La fuga [theneverendingcontest] (by @kork75)

in #ita6 years ago

La fuga

Quel giorno presi l'intercity Milano Centrale – Livorno, trovai quasi subito il mio posto e aprii lo zaino, che un agente speciale mi aveva consegnato poco prima al binario diciannove. Dentro come sempre, un tablet, uno smartphone, un portafoglio con documenti falsi e mille euro in contanti. Guardai la patente di guida e il mio nome ora era Giacomo Guastalla (ma in cuor mio so che mi chiamo, Franco), ma per l’ Organizzazione da due mesi a questa parte sono l’agente speciale Lupo, un custode. Avevo circa due ore per imparare a memoria e poi cancellare il file in word che conteneva le mie istruzioni. Dovevo scendere a Levanto (Liguria), pernottare per quattro giorni al residence Belvedere e rimanere lì in attesa di nuovi ordini. Il mio prossimo contatto era l’agente speciale Tigre. Memorizzato, quanto bastava per entrare nel personaggio di Giacomo detto Jack (viticoltore ticinese, in viaggio alle Cinque Terre per lavoro), accesi il cellulare, impostai il mio screensaver preferito (The Wall), mi misi le cuffiette e feci partire Wish you were here (già, amo i Pink Floyd). Il treno arrivò a Genova e proprio davanti a me si sedette una bella ragazza mora, capelli a caschetto e occhi verdi; curiosamente aveva la maglietta di Dark Side Of The Moon, attillata al punto giusto da attirare la mia attenzione.
“ Ciao sono Monica, quello è l’ultimo modello di cellulare. Bello!”
“ Si penso di sì. Devo ancora capire come si mette la suoneria”
“ Se vuoi ti aiuto io? L’immagine dello sfondo è proprio una figata, ti piacciono anche a te i Pink-Floyd?”



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La bella Monica era di Levanto (altra coincidenza) e lavorava nella focacceria di famiglia. Parlammo per tutta l’ora del viaggio, cosi potei entrare a pieno titolo nel personaggio di Jack, tanto da tenere una lezione dettagliata sull'innesto della vite (in realtà ricordavo solo le prime tre righe, che ero riuscito a leggere dagli allegati in PDF, relativi alla mia copertura). Grazie alla compagnia dei suoi occhi verdi come il mare (mare che ogni tanto intravvedevo dal finestrino del treno tra una stazione e l’altra), il viaggio mi sembrò cortissimo. Arrivati a destinazione, la aiutai con le valige e lei m’indicò il residence Belvedere. Le promisi che sarei passato sicuramente a trovarla al lavoro, per assaggiare la sua famosa focaccia al formaggio. Il residence Belvedere si trovava proprio nel centro dell’abitato, ad accogliermi il proprietario, l’anziano signor Marcantonio.
“ Giacomo Guastalla di Lugano?”
“ Si sono io, buon pomeriggio”
“ Si già. Bene queste sono le chiavi del suo appartamento. Qui l’ascensore non c’è, deve salire al terzo piano. Serviamo solo la colazione, gli orari sono scritti sulla porta. E’tutto!”
Lanciandomi le chiavi sul bancone della reception pensai, ecco la tipica ospitalità ligure.
Mi avevano affittato una stanza con una terrazza che dava sui tetti, ma dal lato destro si vedeva il mare, gli scogli e anche un pezzo di spiaggia. Aprii la finestra e mi accorsi che il sole stava tramontando. Tutto intorno a me era di un magico color rosso. Dai vicoli sottostanti potevo udire i rumori dei piatti dei ristoranti e le comande dei camerieri. Saliva sin dentro la mia stanza, il profumo del pesto e l’odore meno piacevole della frittura di pesce, che comunque mi mise appetito. Quando il sole scese definitivamente dietro agli scogli, calò il buio nei carruggi e si accesero i lampioni, puntualmente si fecero vive zanzare e moscerini, ma del Tigre il mio contatto, ancora niente. Mi feci una doccia, indossai una polo, un paio di bermuda e degli zoccoli (abbigliamento ovviamente non scelto da me, ma dettato dalle istruzioni d’acquisto, che mi erano state date il giorno prima al mio arrivo a Milano) scesi a cercare un ristorantino, dovevo cenare. Non potevo comunque crederci che l’Organizzazione mi stesse pagando, una vacanza al mare.



