Il mostro di Firenze. Storia del serial killer italiano. Parte 6

in #ita7 years ago (edited)

Oggi riprendiamo la serie dedicata a questo fatto di cronaca nera che terrorizzò Firenze e l’Italia tra gli anni ‘60 ed ‘80. Riassumendo, il cosiddetto “mostro di Firenze” è stato un Serial Killer che colpiva coppie di ragazzi appartati in auto sulle colline intorno Firenze. I duplici omicidi attribuiti saranno 8 con un totale di 16 vittime. Non risulteranno mai coppie scampate alla furia omicida anche se nel corso degli anni i colpi di scena non mancheranno, come non mancano tutt’oggi in cui esperti (e non) del settore continuano gli studi del caso fornendo a volte interessanti novità.

Nel precedente capitolo eravamo arrivati all’ottobre 1981 consapevoli che dietro a questo delitto ed ai 2 precedenti ( 1974 e giugno 1981 ) si nascondeva sempre la stessa mano. Le indagini avevano portato a poco se non un sospetto verso il mondo dei guardoni. Ne fu arrestato uno ma poi rilasciato non appena il serial killer uccide di nuovo.


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Fonte pixabay


Ma continuiamo con la serie

Siamo a fine 1981 e ormai la psicosi è dilagata in tutta la provincia di Firenze. Il serial killer ha colpito in più punti geografici e adesso gli inquirenti studiano possibili luoghi dove potrebbe ancora colpire. I ragazzi ormai sono impauriti e coppiette appartate se ne vedono raramente. Lo sanno anche Paolo Mainardi 22 anni e Antonella Migliorini di 19 che è rischioso appartarsi. Decidono quindi di farlo a ridosso di una strada in un piccolo rientro tra la vegetazione.


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Montespertoli (FI), loc. Baccaiano 19 giugno 1982

E’ estate ed è in corso il mondiale in Spagna poi vinto dall’Italia. C’è la Festa nel vicino paese di Cerbaia e una strada principale e trafficata sembrerebbe il luogo ideale per trascorrere la serata in intimità. D’altronde chi rischierebbe di compiere un omicidio nei pressi di una via provinciale? I 2 ragazzi quindi si appartano in una piazzola con la macchina visibile dalla strada. Dei loro amici transitando la notano coi vetri appannati, proseguono comunque la corsa e incrociano nel senso opposto un altro mezzo. Gli occupanti di quest’ultimo quando arriveranno all’altezza della piazzola vedono invece l’auto dei ragazzi che si trova sul lato opposto della strada per metà finita in una fossa. Tutto fa pensare ad un incidente e avvicinandosi scorgono i 2 ragazzi in auto privi di coscienza. Non ci sono telefoni cellulari quindi ripartono a chiamare i Carabinieri e ambulanza. La strada è completamente al buio come lo è oggi. Il personale dell’ambulanza giunto sul posto nota il foro di proiettile sul vetro dell’auto. La scena è agghiacciante. La ragazza giace priva di vita sul sedile posteriore. Il ragazzo anch’esso verrà ritrovato sul sedile posteriore ma ancora vivo purché privo di coscienza. Viene portato all’ospedale di Empoli dove morirà la mattina successiva.


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Le indagini

I Carabinieri giungono sul posto coadiuvati dal Magistrato, una donna in gamba che si chiama Silvia Della Monica. Prendono le testimonianze dei ragazzi che hanno chiamato i soccorsi e capiscono che l’auto ha fatto un movimento brusco, dalla piazzola (dove erano stati visti dai testimoni della prima auto che transitava), alla fossetta (visti dagli occupanti dell’altra auto che proveniva in direzione opposta pochi secondi dopo la prima). Questa volta sui corpi non c’è segno di arma bianca. Il serial killer ha usato solo la pistola che risulterà essere la stessa dei precedenti delitti. Nonostante la psicosi e gli accorgimenti il mostro aveva colpito di nuovo. Ma stavolta non aveva terminato il suo rito maniacale in quanto ha rischiato di essere visto. Inoltre l’auto spostata fa presumere una reazione del ragazzo che ferito ingrana la retromarcia ma al buio finisce in fossa sul lato opposto della strada rimanendo in trappola. Alcuni studi ipotizzeranno anche che sia stato il serial killer a spostare l’auto, probabilmente per portarla in luogo sicuro per compiere i soliti rituali sulla ragazza. Questo perché il ragazzo ucciso, come testimonierà l’equipaggio dell’ambulanza, fu trovato sul sedile posteriore. Come poteva essere lì dietro e guidare a retromarcia?

