esempio, e da questa semplice considerazione scaturisce una prima riflessione e risposta alla mia domanda contenuta nel titolo di questo post, sulla giustezza della lamentela in genere.

Si aggiunga anche un altro, fondamentale pensiero, legato alle diverse tipologie di lavori presenti, con specifico riferimento a quelli altamenti invasivi sotto il profilo delle condizioni ambientali in cui vengono svolti, come le asfaltature delle strade, i servizi di ristorazione e di preparazione delle vivande in cucina, le lavorazioni industriali in capannoni con temperatura da altoforno, e continuare a sbuffare in condizioni lavorative o ricreative decisamente migliori a quelle esemplificate qui sopra non è una cosa giusta.

Quante volte sono passato a fare un saluto a conoscenti che erano tranquillamente distesi sulle brandine, o che giocavano a carte, sotto ad un ombrellone, e sentirli lamentare del caldo, dell'afa insopportabile, del fastidio del vento, sono parole e frasi ricorrenti che suonano offensive quasi al pari di una bestemmia.

L'ultima volta non ce l'ho davvero fatta a stare zitto, ed elegantemente ho contraddetto e quasi infamato la portavoce del rimbrotto, non si poteva davvero ascoltare, il vento responsabile del disagio della bambarella era di una piacevolezza unica, era una stupenda e caratteristica brezza marina, che non era assolutamente presente in nessuna altra parte della città, avessero potuto godere dei suoi rinfrescanti effetti persone che stavano soffrendo realmente il caldo, sapete come si è giustificata la mentecatta in questione???

"Ehhhh, ma è da questa mattina che soffia!!!!"

E' vero, poverina, erano le 5 del pomeriggio, aveva sostenuto una vera tortura tutto il santo giorno, e non meritava neanche la frase....

"Ma vedi di andartene a .......!!!! Che è meglio!!!!!!