Il Pozzo Sacro

Aedo:“Le pietre non dimenticano mai. Le pietre si risvegliano per ricordare la storia, per essere da insegnamento per le future generazioni e per raccontare le umane vicende evitando in questo modo che vadano nell’oblio”

Eschilo, I sette contro Tebe

Solo da pochi decenni il sito di Santa Cristina di Paulilatino è diventato meta turistica abbastanza conosciuta. Prima era un sito per pochi: o eri sardo o eri un viaggiatore colto possibilmente con la passione dell'archeologia.
Eppure arrivarci è facilissimo visto che l'arteria più importante della Sardegna - la Carlo Felice come la chiamano i sardi - ci passa a fianco.
Dopo Oristano - andando verso Nord - la strada si inerpica su un altopiano basaltico dove è posto il paese di Paulilatino. Qui si trova questo sito che non esito a definire magico.
Un sito che ci riporta ad antichi culti dell'acqua che si perdono nella notte dei tempi, quando Sacerdoti nuragici celebravano riti propiziatori forse nelle notti in cui la Luna era allo zenit e la sua luce si rifletteva nelle acque sacre del pozzo.

Appena arrivato mi ritrovo in un piazzale lastricato in basalto dove ci sono delle piccole aiuòle ben curate dove fanno bella mostra di sé degli alberelli di ulivo, piantati non troppo tempo fa, probabilmente da quando se n'è fatto un sito turistico: chi porta soldi deve essere coccolato con un panorama gradevole alla vista. A maggior ragione in una terra affamata di lavoro.
Si vedono delle piccole casette povere. Chissà, forse il turista quando le vede pensa ad un piccolo villaggio di contadini ormai abbandonato. Si sbagliano: quelle sono sas cumbessias ovvero delle piccole casette usate per nove giorni all'anno - a mo' di ostello - dai devoti di Santa Cristina. Infatti a pochi passi ecco il piccolo santuario campestre dedicato alla Santa ed usato per celebrare il ciclo della novena annuale.

Una volta fatto un giro nell'area cristiana del sito entro in una cumbessia rinfrescata a nuovo dove, oltre ad un bar posso acquistare il biglietto ed avere accesso al pezzo forte del sito: la sua area nuragica.

Faccio la fila, indifferente al simpatico baccano delle comitive di turisti armati di macchine fotografiche e con in tasca cartine geografiche e guide turistiche che sembrano breviari. Espletate queste formalità seguo l'indicazione ed esco dall'uscita posteriore che dà sull'area nuragica vera e propria.

Mi ritrovo in mezzo ad alberi secolari che fanno da corona ad antiche rovine. Immediatamente ho la sensazione di essere in uno spazio sospeso nel tempo tra antiche capanne nuragiche e capanne più grandi adibite probabilmente a riunioni tribali o danze o forse riti di iniziazione. Mi sposto verso Est, a poche centinaia di metri, ed ecco davanti a me un antico Nuraghe a tronco singolo. E' ben tenuto e si può accedere in sicurezza.

Torno indietro verso Ovest ripercorrendo i miei stessi passi attraverso nuovamente il villaggio nuragico. Adesso osservo soprattutto lo spettacolo della natura in questo primo scorcio di Primavera, quando la terra si risveglia dopo i rigori invernali. Siamo infatti in quella speciale fase che io chiamo primo risveglio quando l'odore dei fiori e delle piante non è ancora fortissimo e quando i nuovi insetti non sono ancora nati ma già si intuisce che il miracolo della Primavera sta per abbagliarci con la sua stupefacente bellezza. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza quell'elemento fondamentale che feconda la terra. Quell'acqua che anche i nuragici glorificavano e adoravano, anche costruendo luoghi specifici dove si celebravano riti in suo onore. Ora non mi rimane che dirigermi proprio verso il Pozzo Sacro adibito al suo culto plurimillenario.

Il Pozzo è in pietra basaltica squadrata benissimo nonostante risalga a tremila anni fa, quando la tecnologia di lavorazione della pietra non era certamente avanzatissima. Attraversato un piccolo vestibolo fatto con piccole pietre sempre in basalto, mi ritrovo davanti alla bocca del pozzo che va a formare un triangolo perfetto.
Scendo le scale avendo la sensazione di entrare nella porta dell' Ade. Acqua non solo come elemento purificatore e fecondatore della terra ma anche come elemento di passaggio da questo mondo all'Aldilà.
Anche questo Mithos che vede l'acqua come elemento di passaggio verso l'Aldilà è antichissimo. Entrando nel Pozzo Sacro nuragico si ha la sensazione della discesa nel limbo in attesa che Caronte ti trasporti sull'altra sponda. Nel regno delle anime.

Una volta discese tutte le scale ci si ritrova davanti ad un piccolo vano, di forma rotonda, pieno d'acqua, e chiuso a tholos verso l'alto. La chiusura a Tholos è tipica dell'architettura della civiltà nuragica e consta in una volta costruita a secco - senza calce o pomice ma con il semplice incastro perfetto delle pietre - e che, piano piano, si stringe fino ad assumere la forma geometrica di un cono. Per dare l'idea è come se l'ambiente interno del pozzo fosse un trullo pugliese sotterraneo dove la punta superiore emerge fino alla superfice del terreno.

Rimango qualche minuto ad osservare la luce che filtra dalla cima del tholos e si riflette sull'acqua. Ascolto estasiato il suo rumore mentre sgorga dalla fonte. Uno spettacolo unico ed irripetibile. Mi giro e risalgo le scale vivendo una sensazione mai vissuta prima: è come se ritornassi dal limbo e andassi verso la vita. La luce del sole che mi batte sul viso è anche una catarsi che mi fa vedere il mondo in un modo diverso. Con gli occhi di chi è stato purificato dall'Acqua. Fonte suprema di Vita.

Sezione mediana del Pozzo Sacro di Santa Cristina tratta da wikipedia e liberamente utilizzabile

(Le foto sono di mia proprietà)