Primi ripensamenti sulla Gender Theory?
Uno dei tratti peculiari della nostra epoca del tardo capitalismo è del postmodernismo è senza dubbio quella che vede nei cosiddetti Studi di Genere la frontiera che deve ridisegnare la stessa identità dell'uomo e il suo rapporto sia con la natura, intesa come biologia, sia con la società della quale l'individuo fa parte.
Molto brevemente, e certamente non esaustivamente, gli Studi di Genere con un approccio multi disciplinari si ripropongono di riconsiderare e di superare la plurimillenaria partizione dell'identità sessuale dell'essere umano in maschi e femmine a seconda delle differenze biologiche visibili e riconoscibili fin dalla nascita. Una verità - secondo questi studiosi - apparentemente assodata ma in realtà discutibile se si decostruisce l'identità dell'essere umano stesso. Infatti - sempre secondo i fautori di questa visione - se si scinde da un lato il carattere biologico, ovvero tutti quegli attributi fisici e biologici che producono l'uomo e la donna e dall'altro lato si considerano quegli attributi culturali che vengono imposti all'individuo fin dalla sua nascita e che formano la cosiddetta identità di genere si può dire che questi ultimi sono un costrutto artificiale, imposto storicamente e socialmente e che non hanno nulla di naturale. In buona sostanza, il sesso è dato, ma l'identità della persona è imposta dalla società, dalla cultura e dall'antropologia nella qualequesta è immersa fin dal momento della sua nascita.
Apparentemente il discorso sembra accademico e quindi eminentemente teorico, ma in realtà nell'abbracciare questa visione si hanno effetti pratici profondissimi nella vita di tutti. Cosa accadrebbe se alle persone, fin dalla loro nascita, venisse data una educazione neutra, senza i cosiddetti stereotipi di genere? Secondo i fautori di questa teoria, senza dubbio vivremmo in un mondo migliore dove non ci sarebbero più discriminazioni di genere e stigma sociali di vario tipo. Secondo i detrattori di questa teoria invece si rischierebbe che la persona non riesca più ad avere una sua identità forte e addirittura potrebbero verificarsi casi di disforia di genere ovvero situazioni in cui la persona non si riconosca più nella sua fisicità essendosi creata una discordanza tra come ci si considera psicologicamente e come si è biologicamente.
Soprattutto in questi ultimi venti anni queste nuove teorie hanno sempre più preso piede, riuscendo a conquistare oltre che il favore dei mass media e anche le aule delle università e delle scuole. Se l'intento di questo grande successo era probabilmente buono, ovvero quello di creare una società più equa e giusta, i fatti purtroppo sembrano dimostrare che si sono generati gravi problemi soprattutto nei paesi anglosassoni dove gli Studi di Genere sono andati per la maggiore. Un articolo dell'Economist per esempio spiega che negli ultimi anni i casi di minori che si sono rivolti al Servizio Sanitario Nazionale Britannico per chiedere il cambio di sesso, non riconoscendosì in quello biologico, si sono decuplicati, proprio con l'esplosione delle teorie di genere e con il loro insegnamento nelle scuole. Dall'altro lato, sempre l'Economist nota che, stanno anche aumentando enormemente i cosiddetti de-transitioner ovvero le persone che chiedono il ritorno al loro sesso biologico dopo essersi sottoposti alle operazioni chirurgiche per il cambio di sesso.
Anche il Wall Street Journal ultimamente inizia a lanciare strali contro la Teoria di Genere. Per esempio, qualche giorno fa, il prestigioso giornale newyorkese ha ospitato un intervento di due biologi americani - Colin Wright e Emma Hilton - dal titolo emblematico "La pericolosa negazione del sesso". Nel pezzo si sostiene che il terzo sesso non esiste; si è o maschi o femmine e ciò serve per riprodursi e per mandare avanti la specie. Sempre secondo i due biologi l'idea di scindere l'identità biologica dell'individuo dal portato culturale di genere non è nulla più che una bizzarra teoria accademica.
Mi pare di poter dire che articoli di questo tenore così critici verso queste teorie postmoderne, sarebbero stati semplicemente impensabili durante la presidenza Obama, invece ora iniziano a fare capolino anche sui giornali mainstream più prestigiosi. Anche questo è un segno che forse i tempi stanno cambiando. O che almeno si tendono a valutare con maggior spirito critico le "teorie rivoluzionarie" che hanno caratterizzato questo inizio del nuovo millennio.
Rimane comunque il fatto che si parla sempre dell'1% della popolazione che vuole cambiare sesso. Quindi una vera e propria minoranza.
E credo che aumentino i casi di ritorno al sesso originale, solo perché ci sono più casi di transizione.
Il fatto che possa essere un 10% un 1% o anche dieci persone al mondo non cambia la rilevanza, minoranza o no
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