Mi chiamo Arthur Miller...(di Kork75)

in #ita6 years ago (edited)

Mi chiamo Arthur [email protected]

13 novembre 2018, Golfo del Messico a cinquanta miglia (circa) dalla costa.

Mi chiamo Arthur Miller, di Baton Rouge in Luisiana, ho cinquantatré anni e sono un ingegnere meccanico imbarcato (o fino a poco tempo fa lo ero) sulla piattaforma petrolifera Blue Sea. Adesso mi trovo su questa zattera di salvataggio, è notte, sono ferito (ho una brutta ustione) alla gamba destra. Su tutto il corpo ho dei dolori lancinanti, forse oltre alla gamba ustionata devo avere anche qualche costola incrinata (o peggio, delle lesioni interne!), se non mi trovano al più presto, sono morto! Il mare è una distesa nera tutt’uno con il cielo, non ci sono stelle e luna, è notte o tardo pomeriggio? E chi può dirlo. L’onda lunga mi da anche un senso di vomito (ci vuole anche il mal di mare!). Quando ho ripreso i sensi, avevo i polsi legati con delle cimette ai maniglioni della zattera, penso per resistere al mare mosso. Mi sono o mi hanno legato? Facciamo mente locale su quanto è successo, si mi ricordo, l’esplosione. La Blue Sea ha preso fuoco, uno spaventoso incendio e poi è saltato tutto in aria, ma io? Dai Arthur devi restare lucido, non devi perdere i sensi. Qua da qualche parte ci devono essere un vhf e dei razzi di segnalazione, forse questo salvagente collettivo ha un gps? No. mi sembra di no, che sfiga! Intanto pensa, tieni attiva la mente, ti staranno cercando, resisti. Ecco, ora ricordo, sono smontato di servizio (il turno delle 14.00-18:00), mensa, doccia e sala Tv. Poi ho sentito l’allarme d’emergenza e dall’interfono la comunicazione “incendio, incendio,incendio”, non era una dannata esercitazione. Sono corso sul ponte di volo, al punto di raccolta, dalla fretta non avevo nemmeno indossato il giubbotto di salvataggio. Pioveva e il mare era in tempesta, vedevo l’incendio sentivo le urla della squadra di pronto intervento, ma dal fumo non vedevo nessuno e poi, l’esplosione. Probabilmente l’onda d’urto mi ha scaraventato in mare con un volo di quindici metri, che fortuna svegliarmi qui sopra ancora vivo. Chissà a casa, già sapranno dell’accaduto? Immagino Susan e i ragazzi, oddio. Arthur, resta sveglio, coraggio. Ecco il kit di sopravvivenza. La razione viveri c’è, il kit per la pesca (cosa me ne fotte!) ecco quello di pronto soccorso (si, qua ci vuole un chirurgo altro che il disinfettante). E le bottigliette d’acqua?Eccole, acqua da bere finalmente. Magari adesso avessi il mio cellulare per chiamare aiuto, ma qua non prenderebbe, dove cavolo saranno il vhf e razzi? Arthur resta vigile, ricordi altro? Dopo la sala Tv? Sì la postazione internet (avercelo internet adesso), li ho controllato la posta, ho scritto un email a Ketty (forse due, anche quella con le foto che piacciono a lei, “porcellina mia”) E poi e poi? L’email a Susan! No questo, No! Quest’Arthur non lo dovevi fare!sei proprio un miserabile!

