LA BANDA DELLA MAGLIANA E ROMANZO CRIMINALE (Parte prima)
Era già da un bel po' di tempo che ci pensavo, ma adesso, forse ispirato e convinto dalla novità di questi giorni, ovvero il "gioco criminale" di Steem (leggi DRUGWARS), ho deciso che è giunto il momento di provare a buttare giù due righe a riguardo di un'altra storia criminale, che al contrario di questo semplice videogioco, consiste in una pagina di storia reale. Ahimè tutta italiana.
Mi riferisco alle vicende di una pericolosa quanto celebre banda di criminali romani, che a cavallo fra gli anni '70 e '80 del secolo scorso, si è ampiamente radicata nella malavita capitolina, arrivando a prenderne completamente il comando, spalleggiata da una rete sempre più estesa di importanti cosche malavitose quali la mafia siciliana e la camorra napoletana, nonché da istituzioni civili e politiche, fra le quali la massoneria e lo stato italiano per mezzo dei suoi servizi segreti. Un'associazione a delinquere che venne battezzata LA BANDA DELLA MAGLIANA, in riferimento ad uno dei due quartieri di Roma da dove proveniva, non tutta, ma una grossa fetta degli appartenenti, perché in realtà un altro gruppo di malavitosi cofondatori erano originari del quartiere Testaccio. Foto a lato CC0 Wikimedia
Andiamo con ordine: in quegli anni a Roma non esisteva nessuna grossa banda di persone dedite al crimine organizzato, ma soltanto delinquenti che "lavoravano" in solitaria o si riunivano in piccoli gruppi formati da tre o quattro persone, al fine di supportarsi a vicenda in questioni logistiche legate ai traffici loschi di ognuno, che perlopiù erano costituiti da furti, strozzinaggio (usura) e rapine.
Nessuno nella capitale, si era mai preso la briga di mettere su una banda più numerosa che si dedicasse a tutte le attività illecite possibili e immaginarie: sequestri di persona, spaccio in grande su tutto il territorio, gioco d'azzardo clandestino, manipolazione di scommesse ippiche, solidi contatti e alleanze con gruppi malavitosi operanti fuori città e quant'altro.
Roma, dai suoi malavitosi, era vista e considerata come un territorio che "non voleva un solo ed unico grande padrone", una sorta di terra di nessuno dove era lecito delinquere solo "privatamente" o al massimo in piccolissimi gruppi presenti più o meno in ogni quartiere capitolino che venivano chiamati "batterie", fra le quali ogni componente non aveva obblighi particolari verso gli altri, se non quello di mettere a disposizione dei "colleghi" una doverosa forma di solidarietà e aiuto reciproco, o talvolta la divisione in percentuale dei guadagni.
GLI ESORDI
La mala romana andava avanti con questo modus operandi da lungo tempo, fino a che un preciso aneddoto di cui ora parleremo, scatenò una specie di rivoluzione nel pensiero generale dell'ambiente criminale, rappresentando la genesi di una nuova generazione del malaffare presente nella capitale e negli immediati dintorni.
È qui che entrarono in gioco alcuni esponenti del palcoscenico criminale della Roma anni '70. I loro nomi sono più volte rimbalzati fra le pagine della cronaca nera di allora, ma ancora oggi li ricordiamo per via di alcuni fatti clamorosamente inusuali e assurdi della vita di uno di questi, nonché per via di due celebri trasposizioni cinematografiche.
La prima volta sul grande schermo, la successiva su quello piccolo, il ricordo delle discutibili gesta di questi malavitosi romani ha però inizialmente preso vita fra la carta stampata del celebre "Romanzo Criminale" scritto dal magistrato Giancarlo De Cataldo, nel quale fra le altre sono romanzate le vite di Franco Giuseppucci detto prima Er fornaretto per via della professione che svolgeva, poi Er negro per il fatto di avere la pelle piuttosto scura, che ha ispirato la figura di Pietro Proietti detto Libanese e di Enrico De Pedis detto Renatino, che a sua volta ha ispirato la figura di Mario De Angelis detto Dandy. Nella foto CC0 di Wikipedia Franco Giuseppucci detto "er negro"
Tutto ebbe inizio nel 1977 a seguito della scarcerazione del Giuseppucci, che abituato a svolgere di frequente il ruolo di custode di armi da fuoco appartenenti a terzi, era stato fermato dalla polizia in seguito al ritrovamento dell'usuale nascondiglio, una roulotte di sua proprietà. Dopo pochi mesi di detenzione, messosi di nuovo in pista, era stato incaricato della custodia delle proprie armi da Enrico De Pedis, che a quel tempo era a sua volta detenuto (uscirà due anni più tardi).
Questa volta, non fu la polizia ad impersonare il corso del destino, ma un altro nome ben noto tra le fila della malavita romana, ovvero Giovanni Tigani detto Paperino, "professione" scippatore; egli rubò la macchina del Giuseppucci lasciata con tanto di chiavi di fronte a un bar, proprio il giorno in cui nel bagagliaio vi stava custodendo le armi appartenenti a Renatino. - Nella foto CC0 di Wikipedia Enrico De Pedis detto "Renatino" -
Dopo un'immediata ricerca del veicolo sottratto, "er negro" riuscì a localizzare il suo maggiolone Volkswagen ancora corredato delle armi del De Pedis, caduto in possesso di una batteria della Magliana capeggiata da un altro criminale destinato ad essere punto focale della futura banda: Maurizio Abbatino detto Crispino per via dei suoi capelli riccioli e crespi, colui che nel 1992 ha raccontato questa storia alle autorità, ma anche colui che ha ispirato un altro importante personaggio di Romanzo Criminale: Fabrizio Soleri detto Freddo. - Nella foto CC0 di Wikipedia Maurizio Abbatino detto "Crispino" -
Fra il Giuseppucci e Abbatino nacque subito una certa intesa, un feeling criminale che avrebbe condotto entrambi a costituire una delle solide basi della nascente Banda della Magliana, unendo de facto, per la prima volta su Roma, due quartieri: Testaccio (Giuseppucci) e Magliana vecchia (Abbatino).
Curiosità: in Romanzo Criminale avviene esattamente il contrario. Il Libanese proviene dalla Magliana, mentre il freddo da Testaccio.
Questo particolare avvenimento creò un sodalizio al quale, nel giro di poco tempo, da entrambi i quartieri si unirono nuovi elementi appartenenti al giro del malaffare romano, molti dei quali introdotti proprio dai due boss; Enrico De Pedis in primis, si unirà alla banda nel 1979, anno della sua scarcerazione, ma è già nel 1977 che la nuova banda, in quanto tale, comincerà ad abbandonare il mondo delle rapine e dei furti per volgere lo sguardo a qualcosa di più impegnativo e potenzialmente remunerativo: un sequestro di persona, più precisamente, quello del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere, la cui figura nel Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo sarà impersonata dal Barone Rosellini.
Continua...
FONTI:
Romanzo Criminale, Giancarlo De Cataldo, 2002
Mi unisco ai complimenti!
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Grazie!
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Caro Ite mi hai fatto rivivere una serie che ho apprezzato molto, come il tuo post. Aspettiamo il seguito (prima possibile grazie). Un abbraccio.
Proverò ad essere celere Arma! Grazie per l'apprezzamento 😉
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Complimenti bel post!
Grazie mille ☺
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