Penne, Subbuteo e Poesie

in #ita6 years ago (edited)

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Immagine di pubblico dominio Fonte Wikipedia

Certo che è una situazione kafkiana...
Giacomo di Aldo e Giovanni, Chiedimi se sono felice, 2000

Chi di noi non ha mai vissuto situazioni imbarazzanti, scomode e perfino odiose, attimi di cui faremmo volentieri a meno, sfortunati momenti di vita vissuta mal gestiti, aneddoti talvolta difficili anche da raccontare.
Ho pensato di fare mente locale e di riportare alla memoria alcuni di questi eventi tabù rimossi dal cervello, dalla cartella dei ricordi principali, ammucchiati in un angolo e abbandonati per lungo tempo, lasciati a marcire nel dimenticatoio, mai però del tutto eliminati.
Un oblio che, forse, nessun fatto di vita quotidiana di questo genere, spesso volgarmente catalogato come figura di merda, si merita fino in fondo. Del resto, tutte le esperienze vissute giorno per giorno, servono per imparare qualcosa, per migliorarci, anche quelle più mortificanti e fastidiose.
E perché no, servono per imparare l'autocritica e l'autoironia, a sdrammatizzare la serietà e l'ingessatura della propria immagine pubblica alla quale diamo sempre, sconfitti dal retaggio culturale da cui proveniamo, più importanza del dovuto.
In fondo siamo delle simpatiche e divertenti scimmiette, spesso però nervose, irritanti, permalose e che si prendono troppo sul serio.
Cerchiamo di rilassarci, dunque.
Staremo sicuramente tutti quanti meglio.

A seguito di tale riflessione, ho provato quindi a stilare una breve lista, estrapolando tre ignobili momenti della mia vita, al fine di riuscire a strapparvi una risata e di allentare un po' la tensione di questi ultimi giorni d'estate. In attesa che sia il mercato delle criptovalute a riportare sorrisi e serenità nei wallet di tutti noi, spero di farvi cosa gradita e di riuscire nell'intento!
Qualora vogliate seguire l'onda e scrivere un post analogo a questo, sentiatevi liberissimi di farlo!

Cominciamo...

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Immagine di pubblico dominioFonte Wikipedia

Il Sì

I più anziani si ricorderanno del , il celeberrimo cinquantino di casa Piaggio, orgoglio nazionale e vanto di migliaia di adolescenti italiani ormai adulti.
Il mio era bellissimo, blu metallizzato, il modello con la sella squadrata e lunga, immatricolato nel dicembre del '91. I miei me lo regalarono nell'estate del 1995, nonostante venni bocciato a scuola.
Mio padre lo acquistò di seconda mano per 1.400.000 lire, rispondendo all'annuncio di vendita sul quotidiano ligure Il Secolo XIX. Un vero furto; poco più della metà di quella cifra, scoprii in seguito, sarebbe stata più che sufficiente per acquistare quel ravatto.
Infatti, il mio rapporto con il mio "bolide" fu d'amore e d'odio allo stesso tempo. Lento ed obsoleto rispetto ai nuovissimi scooter, per quanto cercassi di abbellirlo e di migliorarne le prestazioni, rimaneva piuttosto pericoloso e con un grosso problema: il proprietario precedente aveva limato eccessivamente la testata del motore, nell'intento di rendere il mezzo più veloce, ottenendo invece come risultato un mezzo che appena si riscaldava un po' di più, specie nelle calde giornate d'estate, cominciava a "picchiare in testa", con conseguenti surriscaldamenti clamorosi e noiosi spegnimenti dai quali si riprendeva dopo almeno una mezz'ora.
Il primo giorno che cavalcai il mio nuovo motorino, fu subito dramma. Arrivai davanti all'entrata dei giardini pubblici più frequentati del quartiere, sede pomeridiana della compagnia e frenai convinto di avere saldamente in mano la situazione. Scivolai disastrosamente su un leggero strato di sabbia sull'asfalto e finii a gambe all'aria davanti agli occhi di tutti, che cominciarono ovviamente a ridere a crepapelle, mentre il fanale del , staccatosi, rotolava comicamente giù dalla discesa dei giardinetti.
Non so per quanto tempo girai con il buffo fanale tipico del riattaccato con il nastro adesivo, senza il coperchio di plastica catarifrangente e non funzionante.
Quando il fatto finalmente non fu più d'attualità, accadde qualcos'altro.

