Albrecht Dürer: il cavaliere, la morte e il diavolo

in #ita6 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

Il cavaliere, la morte e il diavolo è una incisione del pittore ed incisore tedesco Albrecht Dürer, conservata nel museo d'arte Kunsthalle di Karlsruhe dove si trovano anche altre due sue incisioni: Melencolia I e il San Girolamo nella cella.
Secondo buona parte della critica queste tre opere sarebbero un trittico che, nel suo insieme, rappresenterebbe i tre percorsi di vita secondo la Teologia. Nello specifico il cavaliere, la morte e il diavolo rappresenterebbe la vita attiva, il San Girolamo rappresenterebbe la vita contemplativa e la Melencolia I rappresenterebbe la vita spirituale. Va chiarito che Albrecht Dürer non ha mai lasciato intendere, ne tantomeno ha lasciato qualcosa di scritto, che provi come questa interpretazione sia quella corretta.
In questa mia piccola presentazione infatti mi riferirò alla sola incisione del cavaliere tralasciando correlazioni con le altre due opere conservate al Kunsthalle.

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Autoritratto di Albrecht Dürer del 1498 tratto da wikimedia commons e liberamente utilizzabile

L'Opera descrive un cavaliere - vestito con una armatura ed un elmo - che orgogliosamente cavalca uno splendido destriero. Tra le zampe del cavallo vediamo un cane che ne accompagna il passo. Altri elementi fondamentali dell'Opera sono la Morte, rappresentata da un personaggio malsano, con una corona sul capo, avvolto da serpenti e che tiene in mano una clessidra. Essa cavalca su un cavallo vecchio e stanco, con il muso rivolto verso il basso. Alle spalle del nostro Cavaliere, poi, vediamo il Diavolo che ha una fisionomia che è un misto di vari animali: muso da maiale, orecchie da lupo, zampe caprine ed un enorme corno al centro della fronte. In mano porta una lunga picca. In alto, in piccolo, vediamo una città fortificata che potrebbe essere la meta del Cavaliere. Ai piedi del protagonista principale dell'opera inoltre vediamo una salamandra e - sulla sinistra - le iniziali dell'autore, la data dell'opera (1513) e la lettera S che, unanimente, viene interpretata come l'iniziale della parola Salus, salvezza. Infine ecco un teschio che indicherebbe il memento mori.

Dunque, in un interpretazione scolastica che è anche quella maggioritaria, l'Opera rappresenterebbe l'Uomo (il Cavaliere) che cavalca verso la meta (la città fortificata) vestito della sua armatura che può essere interpretata come l'allegoria della fede che lo sostiene e lo protegge. Egli è accompagnato da un Diavolo che rappresenta le tentazioni che lo possono sviare dal raggiungimento della meta (la Salvezza). Inoltre è accompagnato dalla Morte che ricorda come il tempo di ogni Vita sia comunque segnato e stabilito. Il cane invece rappresenta la fedeltà all'ideale ed all'obbiettivo, mentre la salamandra rappresenta la capacità di attraversare i pericoli senza esserne sopraffatti.
Una interpretazione davvero interessante e che è considerata convincente dalla maggioranza della critica. Ma questa non è l'unica possibile.

Per esempio Leonardo Sciascia, nel suo indimenticabile Il Cavaliere e la Morte così definisce l'opera ribaltandone completamente il significato:

"L’aveva sempre un po’ inquietato l’aspetto stanco della morte, quasi volesse dire che stancamente, lentamente, arrivava quando ormai della vita si era stanchi. Stanca la morte, stanco il suo cavallo: altro che il cavallo del Trionfo della morte e di Guernica. E la morte, nonostante i minacciosi orpelli delle serpi e della clessidra, era espressiva più di mendicità che di trionfo. «La morte si sconta vivendo». Mendicante, la si mendica. In quanto al diavolo, stanco anche lui, era troppo orribilmente diavolo per essere credibile. Gagliardo alibi, nella vita degli uomini, tanto che si stava in quel momento tentando di fargli riprendere il vigore perduto: teologiche terapie d'urto, rianimazioni filosofiche, pratiche parapsicologiche e metapsicologiche. Ma il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui. E il Cavaliere dove andava così corazzato, così fermo, tirandosi dietro lo stanco Diavolo e negando obolo alla Morte? Sarebbe mai arrivato alla chiusa cittadella in alto, la cittadella della suprema verità, la cittadella della suprema menzogna? Cristo, Savonarola, ma no, ma no. Dentro la sua corazza forse altro Durer non aveva messo che la vera morte, il vero diavolo: ed era la vita che si credeva in sé sicura: per quell’armatura, per quelle armi."

Leonardo Sciascia, Il Cavaliere e la Morte in Opere 1984.1989* edito da Bompiani (pp. 450, 451)

Dunque il grande scrittore siciliano opera uno spettacolare ribaltamento dell'interpretazione. L'uomo rappresenta il Male e la cittadella fortificata rappresenta la Città della Suprema Menzogna. Questo perchè la Morte e il Diavolo sono troppo stanchi, troppo malati, troppo poco credibili per poter agire nel mondo. L'uomo è in grado di creare il male e la menzogna da sé. Senza la necessità di interventi di Enti Trascendenti che, in fondo, lo sgravano delle responsabilità morali e spirituali per gli atti che compie.

Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, uno dei massimi capolavori artistici della storia dell'Umanità forse anche per il Mistero che emana, che tiene aperta qualsiasi possibilità interpretativa.

Bibliografia

E. Panofsky, "La vita e le opere di Albrecht Dürer"
L. Sciascia "Il cavaliere e la morte"
J. Cau, "Il Cavaliere la Morte e il Diavolo"

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