Fly on the Wall

in #ita7 years ago (edited)

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Salve a tutti! Nella prima parte di questa “rubrica” (la trovate qui) dedicata ai reperti più stralunati e bizzarri dell’universo fantastico, abbiamo parlato brevemente de Gli uomini coccodrillo, film uscito – nel 1959 – dalle mani del regista Roy Del Ruth. Come spero ricorderete, avevo insinuato che l’opera in questione avesse un certo debito nei confronti di un'altra pellicola, realizzata un anno prima dal bavarese-americano Kurt Neumann: il surreale fanta-thriller The Fly, alias L’esperimento del dottor K… Ebbene, indagare, per quanto velocemente, su quest’ultima opera ci offrirà l’occasione di riflettere su quanto possa essere sottile e sfumato il confine che divide il “Trash” dal “Cult”. Ma soprattutto, ci darà una spintarella per introdurre un altro itinerario…

PS - Le immagini di questo post sono tutte di mia esclusiva proprietà.

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Mi coglie un brivido, pensando che sono già passati trentadue (trentadue!) anni da quando vidi La mosca di David Cronenberg, al suo esordio nelle sale italiane. Oggi il regista canadese – ex outsider visionario, di ispirazione lisergico-cyber-freudiana – è un signore canuto e compassato, che occupa serenamente il proprio scranno nel pantheon hollywoodiano, mentre l’ultrasessantenne Jeff Goldblum – che di quell’inquietante fanta-horror fu il protagonista – si concede con disinvoltura una spassosa comparsata nell’universo cine-marveliano (Thor: Ragnarok, 2017). Quanto alla coprotagonista Geena Davis, che al termine delle riprese divenne – anche se per soli tre anni – la signora Goldblum, se ne sono più o meno perse le tracce, ma pare che si dia ancora da fare in televisione… Comunque sia, bando alle nostalgie. Il tempo passa, grazie al cielo, e tutt’al più è buffo constatare come (nella mia soggettiva percezione, ahimè) quello che a metà degli anni Ottanta era un fresco remake oggi appaia già come un reperto vintage. D’annata sì, ma non per questo meno godibile. Tolti i tagli di capelli e l’abbigliamento un po’ “fuori moda” – nonché una fotografia leggermente troppo satura e innaturale – La mosca rimane ancora un deliziosamente grandguignolesco reperto orrifico, permeato e impregnato da quel fluido malinconico, carnale e piacevolmente psicopatico, tipico delle prime imprese cronenberghiane.

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Alle sue spalle – come fonte d’ispirazione – si erge la massa oscura del film di Neumann, un laborioso artigiano della celluloide che, giunto al massimo successo proprio grazie agli incassi de L’esperimento del dottor K, non ebbe modo di godere né dell’uno né degli altri, poiché – poco dopo una proiezione in anteprima del film – passò a miglior vita per non precisate “cause naturali” (sembra che qualcuno abbia a suo tempo diffuso dei, mai documentati, sospetti di suicidio). Innanzitutto, bisogna segnalare che nella storia (liberamente tratta da un racconto dell’inglese George Langelaan, pubblicato nel 1957 niente meno che su Playboy) non compare nessun “dottor K”. Il titolo fu evidentemente imposto alla pellicola da un distributore italiano affetto da turbe kafkiane – che cercava con ciò di suggerire un fantomatico legame con la celeberrima disavventura letteraria di Gregor Samsa (La metamorfosi, 1915) evocando però “K”, cioè l’anonimo protagonista dei romanzi Il processo e Il castello… Lo scienziato del titolo in verità si chiama Andre Delambre, vive in una quieta suburbia francese con la deliziosa mogliettina Helene e sta conducendo una pionieristica ricerca sul teletrasporto, con apparecchiature luminescenti che ricordano un boulevard di Las Vegas. Tutto è assolutamente ok, almeno finché – mescolando incidentalmente i propri atomi con quelli di una mosca – si ritrova con la testa e la mano/zampa sinistra dell’odioso insetto!

Ora, dovete sapere che il già ricordato Gli uomini coccodrillo – almeno stando a quanto sostiene l’anedottica hollywoodiana – fu realizzato per essere proiettato in regime di Double Feature (doppio spettacolo – una formula in voga negli anni Cinquanta) proprio con L’esperimento del dottor K, ed è per tale motivo – lo so, sembra un’idea bizzarra – che fu costruito ricalcandone la struttura: una donna traumatizzata ricorda, di fronte a testimoni increduli, l’orrorosa trasformazione dell’ormai defunto marito… In ogni caso, ciò che risulta interessante è che nonostante questa coabitazione forzata, solo il film di Neumann divenne un Cult… perché? Be’, non siamo certo nel territorio di una scienza esatta, ma possiamo ipotizzare che sia stato proprio l’elemento onirico – surrealista, ancor più che surreale – dell’assemblaggio tra uomo e mosca a colpire come un martello l’immaginazione di cristallo degli spettatori. Non c’è nulla di, non dico probabile, ma neppure lontanamente possibile, plausibile, ragionevolmente accettabile dal punto di vista della più ardita sospensione dell’incredulità, in questo taglia-e-incolla anatomico. Non c’è niente di sensato che possa giustificare quella enorme testaccia nera e pelosa montata sul corpo di Delambre… Eppure, allora come oggi, funziona!

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Funziona a tal punto che l’esperimento, a riprova del fatto che repetita iuvant, ebbe la bellezza di due sequel (Return of the Fly, di Edward L. Bernds, nel 1959 e The Curse of the Fly, firmato da Don Sharp nel 1965), il remake cronenberghiano e un alquanto inutile sequel-del-remake, messo in piedi dal tecnico degli effetti speciali Chris Walas nel 1989. Il punto è che sono gli insetti a piacere, intrigare e disgustare le platee – gli insetti e i loro cugini ragni si attaccano con le loro zampette al midollo spinale dei nostri terrori più atavici e ci iniettano neurotrasmettitori tossici di sperimentata efficacia… In tutte le salse, e soprattutto in tutte le dimensioni, sono stati protagonisti – insieme ad altri mostri (sui quali ho cominciato a ragionare qui) – di una vasta produzione filmica della quale torneremo a parlare: è l'epopea del cosiddetto Giant Bug Movie.
Grazie a tutti. A presto.

Sort:  

Leggendo il tuo articolo su Gli Uomini Coccodrillo, ho cercato di documentarmi e sono andata a vedere qualche scena tratta da The Fly. Non lo conoscevo affatto e sono rimasta allibita: è davvero entrato nell'immaginario comune, perfino io avevo visto qualcosa di simile e lo avevo assimilato, solo che non sapevo fosse una citazione di quel film! Ho linkato questo stesso video in un altro commento giusto qualche giorno fa', quando ancora ero ignara della faccenda; che dire, se lo citano persino i Simpson...beh, qualcosa significa!

Articolo molto interessante, scopro tante belle ed "orripilanti" cosette nuove!

Cara @nawamy, sei sempre gentilissima - grazie! Sì, hai ragione, esistono molti micro-elementi della cultura horror che "filtrano sotto pelle" nella comunicazione quotidiana, nella maggior parte dei casi senza essere percepiti. I Simpson, poi, sono sempre stati estremamente sensibili alla "nerd culture" - che include tutto lo spettro del Fantastico, o per meglio dire le parti di quello spettro che si sono espresse attraverso la cultura di massa (o "pop" se preferisci) cine-tele-fumettistica... Da Star Trek a Roger Corman :-)

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