La scena e il fuori scena della crisi politica italiana

in #ita6 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

Il mondo procede soltanto per mezzo del Malinteso. È per mezzo del Malinteso universale che tutti si mettono d’accordo, perché se, sfortunatamente, ci si comprendesse, non ci si potrebbe mai mettere d’accordo.

Charles Baudelaire

E' davvero buffa (almeno in apparenza) la crisi istituzionale che sta monopolizzando in questi giorni la vita politica del paese. Il Presidente della Repubblica ha o no tra le sue perogrative quella di rifiutare la nomina di un Ministro? Secondo alcuni il Presidente questa perogrativa non la avrebbe e dovrebbe limitarsi a nominare i ministri proposti dal Presidente del Consiglio Incaricato. E quì sta l'inghippo, infatti secondo altri il fatto che nella Costituzione ci sia scritto che il Presidente del Consiglio Incaricato propone i ministri al Presidente della Repubblica comporta che alla proposta ci sia la possibilità che l'inquilino del Quirinale la respinga. Sembra una questione di lana caprina degna della Corte di Bisanzio o di un Concilio di teologi impegnati a dirimere il sesso degli angeli. Eppure sull'Ermeneutica dell'Articolo 92 della Costituzione, si sta giocando una grave crisi istituzionale. Questo è quello che vediamo noi ascoltando le tv e leggendo i giornali.

Ma la Storia come il teatro è fatta di una messiscena e di un retroscena. La prima è ciò che viene mostrato al pubblico - nel caso specifico, noi -, il retroscena è invece ciò che accade dietro il palcoscenico. La commedia è, come detto, quella secondo la quale si litiga sulle attribuzioni e le competenze della Presidenza della Repubblica in merito alla nomina dei ministri. Ciò che in realtà accade è ovviamente altro: si litiga sul nome di uno specifico ministro: l'economista Paolo Savona. Ovviamente non si litiga sulla persona, peraltro dotata di un curriculum invidiabile, si litiga sulle sue idee. Infatti Paolo Savona è noto per essere un economista antieuro. Leggiamo uno stralcio dalle anticipazioni pubblicate dalla stampa sul suo ultimo libro che sarà in vendita nei prossimi giorni:

"La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?"

Paolo Savona, Come un incubo e come un sogno (2018)

Dunque la critica di Savona non è una critica di natura economica (o almeno non è soltanto questo), la quale potrebbe essere accolta emendando le politiche monetarie qualora la BCE e le istituzioni europee ritenessero che siano fondate. La critica di Savona è radicale perchè di natura squisitamente politica e storica. Infatti fa un, peraltro, splendido collegamento nel quale accusa le classi dirigenti italiane di subire la fascinazione della cultura tedesca e di finire inevitabilmente in una montagna di guai. Da qui l'alzata di scudi del Quirinale (ma immaginiamo anche della UE e della BCE) che ne vuole bloccare la nomina a tutti i costi, anche quello di mettere su un teatrino-messinscena facendo finta di litigare sulla parola propone dell'Articolo 92 della Costituzione.

Questa è la verità, nuda e cruda. E credo che - comunque la si pensi - sia giusto sottolineare questa situazione quasi inedita nella storia politica repubblicana. Ma ciò che viene da pensare è anche un'altra cosa: quante volte seguendo la vita politica del nostro paese abbiamo assistito a teatrini che nascondono il reale oggetto del contendere?

Bibliografia

Tpi News, Chi è Paolo Savona
IlPost, Cosa pensa Paolo Savona

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W Paolo Savona.

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