L'Arimane napoletano [Un racconto esoterico]

in #ita7 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da wikipedia ed è liberamente utilizzabile

Re delle cose, autor del mondo, arcana
malvagità, sommo potere e somma
intelligenza, eterno
dator de' mali e reggitor del moto

Giacomo Leopardi, dalla poesia incompiuta Ad Arimane

Napoli, 25 Ottobre 1885, sera.

Il vecchio senatore Antonio Ranieri, dopo aver liquidato gli ultimi questuanti, rimase finalmente solo nel suo studio. Aprì un cassetto della sua scrivania e prese una vecchia cartella fatta di una stoffa azzurra lucida, la aprì e prese i fogli che conteneva. Se li rigirò tra le mani per qualche minuto, rileggendo per l'ennesima volta nella sua vita alcune pagine. Una volta finito li ripose nella cartella facendo la massima cura a non sciuparli, a quel punto si alzò dalla bella sedia e si diresse verso la libreria colma di volumi preziosi e costosissimi: c'era tutta la sua anima in quei volumi. O quasi.

Aprì l'anta della libreria che sempre teneva chiusa a chiave e nella quale tutti pensavano custodisse preziosi, danaro, o chissà, forse documenti segreti. Niente di tutto questo. C'era una candela nera e una rossa, una ciotola con dello zolfo, una più piccola con del sale, una barretta di incenso e una piccola ciotola di legno che non conteneva nulla. Prese gli strani oggetti che così gelosamente custodiva e li posò sulla bella e grande scrivania. Accese la prima candela rossa e poi quella nera e le mise una all'estremità destra e l'altra all'estremità sinistra. Si sedette con le tre ciotole poste in fila davanti a sè ed iniziò ad intonare, a voce bassa, una lenta cantilena. Prese un pizzico di zolfo e lo mise nella ciotola vuota, poi fece lo stesso con il sale. Accese l'incenso, il cui profumo invase tutta la stanza, e riprese con la sua nenia sottovoce. L'ultima parola che riuscì a pronunciare prima di svenire reclinando il capo all'indietro fu Giacomo.

