Esperimenti notturni

in #ita6 years ago (edited)

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Immagine CC0 Fonte Pixabay

Ho perso le parole...
Eppure ce le avevo qua un attimo fa...
L. Ligabue

Ieri sera prima di addormentarmi, volevo fortemente scrivere qualcosa da condividere con voi: nulla di simile ai miei soliti saggi, ma qualcosa di più snello, anche per dissimulare un po' la tristezza degli ultimi giorni scaturita dal crollo del ponte Morandi a Genova, una brutta ferita che presto si trasformerà nell'ennesima cicatrice sul volto meraviglioso della mia Superba.
Per quanto mi sforzassi però, non una parola è arrivata, in un primo momento, alle dita. Il vuoto cosmico.
Eppure sentivo il bisogno di scrivere! Ho deciso dunque di tentare un esperimento.
Forse ancora condizionato dagli ultimi miei due recenti post, comodamente già sdraiato nel buio della camera da letto, ho deciso di aprire il Quick memo del cellulare e di lasciarmi andare.
Con grande stupore, ho cominciato a scrivere, senza pensare, senza far uso della mente conscia, affidandomi più all'istinto che alla ragione.
Dapprima le parole mi sembravano avere ben poco senso, poi mi sono reso conto che invece un filo logico lo stavano seguendo. Chi o cosa stava guidando il dito indice della mano destra sul touchscreen?
So che potrà suonare inquietante, ma è così.
Vi lascio alla lettura del breve testo, non senza provare un po' di vergogna, lo confesso.
Ho corredato il post di due immagini, prese on line, che in qualche modo credo si adattino bene a queste strane parole.
Buona lettura.

PS

Ieri sera non ero né ubriaco, né sotto gli effetti di stupefacenti alcuni :) Sono astemio e non mi drogo. Però sono mezzo pazzo, quello sì.


Vi fu un tempo in cui gli uomini e le donne pensavano di poter accendere il fuoco soltanto col sorriso. Erano i tempi delle stelle, dei cieli blu notte e delle grotte. Fuori gli animali erano a guardia delle immense praterie, vedette di una pace ormai perduta. Fra miliardi di punti del cielo, tre se ne stavano sopra la testa del leone adagiato sull'erba più verde del grande fiume.
Gli dei erano giunti ed avevano portato con loro preziosi doni e conoscenza e quei punti erano stati segnati in terra con i coni di pietra dura, vicino alla possente roccia che guarda verso est.
Io lo sapevo già da prima, ne ero abbastanza sicuro, avevo notato quei punti già altre volte, sempre nello stesso posto.
La brezza fresca dell'oscurità aveva un sapore nuovo da quando tutto era cambiato.
Io chiudevo gli occhi cercando di riposare un poco e di godere della comunione con l'eterno di fronte a me; non fui mai così felice come in quel momento, nemmeno il giorno in cui vidi scendere dall'azzurro i grandi carri con il fumo.
Quanto tempo è passato da quel momento, lo ricordo, ero ancora molto basso io, ma per nulla spaventato.
Tutti corsero via, urlavano il pericolo, io rimasi lì a guardare.
Quante erano le cose che non sapevamo, mentre adesso siamo bravi, velocemente diveniamo come loro, ci dicono.
Sono molto contenti di noi e noi di essi.
Ogni giorno quando il tepore si alza da dietro quegli alberi io sorrido perché adesso è tutto più facile.
Vi sto parlando, amici, da un'alba così lontana che adesso forse non riuscite proprio ad immaginare. Eppure io sono convinto di intravedervi laggiù sulla linea che divide gli alberi dalla grande casa delle stelle.
Il vostro sguardo è già qui, alcuni di voi sono già qui, ci siete sempre stati e sempre ci sarete...

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Immagine CC0 Fonte Pixabay

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Apri con Ligabue, ti lasci andare e poi esplodi.
Grande.

:D ahahahah... Grazie!

Semplicemente stupendo, profondo e poetico.
Sei tu il grande.

Grazie Nic. Mi fa un po' paura questa roba qua in realtà...

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