La mille sfaccetature della plutocrazia americana

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Quando il denaro bussa, le porte si spalancano. Dio regna nei cieli, il denaro sulla terra.

Proverbio tedesco

Colpisce molto l'idea che negli USA possano sfidarsi per la presidenza due ultramiliardari come Trump e Bloomberg. Già nelle scorse presidenziali il miliardario Donald Trump ha vinto contro Hillary Clinton portando per la prima volta alla Casa Bianca l'appartenente non ad una borghesia più o meno ricca ma a quella élite del mondo degli affari, della finanza e delle grandi speculazioni. Questa volta il fenomeno potrebbe essere ancora più evidente, infatti lo stesso Trump potrebbe essere sfidato, appunto, da Michael Blumberg anche lui appartenente a quella elité del grande business. Credo che nel caso in cui si verifichi questo fatto non sia esagerato parlare di evoluzione della democrazia liberale in una vera e propria plutocrazia dove un élite di miliardari assume direttamente la guida politica del paese guida del mondo occidentale. Molti diranno che è così da sempre e che la politica spesso è un teatro di burattini. Ma questo è vero solo in parte: i politici comunque sempre mediano tra le esigenze delle classi medie e quelle delle élites economiche e finanziarie. Con l'arrivo al potere diretto delle élites probabilmente questa mediazione andrà a dissolversi e gli unici interessi materiali degni di essere tutelati dalla politica saranno solo quelli delle élites. L'accumulazione economica e finanziaria sopra tutto e tutti.

In realtà il fenomeno dell'invadenza del Big Business nella politica è ancora più pervasivo e complesso di quanto possa apparire dalle vicende dirette relative alle elezioni. Spesso Big Business non interviene direttamente nella politica ma prova ad influenzare l'agenda politica fino ad imporre quella propria utilizzando sia l'attività di lobby, sia utilizzando il cosiddetto soft power strumentalizzando quella che un tempo si chiamava società civile.

Se il fenomeno del lobbismo è abbastanza noto, e consiste nel finanziare uomini politici al fine di riuscire ad imporre nei lavori parlamentari determinati punti decisi da chi paga molto meno noto è il fenomeno del soft power attraverso la manipolazione della società civile. Quest'ultimo fenomeno consiste nel riuscire ad influenzare studiosi, artisti, scrittori, giornalisti, accademici aggregandoli magari in pensatoi (think tank) appositamente finanziari al fine di far emergere nella discussione pubblica alcuni temi e successivamente così influenzare l'agenda politica. Esempio abbastanza noto di questa pratica è quello della rete di fondazioni Open Society Foundation creata e finanziata dal miliardario George Soros al fine di riuscire ad imporre nel dibattito pubblico il tema della società aperta teorizzata dal grande filosofo Karl Popper. E' di questi giorni il disvelamento di un altro progetto simile, quello del proprietario di Amazon Jeff Bezos. Si tratta della creazione di un fondo da 10 miliardi di euro per finanziare Ong e scienziati al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei cambiamenti climatici.

Indipendentemente dal giudizio che si può dare sulla bontà di queste iniziative, ciò che è evidente è la crescente invadenza dei grandi ricchi nella vita pubblica e nella politica: questi non si accontentano più di amministrare le loro immense fortune ma vogliono indirizzare l'azione politica facendo proprio leva sulla loro ricchezza. Un fenomeno oltre modo preoccupante, perchè va a ledere di fatto il principio cardine sul quale si basa la nostra democrazia: l'eguaglianza sostanziale dei cittadini per quanto riguarda la capacità di influenzare l'agenda politica.