Don Smeraldo (by @kork75)
A seguito di una segnalazione da parte del custode, per la caduta di alcune porzioni d’intonaco dal soffitto, Arturo e Franco, in una fredda mattina di dicembre, furono mandati a controllare le condizioni strutturali del fatiscente Teatro Comunale “Smeraldo”; la sala del glorioso teatro, ormai in disuso da anni, dimostrava tutto il suo stato d’incuria e abbandono, rendendo quel luogo lugubre e triste.
“Il tempo sembra essersi fermato”, commentò Arturo attraversando a fatica la platea, tra calcinacci, polvere, tracce del passaggio di piccioni, oltre a vari oggetti abbandonati, tra i quali, vecchi quotidiani, un ombrello rotto, un programma con la stagione teatrale di chissà quale anno, cartacce e rifiuti d’ogni genere.
“Un vero schifo”, sentenziò poi il vigile del fuoco, rivolgendosi al collega.
“Il teatro era stato chiuso perché nel soffitto a cupola si erano aperte delle venature. Il pericolo d’improvvisi crolli è ancora reale, nonostante quella vistosa puntellatura”, disse Franco indicando in alto, poi spostò con un calcio una lattina vuota, che rimbombò in tutta la sala.
“Però l’acustica è ancora buona”, sorrise il collega.
Franco, dopo una rapida lettura alla documentazione relativa all'agibilità dello stabile spiegò:
“Secondo una prima valutazione dei tecnici, all'epoca occorrevano solo sei mesi per renderlo di nuovo agibile. Tre mesi di lavoro, più un periodo quasi analogo per rispettare i tempi burocratici quali, gara d'appalto, convenzione, affidamento dei lavori, apertura del cantiere, ma purtroppo dall'ora sono passati dieci anni”
“La sospensione delle stagioni teatrali e la chiusura del teatro, hanno inciso pesantemente sulle casse del Comune. Mi ricordo che questo posto era sempre pieno… Ci venivano anche i miei nonni, avevano un abbonamento in uno dei palchi qua sopra, pace all'anima loro”, Disse Franco con malinconia.
“Ho sentito dire che lo demoliscono, ci faranno un market … C’è una petizione e una raccolta fondi perché questo non accada. Mia moglie è una delle promotrici dell’iniziativa, sono giorni che mi rompe le scatole per aiutarla, ma a me non interessa la sorte di questo rudere, nel mio tempo libero preferisco giocare a carte al bar con gli amici, che prendere freddo a raccogliere firme… Vedremo come andrà a finire” Proprio mentre pronunciava quelle parole, un calo di tensione fece scendere le tenebre più oscure nel teatro.
“Oggi allo Smeraldo, grande prima… Va in scena l’operetta Cin ci là, venite numerosi, in cartellone grandi nomi!”
“Arturo hai detto qualcosa?” Domandò Franco cercando di trovare nella totale oscurità, con l’ausilio di una piccola torcia, l’interruttore generale, per poter ripristinare così la corrente elettrica.
“Io? Io niente… Alimenta questo posto e fai attenzione! La Commissione Provinciale di Vigilanza aveva trovato l'impianto elettrico non in regola con le norme di sicurezza”, rispose a gran voce Arturo seduto nelle ultime file vicino all'uscita.
“Il programma di questo mese, prevede anche la Danza delle libellule, poi il sabato la Scugnizza, sempre ovviamente a cura della nostra Compagnia di Canto”, proferì ancora la misteriosa voce.
Arturo, sobbalzando dalla poltrona lanciò un urlo tale da far accorrere preoccupato il collega, i due puntando le loro luci in direzione del palco, restarono con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Un globo rosso luminoso dietro le quinte faceva capolino dal sipario, mentre una sagoma umana fluorescente al centro del palco indicava i due. I pompieri turbati ma incuriositi, discesero sino alle prime file, le sfere rosse luminose diventarono cinque e incominciarono a roteare sopra le loro teste vorticosamente, tanto che Arturo per seguirle meglio si tolse l’elmetto d’ordinanza, salì su una poltrona e cercò anche di afferrarne una, ma inutilmente.
La figura umana sulle note dell’Aida scese dal palco e si diresse verso di loro, con voce pacata lì invitò a non avere paura, voleva fare amicizia. Soprattutto si dimostrò interessato a Franco, di cui aveva conosciuto nell'aldilà i suoi avi. I pompieri terrorizzati si tenevano stretti a braccetto, poi la sagoma fluorescente, giunta a pochi passi da loro, si presentò:
“Sono Ezechiele, detto Don Smeraldo, proprietario di questo luogo. Piacere di conoscervi Franco e Arturo”, proferì la misteriosa presenza con un inchino.
I due a quel punto restarono pietrificati e increduli.
“Al fenomeno si possono attribuire varie spiegazioni, ma non può essere quello che pensiamo”, farfugliò Arturo allungando un braccio che attraversò completamente l’ectoplasma fluorescente, per poi ritirarlo di scatto indietreggiando dallo spavento, perdendo così l’equilibrio e cadendo rovinosamente a gambe all'aria.