Tra lo sgomento generale il Magistrato ha un’idea geniale: far scrivere su tutti i giornali che il ragazzo è vivo e che ha visto il mostro! Conseguentemente a questa mossa inizieranno delle telefonate anonime in ospedale e ad un componente dell’equipaggio dell’ambulanza che verrà perseguitato e minacciato. Il chiamante chiede cosa ha detto il ragazzo ferito. Purtroppo era deceduto ma ancora non era stata divulgata la notizia. Con questa mossa si sperava che il serial killer potesse commettere un errore e uscire allo scoperto. Invece il silenzio. Ma succede altro. Sul luogo del delitto verrà ritrovata la scatola di un medicinale che poi sarà associata ad un sospetto successivamente. Ma il colpo di scena arriva quando venne ricollegato anche il delitto del 1968 a tutti gli altri. Qui ci sono 2 versioni. Quella ufficiale è che un Maresciallo si ricordò di un delitto simile, dimenticato, avvenuto negli anni ’60 in cui morì una coppia in auto. Si riferiva al delitto del 1968. Ma quel delitto non era stato commesso dal marito geloso verso la moglie ed emessi tutti i gradi di giudizio?

L’altra versione, sostenuta dal giornalista Mario Spezi, fu che arrivò un biglietto anonimo che riportava la scritta “perché non andate a rivedere il delitto del 1968?”. Che sia l’una o l’altra versione gli inquirenti riaprendo quel fascicolo e confrontando i proiettili scoprono che la pistola è la stessa. Tra gli indagati del ’68 c’è un sospettato facente uso del farmaco la cui confezione fu ritrovata sul luogo del delitto 1982. Queste scoperte porteranno gli inquirenti alla cosiddetta “pista sarda” perché nel 1968 furono indagati un gruppo di sardi e secondo gli investigatori il colpevole doveva essere tra loro. Ma come è possibile se per quel delitto la giustizia ha già sentenziato un colpevole ( il marito ) tutt’ora in carcere? Si ipotizza anche l’errore giudiziario o comunque un coinvolgimento di altra persona oltre al marito geloso e condannato.


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Quindi anche il delitto del 1968 sarà attribuito al mostro di Firenze. Le indagini da questo momento si concentrano su questo gruppo di sardi. Gli inquirenti pensano quindi di chiudere il cerchio essendo tornati al primo delitto dove hanno diversi nomi con la speranza che il serial killer sia tra loro.

Infine c’è da segnalare un ulteriore fatto. Un testimone, la sera del delitto, conferma di aver notato un’auto della Polizia transitare a poche centinaia di metri dal luogo del delitto la cui particolarità era di avere a bordo un solo occupante, non in divisa, intento a non farsi notare da dentro l’abitacolo. Questa testimonianza condurrà un avvocato del processo Pacciani a sostenere l'idea del serial killer poliziotto.

Questo delitto del 1982 porterà ad una svolta effettiva. Per la prima volta gli inquirenti hanno una pista che condurrà negli anni futuri a dei rocamboleschi colpi di scena.

Fine sesta parte

Qui la prima parte
Qui la seconda parte
Qui la terza parte
Qui la quarta parte
Qui la quinta parte

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Interessante... attendo la prossima parte 😃

Grazie. Un po' alla volta ;) la storia purtroppo è lunga.

Depenna "purtroppo" 😄

Bravo Leandro, stai facendo davvero un ottimo lavoro informativo..considera che in pochi, sotto i 30 anni di età, conoscono questa vicenda. Ci manca solo che tu linki qualche video del Puma e sei a cavallo! ahahhahahahahaha

Potrei inserirlo tra le varie teorie finali che pubblicherò :)))))
Questa è una storia che ci hanno spiattellato già pronta ma dietro ci sono stati e ci sono ancora studi criminologici.

Veramente un ottimo lavoro. Ci sono dettagli che non conoscevo, attendo la prossima parte.

Grazie. Io sto facendo un riassunto, ma dietro c'è una lunga storia intricata.

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