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13 novembre 2018, Baton Rouge - Brusley, Luisiana (U.S.A)

A Baton Rouge era un mattino soleggiato, l’uragano del giorno prima fortunatamente aveva solo sfiorato la costa della Louisiana e nella cittadina di Brusley era scesa solo qualche goccia. L’agente del “Bureau” Jessica Brown, il funzionario del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti Mike Rodriguez e il consulente legale della compagnia australiana New Energy (per conto dell’Ocean Oil) Simon Martin, si erano fissati appuntamento per le undici al numero quindici di Main Street a Brusley, davanti all’abitazione della famiglia Miller. La casa dei Miller è una villetta a due piani di mattoni rossi in stile americano, con giardino ben curato, il garage con il suv parcheggiato fuori e una bella staccionata bianca. I due federali a bordo della macchina di servizio dell’agente Brown, parcheggiarono, dove trovarono posto (non erano gli unici a quanto pare ad aver fatto visita a Susan Miller) dietro la casa, vicino alla piscina privata e all’area barbecue, mentre Simon Martin era già sul posto che li aspettava. Susan aveva ricevuto una telefonata tre giorni prima (alle venti del 10 novembre) da un addetto dell’Ocean Oil che la informava del disastro. Da quel momento fu un susseguirsi di pianti, rabbia e disperazione. La casa si era riempita di parenti e amici. Ci fu una lunga veglia, fatta di dirette televisive e di continue telefonate con il “Centro di Soccorso della Guardia Costiera” di New Orleans, che coordinava le operazioni di ricerca. La Blue Sea era una piattaforma di perforazione di proprietà della Ocean Oil, una società di servizi per il mondo petrolifero, sotto contratto con la compagnia Australiana New Energy . Suo marito Arthur, lavora per la compagnia a bordo delle piattaforme da circa ventidue anni. L’uomo è uno stimato ingegnere meccanico, con un ottimo stipendio. Ben voluto e conosciuto in tutto il quartier di Brusley, erano anni ormai che alternava tre settimane di lavoro in mezzo al mare e tre settimane a casa. La famiglia Miller è composta oltre che da Susan, dai loro due figli ormai adulti, Philippe di ventisei anni e Pamela di diciannove. Philippe dopo la laurea in lettere si era trasferito nel West Coast, mentre Pamela aveva trovato lavoro come cameriera in un locale di New Orleans. Philippe, si era messo subito in viaggio ed era arrivato da poche ore, invece Pamela aveva passato le ultime due giornate nella sede della società Ocean Oil a New Orleans in attesa di notizie.

