Ita-fantasy: Il nuovo regno

in #ita7 years ago (edited)

IL NUOVO REGNO

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Immagine CC0 creative commons

Dopo che la fatina fu catturata, la rana decise di seguire gli gnomi giganti, cercando di passare inosservata. Quando la fatina si svegliò si ritrovò tra le sbarre di una gabbia. Si alzò in piedi di scatto, corse verso le sbarre dorate e le strinse tra le mani. Si guardò attorno e subito capì che era nei nascondigli bui di quegli gnomi. La paura la avvolse nel momento in cui si rese conto che tra le mani non stringeva la sua fiala, unico oggetto che poteva salvare il suo caro Carlo.

Le lacrime scesero sul suo piccolo visino. La fatina non si accorse che lì al suo fianco a sorvegliarla vi era uno gnomo gigante bambino. Si avvicinò alla fatina e cercò di tranquillizzarla.
Lei vedendoselo davanti si spaventò, inizialmente, e cadde a terra.
Si asciugò le lacrime, perché esse le impedivano una chiara visione, e vide un bambino con occhi verdi, vestito con stracci. Lo gnomo strappò un piccolo lembo della sua maglietta e con delicatezza glielo porse. La fatina coi capelli verdi, stupita, lo accettò.
Si soffiò il naso e gli chiese il suo nome. Lo gnomo rispose: "Federico".
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La fatina gli domandò se avesse visto una fiala o se questa fosse stata presa dagli altri gnomi giganti. Federico disse che nessuno aveva perso quella fiala, ma prese una torcia e iniziò a cercarla.
Non trovò nulla.
Federico vide che la fatina era sofferente, si accorse poi dell'ala spezzata e istintivamente la cacciò fuori dalla gabbia, prese una stecca di legno che trovò lì nel terriccio, la pose delicatamente sull'ala e la fasciò con altri lembi della sua maglietta. La fatina lo fermò dicendogli che avrebbe finito con il non avere più una maglietta, ma lui gli rispose che non era importante, ciò di cui doveva preoccuparsi era la sua ala.

La fatina era fuori dalla gabbia, pensò anche di scappare, ma a piedi sarebbe stato un suicidio, poi senza aver trovato la fiala non poteva andarsene.
Rimase, così, sulla mano di Federico che la guardava incantato.
Si vedeva che era diverso da tutti gli altri gnomi giganti che aveva incontrato.
Gli chiese il perché non vi era una guardia a sorvegliarla ma c'era lui, un bambino, a stare in un luogo così scuro e freddo. Gli domandò anche dove fossero i suoi genitori. Lui le rispose che era orfano, i suoi genitori erano stati uccisi, ed era schiavo del suo Re.
La fatina si accorse che Federico si era rattristato e gli chiese cosa era quel broncio e lui rispose dicendo:
"Io non ricordo più il volto dei miei genitori".

A rompere il cupo silenzio instauratosi tra i due intervenne la rana colorata, la rana che aveva salvato la fatina dallo stagno.
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La rana saltò sulla mano dello gnomino, prese la mano della fatina e le restituì la fiala. Lei esplose dalla felicità e abbracciò la rana colorata. Ad un tratto in lontananza si sentirono delle voci, Federico si alzò e velocemente pose la fatina nella gabbia, la chiuse e disse alla rana di nascondersi immediatamente.

Pochi secondi dopo ecco arrivare il Re degli gnomi giganti e le sue tre guardie scelte,che avevano inseguito e catturato la fatina.
Ridendo si avvicinò alla fatina e le comunicò che il giorno seguente sarebbe stata bruciata viva. La fatina, prima di essere messa nella gabbia, diede la fiala alla rana, per cui nessuno si accorse che l'aveva recuperata. Il Re però vide che l'ala della fatina era stata fasciata, si girò verso il piccolo gnomo,gli tirò un forte schiaffo ed ordinò alle guardie di non portagli né cena né qualcosa con cui coprirsi la notte. Se ne andò dicendo che non era lì per prendersi cura di quella fatina, ma era lì per sorvegliarla e basta. La fatina arrabbiata gli gridò contro che era un buffone ed un tiranno. Il Re le lanciò una risata beffarda e se ne andò.