L'uomo si alzò dalla sedia appoggiata al muro a fianco della grande libreria intarsiata e, a passo lento - ingobbito, stringendo con il dito indice e quello medio il pomello d'argento di un elegante bastone - attraversò lo studio. Si sedette accavallando le gambe, sulla sedia di fronte alla scrivania dove il padrone di casa riceveva i suoi clientes.
"Buonasera Ranieri, perchè mi hai disturbato?"
"Giacomo. Giacomo, finalmente..." rispose il vecchio senatore sgranando gli occhi.
"Perchè mi hai chiamato? E' molto faticoso per noi tornare qui"
"Si, Giacomo, posso capire."
"No, ancora non puoi capire" rispose il poeta accennando un mezzo sorriso con le labbra.
"Io, io ti ho chiamato per parlare di quello che mi hai lasciato. Sai, io non ho fatto vedere a nessuno le tue carte. A nessuno" disse il vecchio.
"Lo so. E ora cosa vuoi? Che ti dica io cosa devi fare?"
"SI. io non ho idea..." disse Ranieri sporgendo il busto in avanti:"Non ho idea sul da farsi. E' soprattutto il tuo Arimane che mi angoscia. Fosse per me io lo brucerei..."
"Bruciarlo? E perchè mai? E' la mia idea quella. Mi mancheresti ancora una volta di rispetto" disse Leopardi guardando il suo vecchio amico negli occhi.
"Ma, ma è scandaloso! E' scandaloso ciò che hai scritto!"
"Scandaloso? Scandaloso è aver raccontato che nei miei anni napoletani tu hai provveduto alle mie necessità materiali. Scrivere una simile disdicevole falsità è scandaloso! Non certamente il mio Arimane! Vedi Ranieri, io ho scritto solo la verità. Questo mondo, questo mondo, è nelle sue mani. E' suo, e la sua fitta trama crea un arazzo immenso dove ci sono tutte...tutte le nostre azioni. Anche il tuo evocarmi lo ha deciso lui. E tu, inconsapevole ti sei mosso come una marionetta!".
"A me dispiace. Dispiace per la storia dei soldi..."
Leopardi si alzò in piedi ed esclamò:"Ma non dire stupidaggini! Tu hai raccontato questa menzogna per vanità. Per vantarti di essere il mio benefattore! Della umana vanità è lastricata la strada degli inferi."
"Si, si, lo so Giacomo. Lo so, ho sbagliato. Ma io..." Ranieri alzò le mani mostrando i palmi al vecchio amico:"Io, ti ho eretto un monumento qui a Napoli. A spese mie! Ho voluto erigere un monumento al tuo genio!".
"E così lo hai eretto anche a te stesso, mio caro benefattore! E comunque quella poesia và pubblicata! Il popolo deve sapere la verità!"
"Ma come potrà mai accettare il popolo l'idea di essere strumento del male anche qundo è convinta di fare il bene? L'anarchia e il caos regnerebbero nel mondo".
"In qualunque caso nel mondo regnerà ciò che Arimane ha deciso che regni. Solo la verità rende liberi. Solo la consapevolezza di essere sempre burattini nelle mani del Signore del Male può levarci l'illusione e forse accettare o forse ancora cambiare le cose. Oppure estinguerci..."
"Ma anche se noi ci estinguessimo sarebbe un disegno di Arimane. Se la tua idea è giusta..."disse Ranieri.
"Non c'è speranza. Appunto" rispose il poeta alzandosi in piedi e giocherellando con il suo bastone da passeggio come faceva da vivo.
"Ma allora se tutto è nelle mani di Arimane il Reggitor del moto anche tu lo sei. Anche questa conversazione lo è. Anche questo che tu esprimi in realtà è il pensiero di Arimane?"
Leopardi non rispose a questa domanda, voltò le spalle al suo vecchio amico per qualche minuto e nella penombra le sue sembianze si trasformarono. Il vecchio Senatore Ranieri si trovò di fronte un giovane dal fisico atletico, completamente glabro e dagli occhi cerulei.
"E' inutile che tu provi a resistere al mio volere. Io sono il padrone di tutte le cose e del tempo. Tu puoi anche bruciare le carte del Poeta gobbo di Recanati. Non cambierebbe nulla. Io tornerò in dietro nel tempo e le carte che tu ora brucerai scompariranno dal tuo cassetto prima che tu abbia solo il pensiero di bruciarle. Oppure, se voglio, faccio fermare ora il tuo vecchio cuore malandato. A mio piacimento tutto può accadere".
"Ma perchè tu vuoi che quella poesia disperata sia pubblicata? In fondo tu ti scoprirai e leverai all'umanità l'illusione del bene" disse il vecchio.
"Perchè, perchè. Ma quanti perchè. Lo faccio in realtà solo per vanità. Si, la stessa vanità che ti ha spinto a mentire sulle sostanze di Leopardi durante la sua permanenza in questa città. Io sono vanitoso esattamente come voi. Perchè io, sono come voi. L'unica cosa è che io so di esserlo e voi vivete nell'illusione" disse il giovane sorridendo e facendo un cenno con la mano a Ranieri.

Il vecchio Ranieri, si riprese dallo strano torpore nel quale era caduto. Ricordava tutto di quello strano sogno dove rivide il suo vecchio amico Leopardi che poi si trasformò in un giovane atletico e glabro. Decise di rendere pubblica la vecchia poesia incompiuta. Del resto pensò la bellezza di quelle liriche non può essere negata all'Umanità.

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L'immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

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Bello, Giuseppe. Chissà che non sia andata proprio così :)

Grazie....non si sa mai. Potrebbe essere andata proprio così....

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