“Eh, sì caro mio… Sono proprio quello che pensi. Un fantasma, uno spirito, uno spettro, una presenza, ma per favore chiamatemi come mi hanno da sempre chiamato tutti quanti, Don Smeraldo. Figliolo adesso alzati. Ora che ho la vostra attenzione, ho bisogno anche del vostro aiuto”, dichiarò in tono serio il fantasma di Don Smeraldo.
Don Smeraldo ottenuto l’interesse dei due, raccontò che dopo la sua morte ci fu un repentino degrado del teatro e questo ne causò un’incuria inarrestabile, che nel giro di poco tempo ne determinò la chiusura. Lo Smeraldo era un luogo storico della città; costruito nella metà dell’Settecento da suo antenato, “l’originale” Don Smeraldo. Il suo avo fu un ricco e potente banchiere, che si innamorò perdutamente di una giovane donna del popolo. L’uomo soffrì terribilmente di non poter portare la sua amata all'opera, in quanto questa all'epoca, riservata esclusivamente ai nobili e all'alta borghesia; così decise di costruirsi un teatro tutto suo e di renderlo aperto a tutti, senza nessuna distinzione di classe sociale: una rivoluzione culturale che lo rese famoso e benvoluto dagli abitanti della sua città.
Franco prese coraggio e domandò:
“I miei cari nonni… Avrei tante domande da fare”, ma venne bruscamente interrotto dal fantasma.
*“Ragazzo so quello che mi vuoi chiedere, ma non posso dare risposte in merito, se vuoi onorare il loro ricordo datti da fare per salvare questo posto, i loro spiriti te ne saranno riconoscenti in eterno, per inciso Verdi che senti in sottofondo era il loro preferito”+, poi si rivolse ad Arturo:
“Dalla mia famiglia questo teatro passò al Comune, ma il Direttore, di generazione in generazione fu sempre uno Smeraldo. Oltre a spettacoli e rappresentazioni liriche, per diversi anni questo posto era anche un cinema, e tu da bambino caro Arturo, ci passavi interi pomeriggi. Mi ricordo che non ti perdevi mai nessuna programmazione, sembrava che ti nutrissi solo di cinema e sacchetti di patatine fritte e popcorn… Poi fatto un po’ più grande, mi ricordo molto bene anche della tua bella fidanzata, una magnifica attrice, amava tanto il teatro e la scuola di recitazione, e tu eri il suo primo ammiratore. Te ne stavi sempre seduto là, nell'ultima fila vicino all'uscita, ad assistere in religioso silenzio alle sue prove”
“Quella giovane aspirante attrice ora è mia moglie. Hai detto prima a Franco… Se vuoi salvare questo posto, datti da fare… Spiegati meglio”, disse Arturo riacquistando appieno il suo ardimento e capendo che quello spettro non era malvagio.
“Dovete insistere con la raccolta firme… Il futuro di questo posto dipende dal fato. Un ricco imprenditore, amante dell’arte presto sarà in città; il destino lo porterà a firmare la petizione, voi dovete convincerlo a comprare il teatro. Raccontategli la surreale storia del nostro incontro e fidatevi di quel che vi dico, l’uomo è un generoso mecenate, comprerà lui questo posto”
“Come facciamo a sapere chi è?” Domandò Franco.
“È un uomo talmente famoso che lo riconoscerete subito”, disse Don Smeraldo.
“Ma perché proprio noi dobbiamo essere coinvolti in tutto questo?” Incalzò Arturo.
“Per tre motivi caro mio… Uno perché siete delle brave persone. Due perché in vita conoscevo i nonni di Franco, inoltre tua moglie è stata una mia allieva alla scuola di recitazione. Come vedi mi sento particolarmente legato a voi due. Tre perché non è facile avvicinare qualcuno, e siccome il pompiere paura non ne ha, ecco perché ho scelto voi due. Non deludetemi ragazzi… Addio”, e all'improvviso si riaccesero tutte le luci del teatro, lo spettro e i cinque globuli rossi vorticanti si volatilizzarono, mentre la musica in sottofondo dolcemente cessò, rifacendo piombare la sala nel silenzio più totale.
“Ma è successo per davvero?” Domandò incredulo franco.
“Cosa?”
“Il fantasma!”
Arturo, si riallacciò l’elmetto, piegò con cura la documentazione tecnica, la ripose nel tascone della giacca e rispose:
“Non so di che cosa parli, ma comunque la raccolta firme per il teatro è sabato pomeriggio, esserci, mi raccomando. Adesso lasciamo questo posto prima che ci crolli qualcosa in testa”
“Ma non hai detto che giochi a carte nel tuo tempo libero?” Chiese franco, che per risposta ricevette un “vaffa” e un sorriso dal collega.
Con questo racconto partecipo al theneverendingcontest n° 61 S1-P3-I2 - Contest
Il tema e l'ambientazione sono quelli proposti da @sbarandelli, vincitore del contest n° 60 S5-P2-I2:
Tema
Fantasmi
Ambientazione
Teatro
Saluti @kork75
bisognerebbe tutelare i luoghi di cultura invece di farli morire cosi' come sta accadendo anche per i grossi teatri
This post was selected, voted and shared by the discovery-it curation team in collaboration with the C-Squared Curation Collective. You can use the #Discovery-it tag to make your posts easy to find in the eyes of the curator. We also encourage you to vote @c-squared as a witness to support this project.