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Ormai erano passati quattro giorni e del Tigre, nessuna traccia. Mi alzai al mattino presto per vedere il sole sorgere da dietro i tetti, guardando in direzione del mare, sentivo i versi dei gabbiani e mi fermai estasiato a guardare il volo delle rondini. I rumori frenetici dei locali della sera avevano lasciato posto al silenzio e così riuscivo anche a sentire il lento movimento del mare in risacca. La brezza fresca del mattino portava un odore misto di legno di barche e salino, l’intenso profumo di focaccia che proveniva dai forni, mi fece pensare a Monica. Speravo di rincontrarla, l’avevo cercata senza dare troppo dell’occhio, ma niente, sparita. Sotto di me nel vicolo, un uomo con delle canne da pesca in mano tornava a casa. Mentre apriva il portone, diede un pesciolino a un gatto che in un attimo sparì (come la mia “ragazza” dagli occhi verdi). Scesi per la colazione e trovai Marcantonio dietro il banco del bar, intento a preparare caffè e cappuccino a una coppia di americani.
“ Buongiorno, anche oggi c’è il sole”
“ Buongiorno, devi fare colazione?”
“ No, amo guardarti mentre fai il caffè. Certo che devo fare colazione”
“Allora abelinato, serviti da solo”
Ormai avevo fatto l’abitudine allo scorbutico proprietario del Belvedere, ed eravamo entrati anche in confidenza. Oltre alle donne (soprattutto se americane) gli piaceva il calcio e amava giocare a un gioco di carte, chiamato cirulla. In compagnia dei suoi amici, passava tutte le serate, bevendo vino e fumando un puzzolente toscano sotto il portico del residence. Tra una mano e l’altra di cirulla, raccontava vecchie storie di mare e di quando da giovane navigava, girando il mondo da Buenos Aires a Città del Capo.
“ Marcantonio, ma te non hai detto di essere juventino? Cosa ci fanno gli stemmi del Genoa e della Sampdoria alla reception?”.
“ Sono lì per ricordarmi che nella vita esistono anche le disgrazie. Come gli svizzeri che mi pagano in franchi”.
“ Sì, ma io pago in euro e in contanti”
“ Mi stai antipatico lo stesso, brutto galuscio”.



