Pasolini e i millennials

in #ita4 years ago (edited)

pasolini.jpg

L'immagine è tratta da wikipedia ed è liberamente utilizzabile

Avete facce di figli di papà.
Vi odio come odio i vostri papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete pavidi, incerti, disperati
(benissimo!) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati:
prerogative piccolo-borghesi, cari.

Pier Paolo Pasolini

Ho sempre pensato che la peggiore generazione italiana fosse quella dei cosiddetti sessantottini. Non c'è molto da dire. Disse già tutto Pier Paolo Pasolini nella stupenda e preveggente poesia sugli scontri di Valle Giulia tra studenti e poliziotti. Li aveva smascherati e capiti: una generazione pronta a tutto pur di prendere il potere e che dietro il paravento delle grandi battaglie ideali (tutte libertarie, la giustizia sociale riguardava solo i poveracci non loro) si nascondeva una smisurata ambizione e sete di potere. Basta vedere la fine che hanno fatto tutti i rivoluzionari di allora: da Veltroni a D'Alema passando per Paolo Mieli e Giuliano Ferrara. Tutti ben accomodati in posizioni di potere e di grandissimo privilegio a predicare (per gli altri) le virtù della responsabilità e dello spirito di sacrificio.

La notizia di questi giorni è quella dell'arresto dello "studente dell'Università di Bologna" in Egitto (manco a farlo apposta proprio quando l'Italia sta per chiudere affari miliardari) mi ha fatto pensare alla generazione dei millennials (quelli nati a cavallo tra gli anni ottata e novanta) che si sta facendo largo nell'agone politico a colpi di battaglie liberal assolutamente pretestuose. La loro bontà esibita ha qualcosa di sospetto, dai cosiddetti capi sardina che, tra i buoni sentimenti, non disdegnano l'odore dei soldi dei Benetton, fino agli attivisti dirottoumanisti - come l'attivista lgbt, e dicono anche fratello musulmano, arrestato ieri in Egitto o come quella capitana, Carola Rackete, della nave ong tedesca - sempre pronti a qualunque provocazione pur di avere i riflettori della scena.

I leaders di questa nuova generazione mi pare abbiano capito tutto: si creano il paravento della battaglia ideale che li ponga inoppugnabilmente dalla parte del bene (poi spesso ad un'analisi un po' più profonda si capisce che molto spesso quello che appare bene, tanto bene non è) e dare così l'assalto al potere e alle istituzioni.

Questi qui sono talmente spregiudicati che ci faranno rimpiangere i sessantottini. Peccato che noi non abbiamo manco un Pasolini a difenderci.

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