Era l’alba di un martedì di gennaio (anno 2146) e ormai Mirko era quasi arrivato, il suo altimetro segnava quota quattromila, anche se probabilmente quel valore era puramente teorico. Tutti i dispositivi tecnologici avevano ormai scarsissima affidabilità, da quando tre mesi prima l’asteroide conosciuto con la sigla 2020QT, ma per l’umanità “Final Disaster” si era abbattuto sulla Terra facendola precipitare in quello che fu chiamato, l’inverno atomico. L’unica tecnologia che funzionava alla perfezione, il solitario uomo delle nevi la indossava. Il suo esoscheletro termico gli garantiva di resistere alla rigida temperatura di -70°, mantenendo il suo corpo caldo, asciutto e idratato. Mirko camminava a fatica, in alcuni tratti la neve gli arrivava al collo in altri il ghiaccio era talmente spesso che doveva essere fuso con il suo potente fucile laser; anche se la sua armatura gli garantiva il potenziamento di tutte le capacità fisiche, respirava con affanno dentro il casco. Inoltre la scarsa visibilità (l’unica luce, nella perenne oscurità, era quella prodotta dal fascio di luce del suo casco) e le raffiche di vento, rendevano la scalata, un’impresa titanica, ma aveva una missione da compiere, l’ultima della sua vita e questa volta era un fatto personale. Qual era il motivo che aveva spinto l’uomo a salire in cima a quello che prima dell’apocalisse era il Monte Rosa, lo spiegò e lo inviò in un’e-mail la settimana prima dell’impatto, al suo comandante di reparto, tramite il suo dispositivo satellitare sottocutaneo. Mirko era un ex soldato, caporale degli alpini, per la precisione un ranger (forze speciali). Quando le forze armate furono sciolte e decorate con le più alte onorificenze dello stato e i soldati mandati in congedo illimitato, il caporale Bionaz si trovò allo sbando, come la maggior parte della popolazione mondiale sopravvissuta al “Final Disaster”. Solo, in un pianeta divenuto ostile per il genere umano, non gli rimaneva che fare una sola cosa, cercare il padre Sergio, nella speranza che fosse ancora in vita.

Le ragioni e i motivi che avevano portato l’anziano Sergio Bionaz ad abbandonare nell'aprile del 2144 la casa di riposo Dolce Sorriso, erano sconosciuti sia ai medici che l’avevano in cura, sia agli ospiti della clinica. L’unico famigliare più stretto che sapeva dove stava andando, era il figlio Mirko. Quella mattina di primavera Sergio prese sei scatole delle sue medicine per la memoria (sapeva che soffriva di demenza senile e quelle costose medicine erano l’unica cura), regolati i suoi dispositivi sensoriali biomeccanici che gli permettevano all'età di settantanove anni di avere ancora una vista, un udito e un olfatto come un ventenne, sali sulla sua Giulietta Fly, buttando la valigia (con dentro i suoi pochi averi) sul sedile posteriore e volò sino alle pendici del Monte Rosa. A differenza degli altri ricoverati della casa di cura, Sergio era un tipo ancora sveglio e con una gran vitalità. Quando andò in pensione, non ci pensò un attimo e grazie all'intervento di chirurgia robotica in un giorno si fece fare gli arti inferiori bionici (gli costò l’intera liquidazione) e per cinque anni di fila si allenò e coronò il suo sogno, partecipare alle Olimpiadi Bioniche (categoria terza età) nella specialità corsa ad ostacoli, rappresentando con ottimi risultati l’Italia. Poi l’aggravarsi della malattia e la consapevolezza di avere l’Alzheimer gli fece prendere la dolorosa decisione di lasciare il suo appartamento di Torino, che condivideva con il figlio Mirko e si trasferii a Dolce Sorriso. In realtà erano anni che l’uomo viveva da solo, il figlio soldato, a causa della complicata crisi internazionale, causata dell’unificazione dell’Africa sotto un’unica bandiera, era sempre via in missione. Per questo motivo Mirko aveva chiesto a Susanna (la sua ragazza), di tenere sotto controllo il padre in sua assenza. Tra Susanna e Sergio non correva buon sangue, l’anziano mal tollerava la presenza di una cyberpunk d’idee progressiste in casa sua e se la discussione finiva in politica, apriti cielo. Le continue liti tra i due invece divertivano tantissimo Mirko, che sapeva che in fondo Susanna e Sergio erano più simili di quanto sembrasse. Per stemperare gli animi un giorno Sergio regalò un cagnolino robotico a Susanna e lei per ricambiare gli comprò delle bellissime scarpe da running con GPS. I rapporti tra i due s’incrinarono nuovamente quando l’anziano si rifiutò di prendere i farmaci che gli avevano prescritto i medici. Nel dicembre del 2140 la goccia che fece traboccare il vaso, Mirko esasperato dai continui sbalzi d’umore del padre e dalla sua precaria memoria, decise di ricoverarlo alla casa di cura. Sergio se pur mal volentieri, si trasferì a Dolce Sorriso.

