Un mercoledì da leoni (recensione di Kork75)

in #ita6 years ago (edited)
Un mercoledì da leoni (Big Wednesday), a quaranta anni dalla pellicola che ci ha raccontato la “surf culture”, vi consiglio per chi non lo avesse ancora fatto di vedere o rivedere questo “cult movie”. I principali interpreti del cast sono Jan-Michael Vincent (interpreta Matt Johnson), William Katt (interpreta Jack Barlow), Gary Busey (interpreta Leroy Smith), Patti D'Arbanville (interpreta Sally Jacobson), Lee Purcell (interpreta Peggy Gordon) e Sam Melville (interpreta Bear). Le musiche sono di Basil Poledouris, la casa produttrice è l’A-Team. La pellicola è del 1978 per una durata di 120 min. (circa) ed è un film di genere drammatico/sportivo che racconta uno degli sport più affascinanti e spettacolari, il surf. Il regista è John Milius (registra - sceneggiatore statunitense, nato l’11 aprile 1944) un icona, uno di quei registi che è sempre stato accostato ad un certo tipo di cinema americano, quello fatto d’azione e sparatorie dove è presente anche una buona dose di violenza, basta ricordare alcuni suoi film, Conan il barbaro (1982), Alba rossa (1984) o le sue sceneggiature più famose quali Corvo rosso non avrai il mio scalpo (1972) , Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan (1973) e poi la sua sceneggiatura più famosa e riusata Apocalypse Now, regia di Francis Ford Coppola (1979), pellicole tutte azione e sparatorie. Dicono di lui che sia un genio nella finanza e nel fiutare gli affari. Nel mondo del cinema è un grande amico di George Lucas e Spielberg (per i quali ha collaborato in diversi loro film) ma di posizioni politiche conservatrici e opposte alla loro. Alcune curiosità, è un amante delle armi (e non poteva essere altrimenti) e inoltre è citato come l’ideatore dell’UFC (Ultimate Fighting Championship) quello sport violento, misto di lotta e arti marziali combattute dentro una gabbia d’acciaio e trasmesso sulle tv a pagamento di mezzo mondo. Appassionato surfista e da ragazzo facente parte di quel mondo da cui a preso spunto per la trama e i personaggi di Big Wednesday (con molti riferimenti autobiografici), Milius ci porta dentro la “surf culture” degli anni 60-70.


Immagine CC0 creative commons

Il film è la storia di una profonda amicizia, che lega tra di loro Matt Johnson, Jack Barlow e Leroy Smith, giovani surfisti californiani. Le vicende narrate coprono un arco temporale che va dal 1962 al 1974, dividendo idealmente il film in quattro parti, ognuna delle quali rappresenta una storica mareggiata (estate 1962; autunno 1965; inverno 1968 e primavera 1974) oltre che a scandire il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta dei protagonisti del film. Un decennio quindi che ha cambiato profondamente la storia degli Stati Uniti; la guerra in Vietnam, l’assassinio di J.F.Kennnedy e Martin Luter King, passando dalle rivolte nei ghetti neri a quelle studentesche agli hippy. Eventi che direttamente (il Vietnam) o indirettamente entrano nelle vite dei tre ragazzi. La grande mareggiata da sud del 1962 (la prima delle quattro grandi mareggiate) introduce il film, il tutto raccontato dalla voce narrante di Fly, che ci presenta l’ambiente della gioventù del surf e della California anni sessanta tra feste e spiaggia. E’ questo lo scenario, dove i tre giovani amici danno il loro meglio come campioni indiscussi, cavalcando le onde di Malibu sotto la protezione di Bear un esperto ex campione di questo sport, che costruisce tavole da surf. Leroy è l’irascibile del gruppo detto, lo “sparatutto”, Jack è il più tranquillo e riflessivo mente Matt è il più introverso e inquieto ma il più talentuoso dei tre tra le onde.


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Gli anni passano e i protagonisti maturano e cambiano, tra amori che finiscono come quello tra Jack e la sua fidanzata o che si rinforzano con la nascita di una figlia come tra Matt e Peggy. Peggy non abbandonerà mai Matt, nemmeno quando lui finirà nel baratro dell’alcolismo e verrà fuori tutta la sua fragilità d’uomo. Bear intanto è passato da ricco imprenditore costruendo tavole da surf, alla rovina finanziaria, dopo il divorzio dalla moglie e si è ritirato a vivere in solitudine in una baracca sulla spiaggia. Mentre Leroy spirito libero, vive d’espedienti alla giornata. Sarà la guerra in Vietnam a segnar per sempre i tre ragazzi, un Vietnam che entra nelle loro vite attraverso la visita di leva per il reclutamento. Alla chiamata alle armi si presentano tutti e tre gli amici di “tavola da surf” più l’amico comune Waxer. Leroy e Matt riescono a farsi riformare (uno si finge pazzo l’altro invalido a un ginocchio) mentre va male a Waxer che pur ostentando la sua omosessualità è arruolato, cosi come Jack che non si è opposto al suo destino consapevole di partire per il Vietnam. I tre si rincontreranno in una notte del 1968 in un cimitero per salutare il loro amico Waxer morto in guerra. Con il ritorno di Jack, niente è più come prima quegli anni li hanno segnati per sempre, è il passaggio alla vita adulta. Matt ormai è passato al mito del surf rimpiazzato da nuove leve e Leroy continua la sua esistenza “borderline”. L’ultima grande mareggiata è quella del 1974 la più attesa, quella per la quale Bear ha costruito la tavola perfetta da dare a Matt per la sua ultima cavalcata che lo farà entrare nella leggenda del surf. Matt scende in spiaggia con sotto braccio la tavola di Bear e affronta le onde gigantesche accompagnate dai suoi inseparabili amici e far cornice i numerosi appassionati testimoni della sua impresa. Cavalcherà un’onda enorme e ne uscirà ferito ma consapevole di essere entrato nella leggenda. Il passaggio generazionale si compie quando uscito dall’acqua, regala la tavola a un giovane ragazzo futuro campione di surf.

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Il film mi è sempre piaciuto e a distanza di anni lo rivedo sempre volentieri. Il mio consiglio se non l’avete fatto è di recuperare il dvd e vederlo non solo per le spettacolari scene girate in acqua che sono l’esaltazione della bellezza del mare e della natura, ma anche perché ogni volta si possono cogliere nuovi significati e sfumature alla chiave di lettura improntata sulle quattro mareggiate. Quattro mareggiate, quattro stagioni, quattro fasi della vita. 1962 la gioventù e la spensieratezza; 1965 la perdita dell’innocenza; 1968 il Vietnam, la stagione del cambiamento delle persone; 1974 la maturità, il passato che non torna più e il passaggio di consegne con una nuova generazione. Saluti Kork75

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