Il prezzo del piacere

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Una delle caratteristiche e dei risvolti peggiori che assunse per qualche tempo il Texas Hold'Em per me fu quella di una compenetrazione nel mio essere praticamente totale, in quanto ero in perfetta simbiosi con questo gioco, le mie giornate erano scandite in un certo senso dalla cronologia dei tornei in programma, certo, si poteva anche non giocare, ma proprio per cause di forza maggiore, per impegni inderogabili nella maniera più assoluta, altrimenti non c'erano storie che tenessero, io volevo, io pretendevo, io dovevo giocare, la mancanza della piattaforma di gioco era autorizzata e gestibile nella mia testa solamente da un allontanamento inderogabile.

Questa situazione durò, come ho detto, per qualche tempo, un fatto che tendeva a rinsaldare sempre più il rapporto con il THE era quello delle mie cicliche vincite, soprattutto nei tornei MTT (MultiTableTournament), era il classico alibi che mostravo, quando un qualcuno incominciava a fare un po' troppe domande, ad essere un po' troppo insistente nell'asserire che io avessi una certa dipendenza da questo gioco.

Come spesso accade, la verità sta nel mezzo, perché la dipendenza c'era ma era dettata anche dal bisogno, avere uno stipendio più elevato mi avrebbe permesso di affrontare i tavoli da gioco con meno accanimento, con meno fame di risultati, rendendo l'esperienza di gioco molto più gestibile e godibile, mentre a volte ero quasi un forzato della piattaforma...

Uno degli aspetti più squallidi in assoluto era quello che sugli account di gioco doveva esserci sempre del denaro, non era possibile ipotizzare in quegli anni non avere soldi sul conto-gioco, per cui io dovevo per forza di cose versare dei soldi sull'account se ero andato a zero, in un modo o nell'altro, il vero problema era costituito dal fatto che ogni trasferimento di denaro sui miei accounts erano visti come un evento estremamente criticabile, la mia fama di invincibilità era come se venisse violata, non era concepibile, per come giocavo, che io avessi bisogno di versare soldi, per cui, soprattutto nei fine-settimana, dove era più difficile per me rimanere da solo, dovevo prestare assoluta attenzione a non rimanere a zero, perché fare un versamento era spesso un vero casino...

Ricordo alcune scuse allucinanti che trovai per correre a ricaricare la Poste-Pay, al pari di un drogato in crisi di astinenza, non ho mai fumato né mai fumerò, non sono dedito all'alcolismo e bevo con estrema moderazione, ma per quello che riguarda il gioco non sono stato un santo, non sono il classico ludopatico, cioè che devo sputtanarmi i soldi in una qualche maniera, quindi pochi Gratta e Vinci, poche schedine del SuperEnalotto, pochi giochi cosiddetti iniqui, cioè dichiaratamente a perdere, ma Texas Hold'Em e Scommesse, giochi dove l'abilità in certo senso hanno un loro ruolo e una loro ubicazione, questi sono stati altamente radicati nel mio essere, ricordo una frase, non nel senso strettamente letterale, detta qualche anno fa da Marco Baldini, che ha avuto, spero guarendo, seri problemi di ludopatia....

"Dal gioco non si guarisce mai, semplicemente si smette di giocare..", ne sono voluto uscire, perché mi rendevo conto, soprattutto negli ultimi tempi, che ero condizionato dal fatto di dover conseguire vincite a tutti i costi, e le sconfitte venivano mal digerite, mi sentivo in un certo senso come un fallito, uno che non era più in grado a combinare nulla nella sua vita, da un paio d'anni le cose sono, per tantissimi motivi, finalmente cambiate....

Continua...