Salò o le 120 giornate di Sodoma.

in #ita6 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

Il più forte trova sempre giustissimo ciò che il più debole trova ingiusto, cambiando l'uno e l'altro di posto, ambedue cambiavano parimenti modo di pensare.

Donatien Alphonse François de Sade, Le 120 giornate di Sodoma

Mi sono domandato a lungo se fosse giusto scrivere questo post. Il mio senso estetico me lo vietava ma il mio senso etico me lo chiedeva. Alla fine ho pensato che la scelta di decidere di parlare del film più sconvolgente che mai mi sia capitato di vedere è comunque giusta.
Sicuramente Salò o le 120 giornate di Sodoma è uno dei film più disturbanti, sconvolgenti e ripugnanti (esteticamente) che sia mai stato girato ma è anche uno sguardo nell'abisso oscuro dell'essere umano sia inteso come individuo sia inteso come elemento fondante della società. Uno sguardo, quello di Pasolini, che costringe tutti noi ad interrogarci. Chi siamo? Perchè l'uomo è pervaso da pulsioni autodistruttive e distruttive? Che cos'è il Potere? Perchè lo bramiamo? Perchè la nostra società comunque si divide in vittime e carnefici?

Non si può parlare di questo film senza inquadrarlo nel contesto storico in cui è stato pensato e girato da Pasolini. Sono gli anni di piombo, gli anni delle stragi impunite, della violenza diventata normale strumento di lotta politica ma anche e soprattutto gli anni di trame oscure che ci portano fino a logge massoniche deviate come la P2 (scoperta peraltro qualche anno dopo) ma anche ad altre entità che tramano al fine di indirizzare il fermento sociale e politico dell'epoca verso gli sbocchi desiderati. La cosa non poteva passare inosservata ad un intellettuale di razza come Pasolini che infatti scrisse un famoso articolo denuncia sul Corriere della Sera:

"Io so.Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". (...)
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. (...)"

Uno scritto (di cui vi ho citato uno stralcio) che pone in luce la natura occulta del Potere, la sua assenza di regole e remore etiche, il suo assoluto disprezzo dell'uomo e dell'umanità anche nel proprio corpo fatto di sangue e carne. Una visione che secondo me, in qualche modo, funge da poetica per il suo Salò. Una pellicola che fu la sua ultima opera a causa della sua fine tragica e improvvisa. Dunque anche un film che, in qualche modo, è un profondo lascito spirituale che tocca temi universali che lo fanno rimanere - a distanza di tanti anni - come un'opera di assoluta attualità.

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L'immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile.

Dal punto di vista della narrazione l'Opera si suddivide in quattro parti. La prima è l'Antinferno, il secondo è il Girone delle Manie, il terzo è il Girone della Merda e infine -il quarto - il Girone del Sangue. Un vera e propria geografia dell'inferno dantesco che trae spunto però dall'opera originale del Marchese de Sade dove, le vittime - come i dannati descritti da Dante - vengono sottoposti ad ogni sorta di nefandezza e violenza fino all'epilogo finale. Gli aguzzini, i detentori del Potere assoluto ed anarchico (ovvero, nella visione pasoliniana non sottoposto a nessun vincolo o remora) sono quattro gerarchi della Repubblica di Salò. Il Duca che rappresenta il potere della politica, il Monsignore che rappresenta il potere della chiesa, l'Eccellenza che rappresenta il potere giudiziario e infine il Presidente che rappresenta il potere economico. I quattro nelle loro malefatte sono aiutati da tre prostitute avvezze ad ogni turpitudine. Le tre personificano - e qui abbiamo un riferimento al Mythos greco - le tre Gorgoni che rappresentano le tre forme di perversione: quella sessuale, quella morale e quella intellettuale.
Un Opera dunque che è costellata da continui riferimenti letterari e filosofici tanto da poter parlare quasi di un metafilm...no, non vi spaventate, si intende esattamente quello che facciamo noi per esempio su steemit quando con i link rimandiamo il lettore ad un altro testo o ad un'altra opera.

Il film racconta in maniera brutale e nella sua crudezza il percorso infernale a cui vengono sottoposti dai loro aguzzini alcuni giovani rapiti dalle SS e dai militi fascisti interrogandoci sulla vita e sulla morte, sulla natura profonda dell'uomo, sulla natura del Potere. In questo percorso infernale sono da segnalare due fondamentali elementi di denuncia politica e sociale. I quattro aguzzini detentori del Potere scrivono un Regolamento al quale tutti dovranno attenersi e che simboleggia chiaramente la legalità che - evidentemente - secondo Pasolini è solo una finzione essendo frutto dell'arbitrio e degli interessi dei potenti. L'altro elemento di denuncia è il meccanismo di delazione e di denuncia di violazione del regolamento che si instaura tra le vittime e che sta a simboleggiare la guerra tra poveri dove, pur di salvarsi, le persone sono disposte a vendersi al Potere e a tradire i propri compagni di sventura.

In definitiva si tratta di un film di terribile denuncia sociale, politica e filosofica della nostra società che colpisce al cuore data la brutalità delle immagini e del quale non so se consigliarvi la visione. Ma del quale invito a leggere almeno la sceneggiatura.

Bibliografia

Gilda Policastro, Pasolini antimoderno: l’utopia negativa di Salò e Petrolio
Maurilio Ginex, Il testamento di Pier Paolo Pasolini: Salò e le 120 giornate di Sodoma
Pier Paolo Pasolini Salò o le 120 giornate di Sodoma

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Non potevo non apprezzare questo post, amando moltissimo Pier Paolo Pasolini.

E devo dire che sei stato anche molto bravo a parlare del film, anche per me il film più sconvolgente che abbia mai visto, l'unico - tra quelli che considero i capolavori della storia del cinema - che non sono ancora riuscito a vedere una seconda volta, ma quel film ancora oggi vive e mi sollecita nelle mie emozioni più profonde.

Pasolini avrebbe proseguito su questa strada se non fosse stato ucciso, il romanzo "Petrolio" pubblicato successivamente e incompiuto, e il film a cui stava lavorando (Porno-Teo-Kolossal - pagina su wikipedia) erano la prosecuzione di questo suo percorso.

Grazie del post 👍

Grazie a te per le belle parole. Effettivamente stava lavorando ad una trilogia della morte ma non so molto degli altri due in cantiere....ora leggo il tuo link....

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