Federico con le lacrime al volto si abbracciò le ginocchia e iniziò a dondolare chiamando i suoi genitori. La rana corse dallo gnomino e lo accarezzò. La fatina si girò verso li piccolo e gli giurò che dopo aver portato la fiala a Re Carlo lo avrebbe portato via con sé.
Federico le sorrise e poi tra le lacrime e le carezze della rana si addormentò.
La fatina, che riusciva ad entrare nei sogni, entrò anche nel suo e gli fece vedere i volti dei suoi genitori, e il perché erano morti. La fatina, durante il tempo trascorso assieme, era riuscita a capire a chi lui appartenesse. I suoi genitori erano morti perché non amavano ciò che il Re faceva alle fatine del bosco. Infatti i suoi genitori cercavano sempre di salvare le fatine dalle grinfie del loro re, il re li scoprì e li mise al rogo.
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Federico si svegliò di scatto, guardò la fatina e le raccontò del suo sogno e la fatina gli spiegò che era in grado di entrare nei sogni ed era stata lei a fare in modo di fargli rivedere i suoi genitori.
Il piccolo pianse e la ringraziò di avergli ricordato i volti dei suoi genitori e di avergli dato l'opportunità di capire perché essi erano stai uccisi. Decise allora di liberare la fatina e di lasciarla andare dal suo Re. La rana si propose di aiutare la fatina dai capelli verdi, così da farla arrivare più velocemente al Palazzo Reale nel villaggio Cristallino.
La fatina in groppa alla rana, stringendo a sé la fiala, si voltò verso Federico e disse: "Stai tranquillo! Tornerò in tempo per venirti a prendere!"
Federico di tutta risposta disse: "Io ti aspetterò vivo".

La rana correva tra le foglie e rami caduti dagli alberi, attraversando paludi e terreni bagnati.
Saltava gli ostacoli e non si fermava mai.
Il sole stava per sorgere ed i raggi illuminavano la via.
Tutto ad un tratto scorse in lontananza il Castello di re Carlo.

La fatina arrivò in tempo per far ingerire il contenuto della fiala a re Carlo. L'azione del farmaco non fu immediata e dovette aspettare che la Fortificazione di vita facesse effetto.
Quando il re iniziò a prendere conoscenza erano passate ormai 2 ore.
Le guardie comunicarono che il re si stava riprendendo.
La fatina entrò nella stanza e salutò il re e gli chiese di aiutarla.
Carlo le domandò in cosa poteva esserle utile,dopotutto la fatina gli aveva salvato la vita e voleva sdebitarsi con lei e lei gli raccontò tutto l'accaduto.
Le fu quindi data una grossa aquila che in pochi minuti l'avrebbe portata da Federico.
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Nel frattempo Federico era stato picchiato a sangue e portato al rogo per alto tradimento.
La fatina riuscì a vedere Federico, era ancora vivo,ma ricoperto di lividi.
Era stato stordito.
Si buttò proprio ai piedi di Federico urlando di cessare per qualche minuto quella cerimonia di morte. Spiegò al Re che il piccolo gnomo non c'entrava nulla, lui stava dormendo quando lei era fuggita e che doveva liberarlo: avrebbe preso lei in cambio.
Il Re decise dunque di liberare Federico: aveva ritrovato la fatina e,d'altronde,Federico poteva ancora essergli utile.
Nel frattempo il piccolo gnomo si svegliò e si trovò di fronte la fatina che lo accarezzava, e gli disse:
"Federico, devi rimanere vivo. Dovrai riunire Re carlo, il tuo popolo e le creature del bosco, non puoi morire. Il mio compito in questa vita è concluso".
La fatina fu presa e legata, e Federico urlava e piangeva.
La fatina lo guardò e gli fece il dono del perdono e della bontà.
Federico svenne.
La fatina fu bruciata viva.
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Foto dell'autrice

Passarono poi 20 anni dalla scompara della fatina,ma Federico tornava sempre nel posto in cui aveva sepolto quel che era rimasto di quel corpicino esile assieme alla rana colorata.
Perdonò le azioni malvagie del Re, curandosi di lui e accompagnandolo nella sua vecchiaia. Ormai il re era anziano e la sua morte imminente.
Una delle sue ultime sere sulla terra, il Re gli svelò che il trono avrebbe voluto cederlo a lui, perché in quegli anni lui gli era stato fedele e non l'aveva abbandonato nonostante tutto,come invece avevano fatto molti altri suoi seguaci.
Così il re, con le sue ultime forze, nominò Federico come successore al trono.

Qualche giorno dopo furono fatti i funerali della morte del Re.

Federico, finalmente, potè mantenere la promessa fatta alla fatina che si era sacrificata per salargli la vita.
Riunì il regno di re Carlo,che intanto aveva avuto un figlio,con il suo.
Inoltre istituì regole a protezione della natura e delle creature che abitavano nel bosco, soprattutto delle fate.
Propose infine una giornata in ricordo della fatina dai capelli verdi, che aveva salvato la vita di re Carlo, di Federico e,quindi, il destino dell'intero regno e fece costruire una grande statua d'oro in suo onore.
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E Re Gnotiz?
Dopo la guarigione di re Carlo, furono condotte delle indagini per capire cosa fosse successo e chi avesse attentato alla vita del re. Le indagini condussero ad un cortigiano del re, che si presumeva volesse usurparne il trono. Il cortigiano fu quindi condannato a morte e gli animi si rasserenarono,credendo di aver fatto giustizia.
Ma noi sappiamo chi realmente aveva tentato di uccidere re Carlo ed era ancora a piede libero.
Re Gnotiz,infatti, continuò a tramare nell'ombra pianificando il suo prossimo attacco alla stabilità e alla pace portata al mondo da Federico.
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