La notizia che un asteroide avrebbe annientato l’umanità, arrivò come un fulmine a ciel sereno nella vita delle persone nella primavera del 2143. L’impatto era previsto per il 2146, ma la cosa scioccante era che le autorità governative di mezzo pianeta sapevano già tutto da almeno trent'anni prima. La situazione precipitò in un attimo, furono promulgate le leggi di tutela dell’umanità e attivato il piano di evacuazione mondiale. In Italia furono costruite e aperte a tempo di record tre mega metropoli sotterranee, con l’intento di proteggere la popolazione che non poteva lasciare il pianeta. Il mondo come lo conoscevamo stava cadendo a pezzi, era ormai tutto un si salvi chi può. Solo all'interno della casa di cura il Dolce Sorriso, la vita scorreva come tutti i giorni come se nulla fosse, ma Sergio nei suoi momenti di lucidità aveva capito che aspettare il tragico destino, travolto dagli eventi nell'ovattata tranquillità quotidiana, non era una cosa per un uomo come lui. L’anziano frequentava ancora con gli amici di un tempo il circolo d’atletica e fu proprio grazie all’idea di un socio (appassionato alpinista), che gli amici decisero di passare gli ultimi giorni della loro vita sula terra tutti insieme, in un rifugio alpino di proprietà di uno di loro. Il rifugio fu ristrutturato e dotato di tutti i confort tecnologici, che garantivano (sempre nel caso che l’asteroide non impattasse nell'emisfero settentrionale) ai suoi ospiti di sopravvivere per quarantanni almeno. All'esterno la vecchia struttura era stata sostituita con una nuova in muratura armata antisismica. L’area perimetrale fu potenziata con i più avanzati sistemi di antintrusione. All'interno invece fu conservato il classico stile di uno chalet di montagna, con pietre a vista e travi di legno, ovviamente non mancavano, un impianto per rendere l’acqua potabile e uno di condizionamento, il tutto funzionante tramite un mini reattore nucleare, che produceva energia quasi inesauribile. E fu così che dal giorno di “Final Disaster” (ottobre del 2145) i venti occupanti del rifugio, vennero isolati dal mondo e per loro iniziò una dorata clausura. Se pur più gioiosa e di miglior compagnia di quella di Dolce Sorriso, al buon Sergio la permanenza al rifugio metteva tristezza e si rassegnò a passare i suoi ultimi anni di vita, senza veder mai più suo figlio.

