O TEMPORA O MORES

in #ita6 years ago (edited)

Per introdurre la sfaccettatura odierna dei “temi femministi” che sto cercando di indagare in questo periodo, vi propongo una storiella.

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A, giovane professionista, un sabato sera si ritrova in un locale con gli amici e beve un po’ troppo. Incontra B, che ha bevuto altrettanto e ne sente in simil modo gli effetti. Hanno grossomodo la stessa età e scopriranno di lavorare nello stesso settore. I loro sguardi si incrociano, si piacciono. Ballano assieme, con quella scioltezza in più che offre l’aver alzato un po’ il gomito. Si strusciano, ammiccano, vogliono di più.
Entrambi avvisano gli amici che se ne stanno andando ed escono assieme. Entrambi erano arrivati con l’auto di altre persone, perciò prendono un taxi. Il tassista si accorge che sono abbastanza ubriachi, ma spera siano troppo impegnati ad amoreggiare, durante il viaggio, per rovinargli la tappezzeria. Arrivano a casa di uno dei due, salgono traballanti le scale, raggiungono la camera da letto e hanno un rapporto sessuale.
La mattina dopo, con la testa che scoppia e la faccia stropicciata, uno dei due si sveglia e, scoprendo di essere a letto con l’altro, recupera confuse tracce di ricordi della notte precedente, deducendo di aver fatto sesso con una persona appena conosciuta che, tra l’altro, alla luce del sole non sembra nemmeno più così attraente. Non è una cosa che normalmente avrebbe fatto, non avrebbe mai acconsentito: è stata sicuramente colpa dell’alcol… o è stata l’altra persona ad essersi approfittata del suo stato alterato?

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Cosa ne dite? Qualcuno si è approfittato di qualcun altro, in questo racconto? C’è stata violenza? O ci sono, piuttosto, due persone che hanno agito forse avventatamente, ma senza che di fatto una avesse la possibilità di approfittarsi dell’altra?

Personalmente, propenderei decisamente per l’ultima opzione e se non avete difficoltà a convenire con me, vi spiego subito perché. Volutamente ho specificato che le due persone hanno grossomodo la stessa età, sono giovani ma già inseriti a livello professionale nel mondo del lavoro: sono, quindi, entrambi maggiorenni, hanno l’età giusta per bere, andare a locali e rimorchiare, hanno il medesimo livello di istruzione. Volutamente, inoltre, non ho detto chi sia uomo e chi sia donna (e nemmeno se siano un uomo e una donna o due uomini o due donne).
I primi dati servono per escludere ipotesi di prevaricazione, da una parte o dall’altra, in ragione di età, istruzione o prestigio personale, che non sono i fattori che al momento mi interessa discutere. Il dato veramente rilevante è il genere dei protagonisti del racconto.

Uno dei principi fondamentali del consenso è che non può essere legittimamente dato in stato di alterazione da alcol o sostanze stupefacenti. Questo, ovviamente, vale anche per il consenso agli atti sessuali, quindi chi si approfitta o non si cura dello stato alterato della persona con cui si sta intrattenendo sessualmente corre poi concretamente il rischio di essere denunciato per molestie o violenza. In compenso, il codice penale ci insegna che “l’ubriachezza non derivata da caso fortuito o da forza maggiore non esclude né diminuisce l’imputabilità” (art. 92, co. 1, c.p.).
Quindi l’aporia paradossale che si determina in queste situazioni (che, ammettiamolo, nei weekend sono all’ordine del giorno) è che una persona ubriaca non è in grado di prestare valido consenso ad atti sessuali, ma al contempo non va esente da responsabilità penale in caso abbia un rapporto sessuale con un’altra persona ubriaca, che a sua volta non è in grado di acconsentire.
Ma se entrambi i partner sessuali sono ubriachi al momento del rapporto, quid iuris?
Fintanto che il genere dei due non viene specificato, sembra abbastanza facile concludere che entrambi erano ubriachi e si sono comportati avventatamente, ma che difficilmente si possa dare la “colpa” del rapporto non programmato all’uno o all’altro. Al contempo, se il pentimento della mattina successiva dovesse cogliere un uomo, difficile che qualcuno se ne preoccupi eccessivamente… incluso l’uomo stesso. “Vabbè, in preda all’alcol mi sono portato a letto una mezza cozza. Vedo lì, al bordo del letto, un preservativo usato, quindi grossi rischi non dovrei averli corsi: l’unico problema è come andarmene prima che si svegli / farla andar via da casa mia senza che abbia altro a che pretendere da me.”
Perché, allora, quando in queste situazioni a pentirsene è la donna, il rischio di finire in tribunale aumenta esponenzialmente?

