“…ubriaco Canta amore alle persiane” (Preferenze poetiche by kork75)

in #ita5 years ago

“…ubriaco Canta amore alle persiane”

Non ho un poeta preferito, ma se durante le mie letture, mi capita di imbattermi in uno scritto di un poeta (o un suo componimento) mi fermo a leggerlo con attenzione, cercando di coglierne il significato e di interpretarne il messaggio che l’autore vuole comunicare. Dovendo sceglierne uno, mi viene in mente una delle mie poesie preferite, una delle più famose del poeta Dino Campana:

In un momento (a Sibilla Aleramo, 1917)

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose

P. S. E così dimenticammo le rose.



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Questo poeta, l’ho scoperto, una quindicina di anni fa, sentendone parlare per la prima volta ascoltando la canzone “Dino Campana “ (Traccia n° 8 - Album Mon trésor, 1997) del cantautore Massimo Bubola.

Dino Campana (testo e musica di M. Bubola)

Pochi l'hanno capito, molti l'hanno deriso
quel poeta ragazzo, quanti l'hanno ucciso
quanti critici sciocchi, poeti da salotto
quanti illustri colleghi gli cancellarono il volto
Ieri ho sognato Dino Campana
col fantasma di Ofelia nella pallida luna
e si scambiavano gli occhi per capire più il mondo
le lenti delle lacrime, le lenti dell'incendio
lui non voleva la pace e non voleva la guerra
solo gettare quel ponte tra l'infinito e la terra
lui non voleva un amore per ripararsi dal cielo
così discese all'inferno per salvarsi dal gelo
Ieri ho sognato Dino Campana
scendere giù dal Falterona
e cadergli vicino una stella lontana
e coprire di sangue quella nera montagna
E di Dino Campana leggevamo la sorte
nelle luci più scure, nelle più chiare ombre
dal dolore bambino di una madre distante
alla sua breve vita, alla sua lunga morte
lui non voleva la pace e non voleva la guerra
solo gettare quel ponte tra l'infinito e la terra
lui non voleva un amore per ripararsi dal cielo
così discese all'inferno per salvarsi dal gelo
Lui non vinse mai il Nobel
e neanche un premio qualunque
ma fu un puro poeta dalle segrete,
immense onde
e morì in manicomio, dimenticato dai giorni
che troppi elettroshock gli bruciarono i sogni



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Per capire e conoscere Capanna molti letterati dicono che bisogna non farsi condizionare dal fascino della sua “leggenda”.

Perché esiste un mito e una leggenda Dino Capanna? Semplice, perché a leggere la sua biografia, si resta affascinati dalla sua breve ma intensa vita (1885-1932).
Dicono che era un pazzo, visionario, un uomo che alternava momenti di lucidità a gesti di follia estrema. Da ragazzo fu ricoverato (su richiesta dei genitori) per brevi periodi in una casa di cura, per via delle sue crisi nervose e per i suoi continui sbalzi d’umore. Più che uno studioso o un letterato lo descrivevano come un vagabondo trasandato, che vagava per luoghi e città con due o tre libri sotto braccio. Viaggerà molto, si dirà per sfuggire dalla famiglia e dal paese natio dove già in età adolescenziale era schernito e deriso per la sua fragilità psichica. Questo suo pellegrinare lo porterà in giro per l’Italia, l’Europa, spingendolo sin oltreoceano in Sud america (Argentina). Vivrà d’espedienti, una volta ricco e benestante, un'altra “spiantato” senza soldi; si troverà coinvolto in risse e sarà arrestato, lo ritroveranno ferito e ricoverato in ospedale, spesso veniva denunciato per vagabondaggio; tutto questo facendo i mestieri più disparati (musicista, pittore, operaio delle ferrovie, arrotino, poliziotto, pompiere, marinaio e chissà quale altro lavoro). Finì il suo vagabondare con il ritorno al paese natio (Marradi). Prima di abbandonare definitivamente gli studi, frequentò per un paio d’anni la facoltà di chimica, una scelta ritenuta sbagliata da lui stesso, avrebbe voluto studiare lettere; in quel periodo incominciò a raccogliere tutti i suoi scritti e appunti per trasformarli in poesie e prose. Già quanto detto basterebbe per farne un personaggio da romanzo ( Sebastiano Vassalli 1990, “La Notte della cometa. Il romanzo di Dino Campana.” ). Come la sua vita, anche la sua unica opera letteraria, i “Canti Orfici”, è spunto per alimentare il mito del “poeta maledetto”. L’opera, scritta a mano e consegnata a illustri letterati fiorentini per un autorevole parere, fu smarrita e costrinse il poeta a riscriverla interamente a memoria. Ampliata e pubblicata a proprie spese, usci nel 1914. I “Canti Orfici” non ebbero un immediato successo, ma attirarono comunque le attenzioni su questo giovane poeta. Attenzioni particolari gli dedicò anche la scrittrice Sibilla Aleramo, con cui ebbe un’intensa e turbolenta storia d’amore. Per Sibilla lui scrisse passionali lettere d’amore e poesie. La fine della relazione con la scrittrice purtroppo coincise anche con il gravarsi delle condizioni psichiche di Campana. Arrestato nuovamente per vagabondaggio nel 1917, fu in seguito internato in un ospedale psichiatrico dove vi rimase sino alla morte, nel 1932. Anche in “manicomio” continuò a far parlare di se, ci lascerà numerose testimonianze, raccolte in un libro postumo dal suo psichiatra( Vita non romanzata di Dino Campana. Dello psichiatra Carlo Pariani) che aiutarono gli studiosi di letteratura a collocare temporalmente e a riconoscere i luoghi dei componimenti contenuti nei“Canti Orfici”.