Quando l’ex soldato arrivò nei pressi della rocca dove doveva trovarsi il rifugio, l’allarme antintrusione risuonò nell'oscurità e per lui fu un sollievo, sotto quella coltre di neve e ghiaccio c’era una struttura e che era il rifugio lo scopri subito dalla voce dell’interfono. “ Chi sei? Fermati li! Fatti riconoscere” “ Sono un amico, sono salito sin qua su per cercare Sergio Bionaz!” “ Conosci Sergio?” “ Si è mio padre”. Dopo essere passato per la stanza di decompressione e quella di decontaminazione nucleare-batteriologica, Mirko poté togliersi lo scafandro termico e con le lacrime agli occhi si lanciò tra le braccia dell’incredulo padre. “Credevo di morire senza mai più rivederti. Questa si, che è una bella sorpresa” “Invece sono qui e ho tante cose da raccontarti. Te come stai?”. Sergio gli disse che la malattia stava avanzando e che le sue medicine gli bastavano al massimo per altri due anni, ma per lui ora questo non aveva più importanza era di nuovo con Mirko e questo era sufficiente per renderlo felice. Mirko incalzato dalle domande dei rifugiati, racconto a loro della devastazione prodotta dal gigantesco asteroide; il maremoto che arrivò nel mediterraneo spazzò via le coste della penisola italica, fortunatamente la maggior parte della popolazione aveva trovato rifugio nelle città sotterranee. Mentre i più fortunati che rientravano nella legge di sopravvivenza umana, erano partiti con un’astronave chiamata Europa5, per la base lunare. Dopo l’impatto andò anche lui sottoterra, ma saltati definitivamente tutti i collegamenti con la Luna, prese la sua decisione, uscii e si mise in marcia per andare a cercare il padre. Sergio commosso chiese allora di Susanna e Mirko lo rassicurò. “Susanna sta bene e anche la piccola Margherita.” “Chi è Margherita?” “Non ti ricordi? E’ tua nipote, Susanna era in cinta quando parti per la Luna. Dopo una settimana partorì. La prima nata sul nostro satellite. Un piccolo record della famiglia Bionaz” “Non ne sapevo niente. Sono veramente felice”. Anche se in realtà sul momento se l’era scordato, Mirko fece finta di niente e lo abbracciò. Padre e figlio passarono tutto il pomeriggio a guardare le foto della piccola. L’unico video-oleografico di Margherita che Mirko aveva, era proiettato in loop sulle pareti dello chalet e ogni volta che ricominciava, partiva un brindisi, la grappa, il vino e la birra scorrevano a fiumi, alle dieci di sera tutti gli occupanti del rifugio erano ubriachi. Fu una vera festa.

Da quell'ottobre del 45’ passarono quasi quattro lunghissimi anni, la vita all'interno del rifugio era scandita solo dalle luci artificiali che simulavano la notte e il giorno. Dalle finestre la vista era spettrale, il lungo inverno atomico portò le fitte nubi di cenere a bloccare la luce del sole. Un cataclisma ecologico che in pochi mesi causò l’estinzione di numerose specie animali e vegetali sopravvissute all'impatto. All'eclissi perenne si aggiungeva l’amarezza di sentirsi isolati dal resto dell’umanità, perché i dispositivi di comunicazione non funzionavano ancora, quello del 2149 si annunciava il più triste Natale che gli occupanti del rifugio avessero mai immaginato. Mirko era appena rientrato da una perlustrazione all'esterno, anche se sapeva che era rischioso uscire, ne sentiva la necessità quotidiana. Inoltre lo faceva volentieri, perché aveva dentro di lui quel continuo bisogno di appagare la sua passione per il pericolo e le cose difficili. Quel passato da ranger gli aveva lasciato un profondo senso del dovere e si assunse si da subito l’obbligo di proteggere la piccola comunità. Nella grande sala davanti al finto camino, era stato allestito l’albero e sotto i regali. La cena della vigilia la passarono tutti insieme, guardando vecchi film sul proiettore olografico. Sergio ormai erano mesi che era immobile a letto e quando si alzava, doveva essere costantemente aiutato da Mirko, le sue medicine erano finite e all'età di ottantaquattro anni si sentiva stanco di combattere la malattia. Nei rari momenti di lucidità chiedeva al figlio di caricargli nel suo impianto sotto pelle, i suoi sogni più belli di quando era giovane. La mattina di Natale quando tutti ancora dormivano, quasi per miracolo l’anziano si