Le rose (un racconto theneverendingcontest by @kork75)

in #ita5 years ago

Silvia rincasò volgendo lo sguardo alle minacciose nubi. Il cielo si fece nero e poco dopo echeggiarono i primi tuoni seguiti dal lampo di un fulmine. La ragazza, si tolse il cappotto bagnato, entrò nel soggiorno, salutò con un cenno della mano la sorella, guardò fuori dalla finestra e vide solo un cinereo muro d’acqua. Si asciugò il volto e fu sollevata che l’inaspettato acquazzone riuscì a occultare le lacrime di rabbia che l’accompagnarono lungo il tragitto verso casa. Giunse la sera. Il temporale, le luci annebbiate e il rumore del traffico cittadino la resero tristemente malinconica, ma fu una malinconia dolce e rasserenante. Rimuginò parecchio, ma si accorse che allontanarsi definitivamente da Martino non la spaventò e angosciò più del dovuto, anzi fu quasi sollevata che la loro storia d’amore finisse proprio in un giorno di pioggia, umido, vischioso, tetro.
“Che noia. Piove, furiosamente, sgarbatamente e senza riguardi! Eppure, sembrava che ieri si fosse rasserenato…” Esclamò la sorella Elisa sdraiata davanti alla televisione.
“Quello squarcio d’azzurro nel cielo grigio e quel pallido sole, mi avevano fatto sperare… Invece era tutto uno scherzo. Cosa stai guardando?” Replicò malinconica Silvia chiudendo le tende, per poi sedersi a fatica sul divano accanto alla sorella minore, costringendola a spostarsi a suon di spintoni e sottraendole per dispetto il telecomando dopo una improvvisata zuffa di cuscini. Pur essendo a pochi giorni dall’inizio della primavera, quel violento temporale fu la degna conclusione di un inverno gelido, che lasciò per sempre un segno indelebile nel ricordo e nel cuore delle due ragazze alle prese con i loro amori postadolescenziali. Si sentì suonare il campanello e pochi minuti dopo la nonna Giuseppina fece capolino nel soggiorno con le braccia cariche di un gran mazzo di rose.



Immagine CC0 creative commons

“Ragazze hanno portato questi fiori… Non c’è nessun biglietto. Sicuramente sono per voi”, disse sorridendo la nonna, che si ricordò dei regali che le nipoti ricevettero per il giorno di San Valentino.
“Per noi?” Domandò Elisa alzandosi svogliatamente dal divano.
“Sarà un pensiero di Enzo, il nuovo spasimante di Elisa”, sghignazzò Silvia, ricevendo un’occhiataccia da parte della sorella.
“Enzo? Non si chiamava Piero?”
“Nonna, quello era quello della settimana scorsa”, incalzò punzecchiando Silvia.
“Magari sono per Silvia da parte di Martino. Non lo facevo un tipo da fiori e regali, ma state ancora insieme?” Domandò curiosa Elisa, che non ricevette risposta.
“Sicuramente non sono per me”, troncò bruscamente Giuseppina notando lo sguardo nervoso della nipote Silvia.
“No, no, mamma, non t’impressionare. I fiori li ho comprati io. Mettili in un vaso. Attendo una visita”, intervenne Arturo il padre delle due sorelle. L’uomo che intravvide la scomoda domanda maliziosa negli occhi della madre ammise:
“Si, hai indovinato: una donna. Ti stupisci, vero? E, se decidessi di avere una fidanzata?”
Le tre restarono per un attimo allibite.
“Papà ma chi è? La conosciamo? Caterina? Si non può essere che lei”, lo provocò Silvia.
“Adesso basta, un po’ di privacy…” Rispose stizzito il padre, che bruscamente lasciò il soggiorno.



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La snella figura, della bionda ed elegante signora Caterina a Elisa gli balzò così viva nel pensiero che gli parve di averla davanti agli occhi. Ricordava l’esclamazione di gioiosa sorpresa del padre quando il giorno prima l’avevano incontrata davanti al portone di casa, la ragazza aveva sempre sospettato che lui l’amasse in silenzio e da lungo tempo.
“Oh, finalmente si è deciso di farsi avanti, era ora. Il suo languido sguardo d’innamorato e il suo sorriso da ebete ogni volta che la incontravamo non lo reggevo più”, commentò Elisa.
La nonna mise le rose ancora bagnate dalla pioggia nel vaso sul tavolo, poi si rivolse alle nipoti:
“Sguardo languido? Certo, l'amore è, più sovente, una vicenda visiva… Quante cose si possono intuire da uno sguardo e dagli occhi di un uomo innamorato, poi vi sono amori e amori, ognuno ha la sua stagione e la sua ora. Taluni vogliono la primavera e le ore di luce. Altri non vivono che in estate e sotto le stelle. Altri ancora prediligono l'autunno e i crepuscoli... Quello di vostro padre, come i vostri sono nati in inverno, dove magari le percezioni visive si attutiscono, dalla nebbia, dal gelo, dalla pioggia, ma il cuore continua a battere caldo e a sospirare d’amore… Sono contenta per lui, che dopo anni ha ritrovato l’amore”. Tagliò i gambi, osservò la spina che gli si conficcò nel dito e pensò per un attimo al doloroso divorzio del figlio. Accortasi che le ragazze non la stettero a sentire e che ripresero chiassosamente a bisticciare, per chissà quali futili motivi, concluse:
“Come c'è una stagione per i fiori cosi v'è una stagione per gli amori…Poi come si dice: non si può odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto…”.


Con questo racconto partecipo al theneverendingcontest n° 64 S4-P3-I2 - Contest
Il tema e l'ambientazione sono quelli proposti da @piumadoro, vincitore del contest n° 63 S3-P3-I2:
Tema
Con gli occhi innamorati
Ambientazione
Una giornata di pioggia
Saluti @kork75

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bel racconto e delicate descrizioni, ma i nostri sono tempi davvero critici per le storie d'amore

Grazie. Un saluto kork75

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