Un pomeriggio, nella piazzetta davanti alla chiesa del quartiere, quei fenomeni degli amici facevano sfoggio della propria virilità producendosi in sceniche impennate con i loro scooter. Io li guardavo impassibile, conscio di non essere capace ad imitarli, fino a che il rompi palle di turno decise che dovevo provare anch'io.
"Tranquillo ce la fai sicuramente", disse, "figurati se non riesci ad alzare il Sì che è leggerissimo! Dai alzalo! Alzalo! Alzalo!"
Mi lasciai convincere e decisi di tentare il tutto per tutto. Magari non sarebbe stato così difficile, ma se non provavo non avrei mai saputo se ne ero in grado o meno.
O la gloria o l'ennesima figuraccia.
Il motorino si alzò a meraviglia!
Pure troppo perché mi sfuggì da sotto alle gambe, si mise perfettamente a candela, perpendicolare al suolo e, come se non bastasse, destino volle si bloccò la manopola dell'acceleratore... Risultato, io in piedi con entrambe le mani sul manubrio a rincorrere il mio motorino imbizzarrito lanciato su una ruota verso le macchine posteggiate affianco al panificio.
Grazie al cielo, a pochi centimetri dall'immane tragedia, la manopola si sbloccò e cavallo pazzo tornò con entrambe le ruote per terra. I freni fecero miracolosamente bene il resto del lavoro.
Mi presero per il culo per qualche anno solare intero con frasi del tipo: "Fa, se ti vien voglia d'impennare, vai dal forno a prendermi 2000 lire di focaccia con le cipolle?"
Non mi cimentai mai più in questa disciplina.


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Immagine di pubblico dominio Fonte Wikipedia

Il Subbuteo

Qui torniamo indietro nel tempo fino agli anni delle scuole elementari, se non ricordo male, l'ultimo.
Ero andato a casa di un compagno di classe a giocare a subbuteo, un gioco che forse i più giovani non conosceranno affatto, ma che per noi era mitico.
Non starò a descriverlo, ma vi racconterò cos'è successo durante una partita quel pomeriggio.
Tenete presente che eravamo bambini, forse 10 anni o giù di lì.
Come tutti i pargoli di allora, io ed i miei amici tendevamo ad essere piuttosto sboccati; avevamo però l'intelligenza di moderare i termini in presenza dei genitori di uno o dell'altro, mostrandoci rispettosi e diligenti.
Nonostante questo, alcune semplici parole, dovettero sembrare moleste alla mamma squilibrata dell'amico del subbuteo, che stava lavando i piatti.
Durante un sentitissimo ed acceso match, mi lasciai andare un paio di volte a codesto insulto rivolto al mio avversario: "maledetto ciccione, hai davvero troppo culo"! Prego notare che il compagno di giochi in questione, non era per nulla grasso, anzi, per la nostra età era alto e con un fisico già ben bilanciato e strutturato e che una frase del genere per noi, era talmente pulita ed innocente da poterla ripetere quasi anche al prete o alla maestra. Ok sto esagerando, però serve a farvi capire che abitualmente, fra di noi pronunciavamo parole ben peggiori di quelle.
Comunque, alla terza esclamazione di quel genere, la madre, chiuse il rubinetto, si girò di scatto verso di me e con la sua voce stridula da topolino che ricordo benissimo ancora oggi, simile ad un fischio perfora timpani, cominciò ad urlarmi di tutto e a farmi sentire un maleducato senza alcuna possibilità di miglioramento.
Mi fece spaventare a morte, tanto che cominciai a tremare e a sganciare loffe a ripetizione.
Il mio amico si schierò immediatamente dalla mia parte, cercando di mettere una pezza a quella situazione imbarazzante, ma inutile dire che la partita venne irrimediabilmente sospesa per abbandono.
E che su quel campo, non si rigiocò mai più.