Ecco un altro suo scritto (Dai “Canti Orfici” Dino Campana ):

La petite promenade du poète

Me ne vado per le strade
Strette oscure e misteriose:
Vedo dietro le vetrate
Affacciarsi Gemme e Rose.
Dalle scale misteriose
C’è chi scende brancolando:
Dietro i vetri rilucenti
Stan le ciane commentando.
La stradina è solitaria:
Non c’è un cane: qualche stella
Nella notte sopra i tetti:
E la notte mi par bella.
E cammino poveretto
Nella notte fantasiosa,
Pur mi sento nella bocca
La saliva disgustosa. Via dal tanfo
Via dal tanfo e per le strade
E cammina e via cammina
Già le case son più rade.
Trovo l’erba: mi ci stendo
A conciarmi come un cane:
Da lontano un “ubriaco
Canta amore alle persiane”.



link Immagine CC0 creative commons

Quando mi capita di sentire citazioni o versi di “Dino Campana” è sempre poesia.

Ubriaco canta amore (testo e musica di Bandabardò)

È una notte senza luna
ubriaco canta amore
alla fortuna
Senza freddo e senza pane
"ubriaco canta amore
alle persiane"
Seduto sull’asfalto che fuma
sembra un tempo da Medioevo
qualcuno dice che è un pazzo
un altro dice che non è nessuno
Per la gente nervosa in attesa del lieto fine
chi mangia solo terra e acqua
è un errore da digerire!
È una notte senza luna
ubriaco canta amore
alla fortuna
Senza freddo e senza pane
ubriaco canta amore
alle persiane
Lui sa di avere ragione
sa di essere felice e sulla sua pelle nera
scrive un nome di vernice
Alla gente distratta in attesa del lieto fine
lui risponde con il vento
Io sono il più contento
È una notte senza luna…


Con questo post, partecipo al contest di poesia lanciato da @fulviaperillo "Preferenze poetiche"

Saluti Kork75

Fonti; Biografia Dino Campana
Fonti; Canti Orfici

Sort:  

Bello! Un grande il Campana! Spirito ribelle!

Grazie! e già uno spirito ribelle! Saluti Kork75

Un bellissimo post. Le poesie che vi sono all'interno sono molto belle e coinvolgenti.
Ho aperto il post essendo stata attirata dal titolo che mi ricordava la canzone della Bandabardò e, infatti, eccola qui. Non ero a conoscenza della sua storia ma, da loro grandissima fan, ho scoperto una cosa nuova!
Ho canticchiato la canzone mentre leggevo 😂

Ciao, è vero sia le poesie che le canzoni sono molto belle e coinvolgenti...sono contento che ti è piaciuto il contenuto del post😂. Un saluto kork75 🤗

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