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I tre suonarono il campanello, alla porta li accolse Susan. Susan è una bella donna sulla cinquantina, alta, bionda con occhi verdi che non passa certamente inosservata, e anche in quei drammatici momenti aveva attirato l’attenzione di Rodriguez. “Buongiorno signora Miller” disse il consulente legale della compagnia.“Sono Simon Martin dell’Ocean Oil, ci siamo sentiti ieri sera”. La donna asciugandosi le lacrime e sorretta da un amica li fece entrate. Li accomodò in soggiorno, mentre l’amica andò in cucina a preparare il caffè per gli ospiti. Oltre a loro in casa c’erano almeno altre dieci persone, tra parenti e amici, tutti a dare sostegno alla famiglia Miller. Prese la parola l’agente Rodriguez, “ Siamo addolorati per quanto è successo. La situazione è questa, il dieci novembre alle ore diciassette circa la Blue Sea aveva terminato la perforazione di un pozzo nell’area denominata Alfa-One. Lavoravano al il più profondo pozzo di gas e petrolio mai perforato, quasi 1100 metri di profondità. Durante le fasi finali di realizzazione del pozzo nelle acque profonde del Golfo del Messico intorno alle ore diciannove, si è verificata un'esplosione che ha provocato un incendio ed innescato un'immensa fuoriuscita di idrocarburi”. Il funzionario dando un sorso al caffè, prosegui, “ In seguito all'esplosione, 120 dei 145 uomini a bordo sono riusciti a evacuare l'impianto. Cinque corpi sono stati recuperati. Cinque operai hanno riportato ferite gravi, mentre 15 risultano dispersi e tra questi suo marito, Arthur Miller”. Susan, ascoltava con attenzione abbracciata all’amica. Prese la parola, il rappresentante legale della compagnia, “ Nonostante tre giorni di pattugliamento dell'area, da parte della guardia costiera e delle squadre di soccorso, non demordiamo. Pagheremo noi le operazioni di ricerca se è il caso. L'impianto ora si trova a settanta miglia dalla costa. Le condizioni del tempo e l’uragano che ha interessato l’area hanno reso difficili le operazioni di ricerca, ma noi non molleremo, fin che non abbiamo la certezza del recupero di tutti i dispersi!”. Al termine dell'esposizione dettagliata dei fatti, Susan scoppio in un pianto interrotto. Simon Martin l’abbraccio, la porto in disparte e la saluto. Lasciò la casa con una raccomandazione, ”Signora Miller, mi raccomando, per qualsiasi cosa non esiti a chiamarmi. Si ricordi che la compagnia e sempre stata vicino alla sua famiglia. Questo è assegno di cinquantamila dollari, diciamo per le emergenze del momento. Lo prenda, è nel momento del bisogno che bisogna stare uniti. Arrivederci e coraggio”. Intervenne poi l’agente Brown,”Susan, mi stia a sentire è importante. Suo marito è un ingegnere, c'è un’indagine federale in corso per saperne di più sulle cause dell’incidente. L’Ocean Oil è indagata per omicidio colposo e disastro ambientale. Dobbiamo sapere se la compagnia nascondeva qualcosa in merito al corretto funzionamento dei sistemi di bordo, ci può aiutare? Capisco il momento, ma chiudere il prima possibile è importante sia per noi che per i federali”. Susan, “Che cosa volete sapere? Arthur parlava poco del suo lavoro, quando tornava per le tre settimane di riposo”. Jessica,”Stiamo raccogliendo tutto quanto sia utile. Anche eventuali messaggi o email scambiate, che possono darci una pista su qualcosa da indagare. Inoltre le ricordo che tra non molto avremo un mandato di perquisizione, suo marito è nel registro degli indagati.”. Susan stizzita, rispose all’agente“ Volete le email tra me e Arthur, mi segua di sopra nella camera che era dei ragazzi, li ho lì il pc. Inoltre le ricordo io! Che da quando partiva sino al suo ritorno, ci sentivamo e scrivevamo raramente. Solo gli auguri delle feste, compleanni e qualche anniversario!”.Jessica acceso il computer, entra nel profilo della sigora Miller. Ecco l’ultima email di Arthur.

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[email protected]

A: [email protected]
10/11/2018 18:55
Oggetto: A Susan.
T’invio questa email per dirti che la nostra storia finisce definitivamente qui. Molte volte tante parole non servono per dire e fare certe cose, forse questa è una di quelle volte. In questi ultimi cinque anni, da quando i ragazzi hanno lasciato la nostra casa per seguire il loro cammino, qualcosa tra noi è cambiato. Ora ti farai delle domande e ti chiederai come possibile che la nostra relazione possa finire dopo tanti anni. Per questi trentanni anni penso di essere stato un buon marito, ma orami eravamo come due estranei in casa, e la nostra storia ne risentiva anche nell’intimità (non mi ricordo l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore). Quando ero lì, era un continuo litigio sino al giorno della mia partenza e anche quando stavo via per settimane, non ci sentivamo quasi mai. Il nostro rapporto con gli anni aveva perso di significato, forse non ci amavamo più da un bel po’, ma nessuno dei due aveva il coraggio di dirlo. Il nostro matrimonio era arrivato ormai al capolinea, restavamo insieme solo per Pamela e Philippe, questo lo sai anche te. Questa situazione di separati in casa, mi ha portato a cercare qualcosa altrove. Ora voglio essere il più chiaro possibile, ho un'altra. Lei si chiama Ketty, si proprio quella Ketty che telefonava a casa cerando Philippe. Ci siamo conosciuti alla festa di laurea di nostro figlio e da allora viviamo una relazione clandestina. Era giusto che te lo dicevo, ed era giusto che ponevo fine alla nostra unione, perché il rimorso mi divorava e lo dovevo sia a te che a lei. Non penso che il nostro matrimonio sia stato un fallimento, anzi in questi anni abbiamo costruito una famiglia meravigliosa e l’amore per i nostri figli resterà sempre al di sopra di tutto. Ma oggi, ho bisogno di riprendere in mano la mia vita, e quindi il mio augurio e che anche tu prosegua per la tua strada e realizzi ciò che questa nostra relazione ti aveva precluso. Inutile fare tanti giri di parole me ne vado, non tornerò a casa. Appena riuscirai a metabolizzare il tutto ti chiamerò e trovero il coraggio per dirti queste cose per telefono. Penso che ormai Baton Rouge non sia più la mia città. Ti lascio la casa, i soldi in banca, il suv e tutto quello che posseggo di personale li da te (puoi anche buttare o bruciare tutto!)ma non chiamarmi, ho già parlato con un avvocato che ti contatterà per le pratiche della separazione. Vedi te se vuoi e in che maniera dirlo ai nostri figli. Ti lascio senza rimpianti, se vuoi prendertela e arrabbiarti con me fai pure, ma devi sapere che ora sono finalmente felice e che sto per cominciare una nuova vita!
Buona fortuna!
Firmato: il tuo ex marito Arthur
P.S.: se stai cercando di trovarmi, non farlo: io e Ketty stiamo andando a vivere insieme in Florida!