La poetessa

Ed elli avea del cul fatto trombetta
Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inf. XXI, 139

L'ultimo aneddoto, è il più recente in ordine di tempo.
Risale a poco più di otto anni fa, a qualche mese prima del trasferimento a Panama.
Io e @akireuna avevamo trascorso la piovosa domenica pomeriggio a Chiavari, in compagnia di Sonia, mia cugina e di Alessio, un altro cugino e dei rispettivi fidanzato e moglie. Passammo tutto il giorno in casa di Sonia a giocare, chiacchierare e mangiare ogni sorta di schifezza: dolci, formaggi, salame e cioccolata, il tutto accompagnato da bibite gasate, birra e vini.
Quando si fece sera, non contenti ordinammo pizza e coca cola a domicilio per tutti.
Ancora non lo sapevamo, ma la situazione, di lì a poco, sarebbe degenerata!
Mentre felici e rilassati addentavamo le nostre fette di prosciutto e funghi e di 4 formaggi rosse, suonarono al citofono. Era mia zia, la mamma di Sonia. Comunicò che voleva venire su a salutarci e a presentarci una sua nuova amica, conosciuta appena qualche ora prima in uno dei ristoranti rivieraschi.
Pochi attimi e si presentarono.
La nuova conoscente di mia zia era una signora elegante piuttosto anziana, intorno alla settantina, molto socievole e con tanta, tanta voglia di parlare e di raccontarci del suo sforzo letterario fresco di stampa, una raccolta di brani e poesie su argomenti particolari che francamente non ricordo. Temi che però ci sembrarono essere profondi, culturali e quindi di assoluto interesse. Galvanizzata dal riscontro positivo, chiese se volessimo ascoltare qualche breve lettura tratta dal suo libro, del quale aveva una copia nella borsa.
Ancora con le bocche piena di pizza, accettammo di buon grado e rivolti verso il divano sul quale siedeva la nostra amica scrittrice, eravamo pronti ad essere il suo primo pubblico ascoltatore...
Non l'avessimo mai fatto.
"Continuate pure a mangiare tranquilli", disse, "io nel frattempo comincio, se per voi va bene".
"Prego, prego"! Rispondemmo in coro.
La signora cominciò a leggere quelle che, ve lo giuro, suonavano come cose banali, puerili e, purtroppo, altamente comiche.
Il delirio progressivamente ebbe inizio.
Ci sentivamo tutti come sui banchi di scuola, quando qualcuno o qualcosa ti sta facendo scappare da ridere e tu devi guardarti bene dal lasciarti andare.
Alcuni di noi, @akireuna in primis, iniziarono a perdere il controllo di se stessi, trattenendo a stento le risate. Stavamo cominciando letteralmente a ridere in faccia a questa povera crista che, imperterrita, come se niente fosse, proseguiva la sua lettura.
Le boiate scritte su quel libro, ahimè, aumentavano e la poetessa non si fermava un secondo, allo stesso modo della nostra irriverenza che si accentuava di più ad ogni singola parola ascoltata, per la gioia del comprensibile imbarazzo che andava dipingendosi sul volto di mia zia, la vera ed unica responsabile della situazione surreale venutasi a creare. Erika e Sara, la moglie di mio cugino Alessio, non trattenevano più i lacrimoni e smoccolavano dal naso sul cartone della pizza. Omar, il fidanzato di mia cugina, con il debole alibi di dover andare in bagno si alzò e si rifugiò in camera da letto, ma lo vedevo chiaramente spiare da dietro la porta socchiusa che rideva come un matto.
I miei cugini Sonia ed Alessio tentavano, con risultati discutibili, di mantenere un certo decoro. Ed io... Io persi totalmente il controllo.
Complici i paciughi alimentari della giornata, credo, cominciai a scoreggiare rumorosamente, senza riuscire proprio a fermarmi!
Una, due, tre, quattro e poi cinque.
Intervallati uno o due secondi l'uno dall'altro, gli squilli di tromba si moltiplicavano e sembravano non volersi fermare, proprio come la poetessa, che proseguì ancora la lettura di quelle boiate senza battere ciglio, fino a che mia zia, mettendosi finalmente una mano sulla coscienza, le intimò un alt deciso, la sollevò dal divano quasi di forza e se la portò via.
Ancora oggi non riesco a non ridere come un matto nel ricordare quella sera, ma soprattutto non riesco a spiegarmi a che gioco stessero giocando quella pazza furiosa ed il mio intestino.
Andò avanti a leggere di fronte a risate sguaiate senza ritegno, all'abbandono quasi totale del tavolo di 5 commensali su 6 e ad una serie di scoregge che sembravano tuoni.
Basta, aiuto.
Non ce la faccio ad andare avanti.
Sto ridendo anche adesso e non riesco a fermarmi... Di ridere.