La risposta, secondo me, è prettamente sociale.

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Come anticipato qualche giorno fa, lo stesso numero di partner sessuali che rende l’uomo un bomber fa della donna una zoccola. Perché, in fondo, la chiave che apre tutte le porte è vincente, il lucchetto che si fa aprire da tutte le chiavi è inutile.
Storicamente, l’importanza della riservatezza sessuale femminile è indubbia. Per secoli, le ricchezze venivano accumulate dagli uomini e trasmesse ai propri discendenti e l’unica certezza che i figli partoriti dalla moglie fossero effettivamente generati dal marito era che la donna non conoscesse altri uomini che il proprio legittimo consorte. Anche il fatto che la donna si concedesse prima del matrimonio poteva ingenerare sospetti, perché dimostrava una certa propensione alla lascivia che non dava sufficienti garanzie rispetto alla condotta successiva alle nozze. In compenso, le leggi erano tali per cui i figli eventualmente nati da unioni extra-coniugali dell’uomo non costituivano un rischio per la famiglia legittima, perché esclusi dalla possibilità di succedere al padre. La contraccezione andava da inesistente a costosa e scarsamente efficace e l’unico metodo disponibile ai più per evitare una gravidanza indesiderata era il coito interrotto, la cui esecuzione dipendeva interamente dall’uomo. In questo contesto scientifico e giuridico la verginità e riservatezza femminile avevano effettivamente un valore ed una loro ragion d’essere.
Ma non viviamo più in tempi analoghi. Da decenni, ormai, i metodi contraccettivi si sono affinati, moltiplicati e sono di immediata reperibilità. La maggior parte di essi, tra l’altro, non richiede nemmeno la collaborazione maschile e sono lasciati in tutto e per tutto nella disponibilità della donna. D’altra parte, in caso di dubbi, la paternità e discendenza sono pur sempre facilmente accertabili ed i genitori sono oggi tenuti a provvedere a tutti i figli, a prescindere dal fatto che siano nati dentro o fuori il matrimonio. Le tutto sommato legittime preoccupazione in passato collegate alla libertà sessuale femminile non hanno, quindi, più ragione di esistere, così come sono poste nel nulla le giustificazioni per secoli poste alla base del libertinaggio maschile. Non c’è, pertanto, più alcun motivo di giudicare una donna più negativamente che un uomo con riguardo all’esercizio della propria sessualità.

Sia a molte donne che a molti uomini piace l’idea di essere i primi o addirittura gli unici con cui il partner abbia condiviso un certo tipo di intimità.
Sia molte donne che molti uomini provano gelosia nei confronti delle precedenti relazioni del partner.
Sia le donne che gli uomini soffrono e si sentono sminuiti e feriti nell’orgoglio dal tradimento del partner e non c’è alcun motivo per cui il tradimento dell’uno debba essere maggiormente giustificato e quello dell’altra più condannato.

In sostanza, non c’è assolutamente alcun motivo per cui, nel 2018, una persona dovrebbe essere più o meno riservata con riguardo alla propria sessualità in ragione del genere a cui appartiene.
Non regge nemmeno la scusa dello “spargimento del seme”, a meno che non provenga da un uomo che persegue il rapporto sessuale esclusivamente a fini procreativi.

Eppure la differenza si sente, e tanto.

