La Festa del Lavoro nell'Epoca del Post Lavoro

in #ita6 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da pixabay ed è liberamente utilizzabile

Il lavoro non mi piace – non piace a nessuno – ma mi piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi. La propria realtà – per se stessi, non per gli altri – ciò che nessun altro potrà mai conoscere.

Joseph Conrad

Ed eccoci qui all'ennesimo Primo Maggio, giorno dedicato al Lavoro. La Grande Chimera dei nostri tempi. Non vi voglio tediare ripercorrendo il significato storico di questa festa: la conoscete tutti. Voglio provare invece a guardare a questa festa ed al suo significato con lo sguardo rivolto verso il futuro.
Non mi interessa guardare qual è stato il punto di rottura in cui la nostra società è diventata da una società del lavoro ad una società del post lavoro. Alcuni storici dell'economia fanno risalire l'evento alla Grande Crisi finanziaria del 2008 che ancora ci attanaglia, altri lo fanno risalire alla crisi delle Dotcom dell'inizio di questo secolo, altri ancora vanno ancora più indietro nel tempo e lo fanno risalire alla crisi degli anni Settanta del Novecento. Tutte e tre le teorie hanno i loro punti di forza e i loro punti di debolezza ma ciò che conta è il risultato finale.

Basta farsi un giro nelle nostre zone industriali fatte troppo spesso di capannoni abbandonati e serrande chiuse, oppure basta guardare la tv o leggere i giornali per venire a conoscenza di centinaia di vertenze aziendali dove i lavoratori tentano di difendere il proprio posto di lavoro da delocalizzazioni e chiusure. Qualcosa si è rotto, e i risultati si vedono: le persone disoccupate sommate a quelle che io chiamo diversamente occupate ammontano a circa nove milioni di persone con un tasso complessivo pari a circa il 30% della forza lavoro. In questo contesto dilaga la povertà: l'Istat certifica che oltre sette milioni di italiani vivono una situazione di grave disagio economico. Ovviamente tutto questo non può non avere un impatto di natura demografica, infatti sono sempre meno le giovani famiglie e i nuovi nati: se non si ha un reddito soddisfacente solo degli irresponsabili possono pensare di mettere su famiglia. L'Italia (ma in generale tutto l'Occidente) diventa sempre di più un luogo per vecchi.
Non si offenda nessuno ma in questo contesto la Festa del Primo Maggio sembra quasi uno sberleffo. Una festa per i garantiti (fino ad ora garantiti, in futuro non è detto) e una festa per gli inconsapevoli. Chi siano i garantiti lo sappiamo ed è inutile parlarne. Mentre è oscuro e poco indagato quel corpaccione sociale degli inconsapevoli che magari oggi s'accalcheranno al cosiddetto Concertone di Roma per festeggiare un Lavoro che probabilmente mai avranno, almeno nei termini e nei modi in cui lo hanno avuto i loro padri. Probabilmente sono dei giovani che credono forse nell'io speriamo che me la cavo e forse c'è ancora qualche illuso della generazione nata negli anni Settanta convinto che tutto si aggiusterà e torneranno i ruggenti anni Ottanta e i già un po' meno ruggenti anni Novanta della nostra gioventù. La loro purtroppo è una pia illusione, la Storia mai rivolge gli occhi al passato.

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L'immagine è tratta da pixabay ed è liberamente utilizzabile

Il futuro che ci aspetta sarà plasmato da una forte innovazione tecnologica che inevitabilmente investirà anche l'economia ed il lavoro. Già vediamo le avvisaglie del mondo prossimo venturo fatto di Intelligenza Artificiale, di Robotica e di Blockchain che trasformeranno le nostre vite: impossibile immaginare un ritorno al posto fisso, a decine di migliaia di tute blu che escono dai cancelli della fabbrica novecentesca e ai travet alle prese con i loro libri mastri e le loro fatture.

Secondo uno studio della grande società di consulenza McKinsey entro gli anni Trenta di questo secolo circa il 30% delle attività lavorative potranno essere automatizzate e dunque potranno potenzialmente essere perse per gli umani. Questo comporterà che decine di milioni di persone dovranno adattarsi al nuovo paradigma dell'automazione ed accettare magari lavori a singhiozzo, o mal pagati o - addirittura - perdere del tutto la propria occupazione. E che nessuno s'illuda che questo terremoto riguarderà solo le persone che svolgono lavori manuali; per esempio secondo la Oxford University nei prossimi anni tra due e sei milioni di posti di lavoro saranno persi nel sistema bancario occidentale a causa dell'innovazione della Blockchain e dell'Intelligenza Artificiale. Fatto perfettamente credibile se si pensa che è di pochi giorni fa la notizia che nel primo trimestre del 2018 Binance ha fatto più utili di Deutsche Bank: Il crypto Exchange cinese ha appena duecento dipendenti mentre il colosso bancario tedesco ne ha centomila. Una differenza che mi pare assolutamente emblematica ed autoesplicativa di ciò che accadrà nel prossimo futuro nel mondo della finanza.

E allora che fare? Difficile dire, ma secondo me il futuro sarà della conoscenza e della creatività. Solo queste potranno dare un lavoro premiante che darà una qualche forma di sicurezza. Tutto il resto sarà sempre a forte rischio di essere rottamato, perduto per sempre. Lo studio, l'esperienza, la creatività saranno gli elementi fondanti della formazione dell'uomo e del suo impiego futuro. Che molto probabilmente sarà sempre più un autoimpiego che nulla avrà a che fare con il lavoro per come inteso nel secolo scorso.

Auguro a tutti una Buona Festa del Lavoro fatta di tanta Consapevolezza.

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Davvero un post scritto bene e che esplicita concetti giusti... come in tutte le cose però ci saranno delle migliorie in corso d’opera... chiamasi IND 4.0. Un saluto @giornalista

Indipendenza 4.0? 😀 Mi piace..

Post complesso ma hai sviscerato molto bene la situazione e uno scenario del futuro che trova in me molti punti in comune (almeno per come la penso io). Io stesso sono in conflitto con la situazione del mio settore, non è più lavorare... non esiste più l'interesse per realizzare qualcosa di fatto bene... e quella

possibilità di trovare se stessi

sembra non voler esistere più. Appartengo a quelli degli anni 70, riorganizzarsi dopo i 45 anni non è così semplice.
Un saluto, nicola

Grazie @knfitaly ...in fondo la vita è una continua riorganizzazione. Vale per tutti a partire da me.

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