Cercando Balzac: all'Argentiera!
Ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare
Jorge Luis Borges, Un'altra poesia dei Doni
Anno 1838. Incalzato dai creditori lo scrittore Honoré de Balzac si imbarca a Marsiglia: destinazione Sardegna! La nuova El Dorado dove tutti possono finalmente arricchirsi sfruttando le risorse minerarie.
L'avventura del grandissimo scrittore parigino è stata ricostruita grazie alle sue lettere alla nobildonna Ewelina Hanska con la quale ebbe una relazione sentimentale. Fu un viaggio che non esito a definire avventuroso e anche un po' picaresco. Honoré aveva deciso di investire le sue sostanze nelle miniere dell'Argentiera, un piccolo borgo di minatori, tra Sassari ed Alghero, affacciato sulla costa del Mar di Sardegna. E' ora di partire sulle tracce dell'autore de La Comédie humaine!
Arrivo all'Argentiera percorrendo prima la pianura secca, incolta e quasi disabitata della Nurra fino ad arrivare al piccolo borgo di Palmadula, posto su una collina che, dall'altro lato, scende a capofitto sul "mare di fuori" (così lo chiamano i pescatori di Stintino). Percorro tutta la litoranea che, parallela alla costa, mi porta fino alla gola dove è posto il piccolo villaggio minerario. Chissà se Honoré de Balzac ha apprezzato la bellezza delle rocce grigio metallo - perchè ricche di argento e piombo - che cadono a strapiombo su questo bellissimo mare blu cobalto? Eccomi arrivato.
Il paese è abbarbicato sulla collina che cade a strapiombo sul mare. Precisamente dà su una bella spiaggetta chiusa a conca dalle rocce sia da nord che da sud. La spiaggetta è inframmezzata da un antico molo dove - immagino - venivano caricati i bastimenti con la materia prima estratta dalle miniere. La forma del molo è strana. Unica direi, mai ho visto un molo fatto così: è a forma di Pozzo Sacro nuragico. Freud non esiterebbe a descriverlo come a forma di vagina.
Immagino Honoré che la sera osserva il mare - forse ha nostalgia della sua Francia - e poi si ritira in una di queste casupole a scrivere lettere alla sua amata. Faccio un giro e osservo i vecchi stabilimenti abbandonati. Li immagino ancora pieni di vita e di speranza delle centinaia di persone che vi lavorarono, molto probabilmente in condizioni disumane.
Anche Balzac sicuramente li ha visitati; non foss'altro per il fatto che ci voleva investìre i suoi ultimi capitali nella speranza di ribaltare la sorte e risolvere i suoi problemi economici.
Ad un certo punto la mia attenzione è attratta da uno strano palazzo, chiaramente non riconducibile alle miniere e costruito senz'altro un centinaio d'anni dopo. Lo stile razionalista della sua architettura mi fa pensare ad un palazzo di epoca fascista. Si trova proprio in cima alla collina che domina il paese. Sembra quasi un castello medioevale. Chissà, forse era il castello dove i piccoli Balilla dell'epoca venivano portati per ossigenarsi i polmoni con quest'aria piena di salsedine e dove, soprattutto, venivano indottrinati sulle magnifiche sorti e progressive che attendevano l'Italia del Duce. Sogni di gloria infranti. Per fortuna.
Ancora più in alto del palazzo fascista ecco una piccola chiesetta raggiungibile percorrendo una scalinata. Davvero graziosa e, una volta arrivati, si gode di un panorama mozzafiato su quasi tutto il paese.
Sfinito dalla lunga esplorazione torno verso la spiaggia e mi dirigo verso un piccolo chioschetto dove qualcuno si guadagna da vivere. Un pezzo di paradiso a buon mercato in un luogo che, all'epoca della corsa all' El Dorado minerario, doveva essere un inferno dei viventi.
Prendo una birra, mi siedo, e osservo un tramonto senza eguali.
(Le foto sono di mia proprietà)
strani casi di telepatia :D o ci hai pensato dopo che hai visto il mio?
Mi hai ispirato..... :)
ah ecco! Comunque non la sapevo questa storia di Balzac...
i
qui c'è tutto....
Bello... Ci sono stata tanto tempo fa.. Troppo
Ci si può sempre tornare. Meglio d'inverno che d'estate per la verità.