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IL RATTO DELLE FIGLIE DI LEUCIPPO
Peter Paul Rubens
Immagine di dominio pubblico

Tra i risultati di una società che ancora schernisce la sessualità femminile c’è anche quello di convincere le giovani donne che un rapporto avventato e non programmato dovesse essere necessariamente non voluto, cha ad un certo punto, in qualche modo, l’uomo si sia dovuto approfittare di loro, ottenendo i loro abbracci con l’inganno o approfittando di un momento di debolezza. Perché ammettere che quel rapporto mordi-e-fuggi, nel momento in cui si è consumato, fosse pienamente voluto, sarebbe disdicevole: quelle sono cose che fanno (o perlomeno provano a fare) gli uomini. Le donne dovrebbero stare più attente.
Così, la donna che si sveglia senza ricordare bene come e perché è finita in quel letto viene derubata della sua intelligenza e della sua autonomia sessuale, per scaricarne l’intero fardello sull’uomo. A parità di tasso alcolemico, la donna diventa inevitabilmente vittima e l’uomo carnefice, la donna incapace e l’uomo onnipotente, la donna impossibilitata ad opporre un sacrosanto rifiuto e l’uomo perfettamente in grado di comprendere appieno ogni dettaglio della situazione ma volontariamente approfittatore.

Francamente, trovo difficile anche decidere chi ci rimetta di più, dall’attuale ibrida condizione che stiamo attraversando, se le donne-bambine o gli uomini-orchi. Qualcosa certamente si muove, ma si muove nel senso giusto?
Da qualche mese a questa parte, la coscienza sociale femminile sembra essersi risvegliata con grande enfasi sui temi della sessualità e della libertà personale delle donne, ma siamo sicuri che le attuali crociate anti- molestie stiano veramente spostando le coscienze verso una considerazione più equa della sessualità? O quando le acque si saranno calmate saremo ancora al punto di partenza: divisi tra una sessualità femminile vissuta sulla difensiva ed una sessualità maschile quasi necessariamente aggressiva.

To be continued…

Sort:  

Con questo racconto sei riuscita a fare emergere un punto di vista molto particolare, troppo spesso forse ignorato dalla società.
D'altra parte, come tu stessa dici, è facile schematizzare la figura dell'uomo e della donna e collocarle in due compartimenti incompatibili.
Ti ringrazio @imcesca per aver fatto riflettere su ciò che consideriamo giusto, e ciò che effettivamente lo è.
Un saluto,
Luca ✌️

un post efficace, che non fa una piega nemmeno quando generalizza, bravissima!

Racconto molto particolare, ricco di sfumature che spingono allo sviluppo di tanti molteplici pensieri, per non parlare di tutte le riflessioni che ne derivano.
Post singolare e si apprezza in pieno la tua bravura nel trattare in maniera completa ed esaustiva questi argomentazioni veramente peculiari, complimenti per la grinta e le grande determinazione dimostrata

Post a dir poco disturbante che genera tanta tristezza...
tristezza per l'ipocrisia di una società che invece che evolvere e progredire sta ritornando verso un nuovo medio evo.
La figura del lucchetto è veramente illuminante.
Ti faccio i complimenti e continuo volentieri a leggerti.

Mi domando come si possa definire "essere ubriachi". Un bicchiere di vino? Forse due? Bisogna fare la prova del palloncino prima di portare a casa qualcuno/a?

Essere ubriachi, ora come ora, si definisce più o meno così (non sempre, non per tutti, ma nei casi che poi finiscono per fare notizia).

Donna: “ero ubriaca, non ricordo niente, ecco svariati amici che testimoniano di avermi visto bere, oltre al tassista, quindi non potevo acconsentire”
“Ok, perfetto. Sei chiaramente stata vittima di un bruto che si è approfittato di te, perché non eri in grado di intendere e volere.”

Uomo: “ero ubriaco, non ricordo niente, ecco svariati amici che testimoniano di avermi visto bere, oltre al tassista, quindi non potevo valutare adeguatamente la situazione, incluso lo stato di ubriachezza della ragazza”
“Irrilevante. Avresti dovuto pensarci prima di bere. Sei un bruto che se è approfittato di una povera donna indifesa!”

Chiaro. 🤔

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