Si stava meglio quando si stava peggio

in #ita6 years ago (edited)

Si stava meglio quando si stava peggio

Non so se vi è capitata la fortuna di vedere, e soprattutto ascoltare, il

monologo che Marco Paolini

ha tratto dal libro Cipolle e libertà scritto da Federico Bozzini per divulgare "Ricordi e pensieri di Gelmino Ottaviani operaio metalmeccanico", come recita il sottotitolo.
Gelmino Ottaviani è stato un operaio della Riello e un sindacalista della Fim-Cisl che ha personalmente vissuto il passaggio da una società povera e rurale, com'era il Veneto degli anni a cavallo della seconda guerra mondiale, al boom economico, per arrivare fino alla società attuale, post-industriale.
Ricordo ancora una frase che è il filo conduttore del monologo di Paolini e che è la cifra che ha permesso a Gelmino Ottaviani di interpretare questi mondi così diversi, questi passaggi cruciali e, sostanzialmente, la vita stessa:

Bisogna darsi un limite anche per il denaro che vuoi guadagnare, altrimenti resti un poveretto, dentro, anche se sei miliardario.

Questo è proprio quello che oggi non sappiamo fare, è il motivo per cui oggi, malgrado tutto quello che abbiamo, che era utopico per i nostri genitori e inimmaginabile per i nostri nonni, siamo, incredibilmente dei poveretti.

Ripensavo questa mattina alla vita di mia nonna.
Quando era una bambina, prima della grande guerra, come la chiamarono allora, si considerava una persona fortunata, faceva parte di una famiglia "ricca".
Avevano una cascina con molti terreni poco fuori Novara, molte "bestie", cioè mucche, cavalli, galline, oche, conigli e, soprattutto, maiali.
In tarda primavera partivano a piedi da Novara con tutte le mucche e arrivavano in Valsassina, a Pasturo, dove avevano altri terreni, alpeggi e una cascina a fondovalle.
Perché le mucche dovevano mangiare l'erba degli alpeggi d'estate, per dare il latte buono e fare 100 chilometri in primavera e 100 a settembre per tornare in pianura al passo delle mucche non era considerato un grande sforzo, anzi, i bambini, com'era lei allora, la consideravano una "gita".

Durante l'estate dormivano in alcuni ricoveri costruiti intorno a delle caverne naturali a circa 1600 metri di altitudine, ovviamente senza nessun tipo di confort, l'acqua era a una ventina di minuti di distanza.

Ma erano ricchi e felici.
Avevano latte, burro, carne, mangiavano tutti i giorni, bevevano acqua di fonte, correvano nei prati e si rotolavano nel fango.
Oggi per definire quello che allora chiamavano latte, dovremmo dire, immagino, sempre se esistesse: latte fresco appena munto non pastorizzato da pascoli alpini liberi ottenuto tramite mungitura manuale da mucche alimentate con foraggio bio etc. etc.
Loro lo chiamavano: latte.
Allo stesso modo quelli che loro chiamavano burro, carne, olio oggi richiederebbero ognuno una frase lunghissima per distiguere questi introvabili prodotti normali dalle schifezze che noi possiamo mangiare, in pratica ora possiamo mangiare merda ma in abbondanza...

Oggi abbiamo un tenore di vita, degli standard minimi che un secolo fa erano tipicamente riservati alla nobiltà, ma nemmeno tutta, solo i ranghi più alti.
Acqua corrente calda e fredda 24 ore su 24, riscaldamento e raffrescamento, luce elettrica, cibo in abbondanza, lavoriamo poche ore al giorno, facendo tendenzialmente lavori poco gravosi e, quando sono gravosi, utilizziamo macchinari che li rendono infinitamente meno pesanti; abbiamo telefoni, computer, libri, televisione, radio, automobili, moto, biciclette, vestiti per tutte le stagioni, profumi, giocattoli, frogoriferi, lavatrici, lavastoviglie, robot di ogni tipo, abbiamo un assistente vocale per spegnere la luce o per far partire l'irrigazione.

100 anni fa il 99% della popolazione non aveva nulla di tutto ciò e moltissime di queste cose non erano nemmeno ipotizzabili.

Ma non sappiamo darci un limite.
E, quindi, siamo dei poveretti.
Ricchissimi, come un re o una regina di 100 anni fa, ma pur sempre dei poveretti.

Concludo con un'altra frase di Gelmino Ottaviani:

Si dice sempre che il tempo e’ denaro, ma il denaro non è tempo.
Non è reversibile l’equazione.
Il tempo e’ vita.
E, se è vita, decido io dove investirlo: nella pesca, nell’orto, al sindacato, in famiglia.
Questa è liberta’.
Lo so che è una parola grossa, allora la riempi di parole piccole e vai meglio.

Tutte le immagini sono di mia proprietà.

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Molto importante riflettere su questi ragionamenti. Per essere ricchi bisogna lavorare sulla solidarietà, sull'interiorità e così via. Basta un piccolo gesto, a volte (secondo me). E pensare che una parte dell'umanità sta molto male ancora. A proposito a fine mese andrò a fare spettacolo proprio a Pasturo (un paese che conosco bene). Secondo i "Promessi sposi" ha anche dato i natali ad Agnese, la mamma di Lucia. Nella realtà in questo paese ha vissuto gran parte della sua vita un grande poetessa Antonia Pozzi (anni '20 e '30 del novecento), scoperta da Montale. Non c'entra molto con il tuo articolo, se non che la poesia forse può aiutare ad essere meno poveretti.

Salutami il grignone!

Potrei quasi prendere quella lunga frase finale e stamparla..

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