alzò in piedi, si recò nel centro di comando e controllo e accese lo schermo di comunicazione satellitare. Aveva fatto un sogno e quel sogno era Susanna che giocava con Zanna, il cane robot. Tutti i dispositivi portatili dei venti occupanti del rifugio si accesero e cominciarono ad arrivare le notifiche degli ultimi cinque anni. Quasi come automi, si ritrovarono tutti nella grande sala, increduli urlarono, saltarono e si abbracciarono dalla gioia e dalla felicità. Era forse troppo presto per bere, ma qualcuno stappò anche delle bottiglie di prosecco, bisognava festeggiare. Tutti cominciarono a chiamare i propri cari sia quelli sulla Luna che quelli rimasti nelle città sotterranee. Mirko raggiunse Sergio alla poltrona del centro di controllo e insieme aprirono l’ultimo video messaggio inviato da Susanna quello del giorno prima datato 24 dicembre 2149. L’emozione era talmente tanta di vedere Susanna che i due si misero a piangere, allora Sergio fece partire la chiamata e sul proiettore olografico apparve la donna. “ Incredibile, non ci posso credere Mirko, Sergio?” “ Si siamo noi, questa si che è una sorpresa. Come state? Dove è Margherita? Vai a chiamarla” “ Si ora arriva. Stava dormendo. Noi stiamo bene, e voi?” “Si vive. Malissimo, ma si vive. Anzi, si sopravvive, ora abbiamo un motivo in più per farlo!”. Quando arrivò la bambina con l’inseparabile cane robot, a Sergio tornò anche la parola e chiamò più volte la piccola, era la prima volta che il padre e il nonno parlavamo con Margherita e l’emozione fu altissima. Dopo l’entusiasmo e la felicità, si tornò alla realtà del presente e alle prospettive future. Susanna spiegò che tra non molto lei e sua figlia saranno trasferite, dalla base lunare su Marte, nella nuova colonia italiana. La notizia buona era che prossimamente l’Europa5 farà un viaggio sulla terra, per recuperare i sopravvissuti desiderosi di lasciare il pianeta. Già da un paio d’anni, navicelle spaziali di team di ricercatori, compivano quotidiani viaggi sulla Terra per monitorare l’evoluzione del pianeta, attraverso un complicato software capace di controllare e modificare i processi climatici globali. Il periodo di oscurità e quel buio come una notte senza luna stava per finire, ma fu capace comunque di fermare i processi di fotosintesi, in particolare quelli che hanno luogo negli oceani (poiché la maggior parte della vegetazione terrestre bruciò durante gli incendi dovuti alla caduta di asteroidi più piccoli). L’interruzione della crescita del plancton ebbe comunque ripercussioni su tutte le creature marine, causando l’estinzione di molte, anche tra quelle specie che si erano salvate (perché protette dagli oceani) dagli sconvolgimenti geologici prodotti dall'impatto dell’asteroide. Come se non bastasse, le ceneri nell'alta atmosfera causarono un riscaldamento globale, danneggiando lo strato protettivo di ozono permettendo cosi alle dannose radiazioni ultraviolette di raggiungere la superficie terrestre. Questo macchinario messo a punto dagli studiosi e dagli scienziati fu una scoperta rivoluzionaria, che garanti di rendere nuovamente abitabili aree della superficie terrestre, marginalmente colpite dagli effetti dell’asteroide. Dando di nuovo un futuro e una speranza al nostro pianeta. Mentre gli esperti delle comunicazioni lavorando a pieno ritmo, avevano ristabilito i ponti radio e quelli satellitari, garantendo una quasi copertura di rete mondiale. Inoltre in diverse città sotterrane erano state indette libere elezioni e nuovi governi democratici erano nati, ed era compito della base lunare aiutare le città, garantendone la sicurezza e l’ordine pubblico. Tra le persone da cercare e prelevare lei aveva fatto aggiungere i loro nomi, quindi era solo questione di tempo. “Mirko, come sta Sergio?” “Non bene ha bisogno dei suoi farmaci. Puoi fare qualcosa?” “Ora che vi ho localizzato mi metterò in contatto con chi di dovere e organizziamo una visita medica on-line. Fai una lista di quello che avete bisogno e mandate un e-mail all'indirizzo che t’invio via Steemit” “Susy, questo è stato il più bel regalo di Natale della mia vita”. Salutandosi chiusero la chiamata oleografica e continuarono a messaggiarsi telepaticamente per tutta la giornata.