Il peso della fotografia: archivio personale dal 2012 ad oggi. #2 Polaroid SLR 680

in #ita7 years ago (edited)

continua da parte #1
https://steemit.com/ita/@iamunframed/il-peso-della-fotografia-archivio-personale-dal-2012-ad-oggi-1-polaroid-slr-680

Al tempo non avevo nessuna competenza in ambito fotografico. Mi limitavo a prendere la polaroid, aprirla, mettere l'occhio sul mirino e valutare se scattare o meno soppesando il costo di quello scatto con il possibile risultato.
Se non ricordo male al tempo uno scatto con polaroid veniva a costare circa 2 euro, una cifra bella alta se confrontata al digitale.

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Questo significa ragionare molto sul "se" scattare una fotografia o meno. Ho usato la slr 680 per un annetto abbondante prima di passare al mio primo acquisto per la fotografia digitale (che sarà uno smartphone), e in quel primo anno sono stato quindi strozzato dai limiti della macchina, aspetto che ritengo fondamentale. Tutt'oggi faccio foto con una compatta con funzioni ridotte all'osso (sensore Foveon, ne parlerò quando ci arriverò) perché per me la fotocamera è lo strumento per imprimere nel tempo un'immagine più o meno come la vede l'occhio e come la percepisce la mente. L'occhio vede la scena con la sua disposizione di elementi, luce e colore, la mente aggiunge alla costruzione visiva uno stato d'animo che può venir influenzato dalla temperatura, dagli odori, dal suono, dall'eventualità che il posto in cui ci troviamo a fotografare richiami alla mente ricordi e sensazioni. Usare la fotografia come catalizzatore di stati d'animo.
Diventa quindi più importante camminare sul posto, cercare di respirarlo, e poi solo all'ultimo catturarlo sperando che, in futuro, quell'immagine riesca a far rivivere quel momento richiamando il più possibile le sensazioni vissute.
Sono stato venti minuti buoni in fondo alla scala mobile della metropolitana qua in foto. Un po' volevo divertirmi con un nuovo strumento e con la mia prima fotocamera, un po' volevo cercare di portarmi dietro qualcosa di Londra. Per cui ho scattato la foto per lo stesso motivo per il quale ho scattato la foto all'officina di black cab.

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Da quando ho preso la polaroid non sono praticamente quasi mai uscito di casa senza fotocamera dietro, indipendentemente dal modello che fosse. Soprattutto nelle trasferte di lavoro. Che si trattasse di andare su qualche terreno in frana o in qualche cantiere mi sono sempre portato la fotocamera dietro. Prima la polaroid, poi il Lumia, poi la mirrorless ed infine la Sigma. Che si trattasse di andare su qualche monte, o in spiaggia, o in qualche cala. La costa nel tempo mi è costata, anche economicamente. Ho danneggiato praticamente tutte le fotocamere che ho utilizzato, pur cercando di stare attento. Ma la fotocamera più inutile è proprio quella che si lascia a casa quando si esce.
Qua ero ad uno degli stabilimenti balneari di Viareggio, durante una sessione di acqua gym organizzata come attività pomeridiana dai proprietari dello stabilimento. Una cosa imbarazzante.
Ma mi piaceva vedere tutte queste parruccone in file ben organizzate e c'era questo ragazzino al centro in prima fila che ci dava come un matto, ho fatto tre foto (6 euro spesi quindi) per cercare di beccarlo nel momento in cui si notasse particolarmente la sua esaltazione. Quella più indicativa è questa qua sopra.

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Dicevo di portarmi dietro sempre la fotocamera, anche in cantiere, come in questa foto.
Mi trovavo a fare un'indagine geoelettrica per fini archeologici a Dunarobba, un luogo famoso per la sua foresta fossile.
Eravamo in mezzo ad un campo di girasoli belli maturi con un sole che spaccava le pietre.
Purtroppo l'immagine è andata distrutta col tempo.
Questa non era una pellicola originale polaroid scaduta, ma una pellicola Impossible Project bianco e nero.
Alle prime armi non mi sono attrezzato per seguire la fase di mantenimento successiva allo sviluppo della foto e l'emulsione si è cristallizzata e sbriciolata col passare dei mesi.
Scattare con una polaroid, soprattutto con pellicole della impossible, significa ingegnarsi per non far uscire la pellicola direttamente alla luce del sole nel momento dello scatto, cosa che si faceva o utilizzando la scatola della cartuccia messa davanti al punto di uscita della pellicola, o applicando la "frog tongue", un cartoncino attaccato alla macchina che andava a coprire la pellicola alla sua uscita.
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Non basta, perché la foto continua la sua fase di sviluppo per mesi, deteriorandosi e distruggendosi, a meno che non vengano seguite delle procedure per interrompere la fase di sviluppo ed essiccare l'emulsione.
Al tempo non me ne preoccupavo, neanche lo sapevo.
Quel campo di girasoli, nella sua banalità, sarebbe stata una delle mie prime foto preferite, ad oggi ricordo vagamenti come era la foto originale nel momento in cui la scattai.
Scattare con una polaroid era un lavoraccio, e dopo aver speso qualche centinaio d'euro ed aver perso anche svariate foto, e le mie foto sono i miei affetti personali a cui tengo di più, sono passato al digitale, e ho fatto l'ingresso nella mobile photography accaparrandomi un Lumia 1020.
Ne parlerò la prossima volta.