Jessica Brown, resto immobile davanti allo schermo rileggendo più volte l’email. Aveva già capito che un viaggio in Florida da una certa Ketty gli toccava di sicuro, poi prese la parola, ”Susan, sono veramente dispiaciuta, non ho parole. Qualcun altro conosce il contenuto di questa email? L’ora è poco prima dell’esplosione, questo non vuol dire che Arthur non c’è l’ha fatta! Inoltre ho bisogno di sapere se…, scusa hai risposto ad Arthur?”.Susan, che fino al quel momento era rimasta a fissare il vuoto fuori dalla finestra, si volto verso l’agente e rispose, “Sì, leggitela da sola la risposta. Ora scusa, ma di sotto ho gente che mi aspetta. Quando hai raccolto quello che ti serve, chiudi la porta”.

[email protected]

A: [email protected]
10/11/2018 18:59

Oggetto: Muori, lurido Verme!



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Con questo post partecipo al contest settimanale indetto da @spi-storychain con tema ed ambientazione decisi da @road2horizon
Tema : L'amore in internet
Ambientazione : Giorni nostri
Saluti Kork75

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Mi è piaciuta molto l'impostazione che h dato alla tua storia.

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Grazie😂 Saluti Kork75 🤗

Niente, sono sbalordito, davvero bravo. Perché non cominci a scrivere libri? Sempre se non lo fai già eheh

Grazie 😂sono contento che ti è piaciuto il mio racconto.😅Scrivo da poco e qua su Steemit da un mese. Diciamo che quando sono ispirato mi diverto! Un saluto kork75 🤗

Davvero una bella fantasia!! Ma lui si salverà su un'isola come Robinson Crusoe e ci sarà la seconda parte?

Grazie 😂!Non lo so se se si salverà e se ci sarà il lieto fine😊 Comunque da come si sono messe le cose per lui... è meglio un isola🏝 deserta che tornare a casa dalla moglie 👊. Saluti Kork75😂

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Bello, mi ha ricordato gli eventi della Deepwater Horizon. Forse era successo anche qualcosa di simile.

Certo che se qualcuno mi lasciasse per email scrivendo pure “era giusto che te lo dicevo” non credo reagirei molto meglio della signora Miller 🤣 #grammarnazi

Grazie, sono contento che ti sia piaciuto😂La Deep water Horizon è stata una tragedia, ne stiamo pagando ancora oggi le conseguenze ed è giusto ogni tanto ricordarlo.La signora Miller❓😕 chissà se non nasconde qualcosa anche lei come il marito😂magari la userò come spunto per altri racconti 😂 Saluti Kork75 🤗

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