Noi diciamo così - Liguria (GENOVA)

Foto di proprietà dell'autore - Genova Piazza De Ferrari

A Genova noi diciamo Belin. E lo diciamo tantissimo.
Belin per noi è tanto, è tutto e di più.
Non c'è un solo genovese che non pronunci il fatidico intercalare almeno una decina di volte al giorno, è il minimo sindacale. È obbligatorio, è istintivo e naturale, è DNA.
Sarebbe impossibile evitarne la pronuncia, anche perché buona parte di modi di dire sempre molto in voga, comprendono l'uso del belin, che poi letteralmente è il rinomato organo genitale maschile.
Esploriamo allora alcuni degli aspri modi di dire nati sotto l'ombra della lanterna, i quali, vi avviso, sono lo specchio perfetto delle genti di mare della "Superba": grezzi, quasi tutti indisponenti e rozzi da far spavento. Tenetevi forte.

1 - Cominciamo col botto: "Me ne batto u belin in sci scoeggi", (mi batto il pisello sugli scogli), esclamazione celestiale usata per esprimere esplicitamente tutto il proprio menefreghismo e la totale noncuranza nei confronti di un qualche argomento.

Foto di proprietà dell'autore - Genova Vernazzola, scogli pronti all'uso

2 - Due in uno! Lasciami perdere che: "Ho il belino per traverso". Con queste poche e semplici parole, comunichiamo all'interlocutore la poca voglia e disponibilità di "farci menare il belino e pure di farcelo fare a fette ", perché ci siamo svegliati con l'organo riproduttivo inclinato di 180 gradi. E a Genova sono rare le volte in cui ci si sveglia disponibili al sorriso, con la bandiera perfettamente perpendicolare a formare alla base due angoli di 90 gradi.

Foto di proprietà dell'autore - A proposito di belini a fette...

3 - In italiano per semplificare: "Ragazzi ci stiamo facendo mangiare il belino dalle mosche qua eh". Questa colorata (quasi noir) espressione esprime un'ineluttabile presa di coscienza, quella di rendersi finalmente conto di ritrovarsi improvvisamente inerti e disarmati, non senza una piccola dose d'inettitudine, di fronte ad una questione che tutto sommato non sarebbe poi di difficile approccio.

Immagine CC BY-SA 4.0 Fonte Wikipedia

4 - Grande, grosso e abelinôu. Grande, grosso e abelinato, ovvero un ragazzone alto e robusto, ormai adulto, ma ancora acerbo... Ok non proprio acerbo, diciamo più rintronato e mezzo scemo. Un belinone, insomma. È inutile, non perdiamo occasione per essere simpatici, vero!?

Immagine CC0Fonte Pixabay

5 - "Chi no cianze no tetta". Sentenza più triste e vera non fu mai pronunciata. Ecco un modo schietto per additare coloro che, per ottenere qualcosa, si piangono addosso. Esattamente come i neonati che piangono per richiamare l'attenzione della mamma ed ottenere quindi la tetta da cui sfamarsi.

Immagine CC0 Fonte Pixabay

6 - Attaccare pomelli. Letteralmente rompere il belino, stressare qualcuno con lunghi discorsi logorroici e noiosi, mille parole al minuto poco interessanti di cui non ce ne frega appunto l'ennesimo belino.

7 - Con il settimo modo di dire, vi lascio. Per questo vi sfodero una perla che merita un po' della vostra attenzione e della vostra pazienza. Scusateci, se potete.
"Ti ê cumme u can du leccia, che u piggia in tu cû e dixe che u beccia".
(Sei come il cane del signor Leccia, che lo prende nel culo e va in giro a dire di far sesso regolarmente).
Capite no? Il cagnolino passivo, si vanta delle sue conquiste d'amore di dubbia origine...
Fermiamoci qui va. Alla prossima figgeu!

#quidiciamocosi

Foto di proprietà dell'autore. Il cane idem :)