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Trascorsi le mattinate nuotando, nei pomeriggi invece passeggiavo lungo i sentieri a picco sul mare. Dovevo tenermi in perfetta forma fisica, come richiesto dall'Organizzazione ai suoi agenti operativi. Era di sera che amavo girare per le vie del borgo per poi fermarmi a cenare in un ristorantino dove ero diventato un cliente abituale. Sempre seduto allo stesso tavolo, avevo riscoperto i piaceri della tavola. Piaceri che avevo dovuto reprimere durante il duro addestramento, dove la macrobiotica e le sue rigide metodologie alimentari erano state alla base dei miei pranzi e delle mie cene, al centro di reclutamento agenti speciali. Ammaliato dagli sguardi di Giorgia (la bella cameriera del ristorante, il Brigantino), attaccai discorso e diventammo amici. Un paio di volte, andai con lei nel retro del locale a fumare e dopo qualche bicchiere di vino di troppo, mi raccontò della turbolenta relazione con il suo ex marito. Con commozione mi raccontò degli incontri nascosti di lui con la sua miglior amica. Una serie infinita di bugie, per ritagliarsi con un pretesto serate libere, per amoreggiare con lei. Il più classico dei tradimenti.
“Sai Jack, un giorno lui tornò a casa e mi disse, che non mi amava più. Continuò dicendomi che la nostra storia era stata bellissima, intensa e splendida, ma che non dovevamo rovinarci il presente e futuro solo per rimanere fedeli a un’idea che non cera più”.
“ E te cosa hai fatto?”
“ Gli ho tirato un pugno sul muso!lo sapevo che si vedeva con la stronza. Il paese è piccolo e le voci girano ”
“ Ma ora stai con Piero?”
“ Diciamo di si!”
Poi come tutte le sere, verso le undici il proprietario Piero prendeva la chitarra e si sedeva al tavolo con i clienti e cantava i suoi stornelli in vernacolo. Quella sera alla mia sinistra si sedettero tre giovani turiste tedesche, spinto da Giorgia, mi unii al loro tavolo; tra antipasti di mare, spaghetti al nero di seppia e grigliata mista il tutto innaffiato da vino bianco, rispolverai il mio tedesco. Piero occupò un posto in mezzo a noi e si lancio nelle sue massime filosofando, io divertito, traducevo dall’italiano al tedesco per le nostre giovani amiche. I discorsi di Piero parlavano di amare, tradire, lasciarsi e riprendersi.
Aveva una teoria tutta sua sul tradimento, diceva che il primo campanello d’allarme erano i regali, le gentilezze e i fiori da parte degli uomini, perché secondo lui gli uomini sono abili mentitori a differenza delle donne, più sincere. Le donne, continuò,
“ Quando arriva un altro, lasciano marito e fidanzato. Conosco invece uomini che mentono e tradiscono da anni e riescono a mantenere un perfetto equilibrio tra lui, lei e l’altra”.
Intervenne Giorgia,
“ Sì ma lui non farà nessun “triangolo” o gli pianto un pugno dritto sul suo nasone!”
Scoppiammo tutti a ridere e ci facemmo un altro giro di limoncino. Si continuò, tra una bevuta e una cantata, “che ti fanno passare, la fatica della vita", come diceva Piero, sino all'ora di chiusura del locale. Salutai tutti e con un gran mal di testa, barcollai per i vicoli cercando di non cadere e finalmente arrivai al residence; mentre salivo le scale per raggiungere la mia camera vedevo tutto tremare, erano gli effetti dello sciacchetrà, ero palesemente ubriaco. Mi tolsi camicia e pantaloni e mi lanciai sul letto, il mio pensiero andò agli occhi verdi e al sorriso di Monica, poi mi addormentai profondamente.