THE END


Immagine moto impennata CC BY-SA 3.0 di Adrian Baker Fonte Wikipedia

Immagine del petomane di pubblico dominio Fonte Wikipedia


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Sort:  

La scena della poetessa sarebbe esilarante anche senza il finale coi botti 😂

Io non so se con un semplice testo si possa riuscire a far rivivere l'ilarità di quella sera, senza dubbio la più pazza della mia vita.

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sì, riesco ad immaginarla :D

Dai su, è tutto comprensibile, hai cercato di spegnere gli ardori della grande poetessa con i tuoi fiati, peccato che non facevi altro che alimentare il fuoco delle risate!!!
Mi hai fatto veramente ridere, ma non solo con il racconto finale della poetessa condito dalle scoreggie, ma anche con il primo con il mitico Sì, parente stretto del Ciao, Boxer e Bravo, così pure con quello del Subbuteo, mitico gioco da tavolo sul calcio, la mamma del tuo amico si poteva veramente fare una manica di cazzisuoi, ma ci sono persone che non capiscono nulla, ed a priori partono con delle vere pippe linguistiche, che si tramuntano in uscite decisamente fuori-luogo.
Bellissimo post davvero, complimenti anche per la franchezza del discorso

Grazie per il commento Mad. Ero sicuro che avessi apprezzato ;) Sono felice di averti fatto ridere un po', ne hai bisogno! Tutti ne abbiamo bisogno!

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Hai colto perfettamente nel segno, caro amico, sono qui che sto transitando su Steemit e penso ad oggi pomeriggio, quando avrò altri contatti con i nuovi clienti, questa mattina è di totale tranquillità, ma è un relax che vorrei fosse interrotto da qualche vendita, che forse arriveranno maggiormente nelle prossime settimane, quando farò una liquidazione per cessata attività

Un sincero in bocca al lupo!

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ahahhaha troppo forte!!!! Esilarante!!!

Sono riuscito a farvi fare due risate dai, questo per me è il premio migliore! ;)

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hahahaha mi hai fatto spezzare, post da incorniciare!
Ovviamente anche io ho fatto figuracce simili, quella della poetessa che impone in un momento fuori luogo, le sue "opere" ,mentre stavate gozzovigliando allegramente, non so perchè, ma riesco a immaginarmela come se fossi stato presente pure io. Vedo proprio la situazione, le vostre facce, il suo narrare...ma come sarebbe stato possibile non ridere? Forse viene da ridere proprio quando sai che non puoi farlo! ahahahahah grande fottuto genio che non sei altro :D

Ahahah pure io e erika ogni tanto ne ridiamo ancora come matti nonostante sia passato un botto di tempo! Comunque ci sballo che sono riuscito a rendere coinvolgente la situazione, fino a farvi sembrare di essere lì a piangere dalle risate con noi!! 😂😂😂

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