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Erano quasi le cinque del mattino quando fui svegliato bruscamente.
“ Forza in piedi! Dobbiamo andare!”
“ Chi sei? Cosa Vuoi?”
“Nessuno può osare!”
Questa era la prima parte della frase segreta che dovevo completare in caso di pericolo o annullamento della missione, mi tirai su dal letto e ancora con i postumi della sbornia pronunciai.
“Con buona riuscita ciò che natura gli nega”.
“Lupo dobbiamo andare. Sei in pericolo!”
Riuscii a mala pena a capire che cosa stava succedendo, che in meno di due minuti ero in strada in mutande e canottiera a correre dietro a un uomo, che cercava di salvarmi la vita. Era una tiepida notte estiva e il bagliore della luna illuminava i carruggi e anche se avevo sempre un gran cerchio alla testa, riuscivo a distinguere bene i contorni delle case, i portoni, le persiane, le lenzuola e teli da mare stesi alle finestre. Nel silenzio della notte si sentivano solo i colpi dei miei zoccoli sul selciato.
“ Lupo! Vuoi svegliare tutto il paese? Butta via quegli zoccoli!”
Ecco, ora ero pure scalzo.
“ Dove stiamo correndo?”
“ Alla spiaggia, ho una barca. Devi lasciare l’Italia, comunque io sono l’agente speciale Aquila . Un risolutore”
Non restai sorpreso di sapere che era un risolutore, visto come si stavano mettendo le cose e la mia repentina fuga.
Giunti sulla battigia, aiutai l’Aquila a mettere in mare il gozzo, una volta messo in moto il fuoribordo gli urlai contro tutta la mia rabbia e frustrazione.
“ Brutti bastardi! Ho accettato di tutto in questi ultimi sei mesi, ma dopo la missione in Olanda pensavo che sarebbe stato facile, invece no! Un incarico semplice si sta rivelando un casino!Tanto da chiamare un risolutore. Cosa sta succedendo?”
“ Tranquillo, siediti e calmati. La tua copertura è saltata. Qualcuno ha tradito. Il mio compito è scoprire chi”
Ancora nervoso e irrequieto mi sedetti al centro della barca con la testa tra le mani, l’agente segreto mi disse che la Setta mi stava tenendo sotto osservazione dalla mia partenza da Milano. La Setta come noi dell’Organizzazione ha i suoi uomini operativi in tutto il mondo. Ma questa era la prima volta da quando ero diventato un “uomo di campo” che avevo veramente rischiato grosso, mancare un appuntamento con un agente per lo scambio dello zaino è una grave compromissione.
Intanto ormai eravamo abbastanza lontani dalla costa e la barca procedeva ondeggiando a lento moto a luci spente, sotto la luce della luna e delle stelle.
“ Lupo a prora sotto il prendisole c’è lo zaino. Non ti preoccupare i miei uomini stanno ripulendo il residence. Faremo risultare che sei dovuto rientrare urgentemente in Svizzera nella notte, Marcantonio non sospetterà di niente. Inoltre è uno apposto, abbiamo già controllato”
“ Hai idea di chi ha tradito? E di chi sono gli agenti della Setta che mi seguivano?”
“ Il Tigre è sparito da tre giorni. Cosa grave, anche lo zaino che ti doveva dare. Poi stiamo indagando su chi hai frequentato dal tuo arrivo in paese”
“Ho cercato di tenere un profilo basso”
“Non mi sembra proprio. Pensaci bene?”
“Piero?Giorgia?Le tedesche?”
“Ti faccio un nome, Monica. Anche se quello non è il suo vero nome. Ma questo ora è un mio problema, non il tuo”
Al nome di Monica mi si era gelato il sangue. Lei un agente della Setta?Fidarsi solo di se stessi e degli uomini dell’Organizzazione, se dimentichi questo e ti rilassi, probabilmente fallisci.
“ Lupo stammi a sentire, dietro a quel promontorio c’è un yatch che ti porterà in Corsica. E’ tutta gente fidata, sono dei nostri. Aprirai lo zaino solo quando arriverai ad Ajaccio. Ricordati quello che è successo in questa missione, sai cosa succede se manchi per tre volte lo scambio di zaino?”
Non risposi, anche perché la mia espressione valeva più di mille parole.
Giunti sotto bordo, gli uomini dello yatch lanciarono una cima, accostata la barca salii dalla scaletta di poppa. Mentre mi voltai per salutare l’Aquila lui mi disse,
“ Franco,mi raccomando, siete voi giovani il futuro dell’Organizzazione non dovete permettere alla Setta di vincere e fermare il nostro progetto. Poi te sei un custode, sei di quanto più prezioso noi abbiamo”
“Come fai a sapere il mio vero nome?”
“ Sarai anche un custode, ma resti sempre un agente di terzo livello. Quando arriverai al primo come me, avrai accesso a tante cose. Buona fortuna”

To be continued…(forse)



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Con questo racconto partecipo a:
theneverendingcontest n° 19 S4-P4-I1 Contest di @spi-storychain
Il tema e l'ambientazione sono quelli proposti da @fulviaperillo, vincitore del contest n° 18 S3-P4-I1:
Tema
Tradimento
Ambientazione
Luogo di mare
Saluti @kork75

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ahah sapevo che non avresti scritto di un tradimento in senso tradizionale!!
Bella storia, si dai falla continuare!!

Grazie😉Un saluto kork75 😂

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Non parlare del "solito (banale) tradimento" secondo me è il giusto modo per stupire questa settimana!
Attendo speranzoso una seconda parte😊👍

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Ciao, sicuramente ci sarà il modo di far proseguire la storia, vedrò di trovarlo...Un saluto Kork75😊

Bene! 😉

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Un tradimento... particolare! Un bell'intreccio di finte verità 😊

"Un bel intreccio di finte verità" mi piace 😉, è quello che volevo ottenere. Saluti Kork75

Hello @kork75, thank you for sharing this creative work! We just stopped by to say that you've been upvoted by the @creativecrypto magazine. The Creative Crypto is all about art on the blockchain and learning from creatives like you. Looking forward to crossing paths again soon. Steem on!

thank you so much🤗

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