Friday, I'm in love.

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Solito venerdì. Solito autobus, solita pensilina dove aspettare. Dopo una giornata di lavoro di corsa a prendere il pullman, un weekend si e uno no.

Stanchezza e stress di tutta la settimana arrivano all’improvviso come un fulmine a ciel sereno e mi chiedo come faccio a sostenere questi ritmi senza crollare.
Vado sempre di fretta. Lavoro otto ore poi di corsa in palestra tre volte a settimana, esco la mattina alle sette e mezza e rientro alle 21.
Faccio borsoni e valigie come se non ci fosse un domani: per la palestra, per il weekend, per i viaggi. Potrei scrivere un manuale su come farli alla perfezione, in base all’occasione e alla grandezza della valigia/borsone.

La mia vita è organizzata al secondo altrimenti non riuscirei a fare nulla. Del pochissimo tempo rimasto mi vedo con le amiche cercando di non perdere il contatto con la realtà che a volte sembra scorrere troppo in fretta. Mi ritrovo sbigottita davanti al calendario quando mi rendo conto di essere rimasta indietro “Ma come? Non era lunedì 12??” E invece no cara mia, è lunedì 19, sembra rispondermi.
Leggo di sera principalmente prima di addormentarmi e tante volte mi sveglio nel cuore della notte con il libro rovinosamente piegato in un’angolazione innaturale e la mia spina dorsale che invoca pietà.

Ma sto divagando, torniamo a noi.
Prima non era così, è arrivato tutto all’improvviso e tutto nello stesso momento: lavoro e amore.

Era l’estate del 2015, Agosto per essere precisi.
E’ proprio vero che le cose arrivano quando smetti di cercarle.

Ero stanca: dei curriculum scartati senza essere visti, dei ragazzi che mi avevano nauseata, con le loro indecisioni, del vorrei ma non posso, dell’attesa. Ho avuto un periodo in cui ho visto sfilare davanti a me tipi di tutti i generi, iniziando a pensare che forse il monachesimo era sottovalutato, l’ora et labora aveva un certo fascino in fondo, visto sotto la giusta luce.
Tutto pur di non avere a che fare con i casi umani che la vita mi poneva davanti.

Il lavoro così tanto cercato e sognato, alla fine mi ha trovata lui. Ho saputo per caso di una ragazza che era andata via da una piccola azienda vicino casa, quindi serviva una segretaria. Senza indugi sono andata a lasciare il curriculum e a fare un colloquio, più per dovere che perché nutrivo realmente delle speranze. Mi sono ritrovata a fare 3 giorni di prova e a continuare, fino all’assunzione (questa cosa sconosciuta che avevo visto sempre capitare agli altri e che non avevo mai visto nel concreto).

Incredula perché ancora non capivo come avevo fatto ad essere stata tanto fortunata, incontro la persona che è il mio attuale fidanzato una sera, nel mio paese.
Mai mi sarei immaginata di trovare l’amore nel mio paesino (300 persone e ho arrotondato per eccesso) dove ci si conosce tutti eppure è andata proprio così.

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La mia vita è cambiata radicalmente una sera d’estate, dove i pensieri sono un po’ più leggeri e la vita sembra meno dura.
Non credo negli incontri combinati, negli appuntamenti fissati, nei rapporti preconfezionati. Quelli che sanno di imbarazzo in cui guardi continuamente l’orologio pensando: "Ma chi me l’ha fatto fare!?! Ah si l’amica stronza che vuole essere gentile costringendomi ad accettare appuntamenti non richiesti, aspè che me lo segno questa non la passa liscia stavolta”.

Credo nella casualità, nello stringersi la mano, nel guardarsi negli occhi e capire di essersi trovati e di non dovere più vagare come anime in pena alla ricerca dell’altra metà della mela. Quella che hai di fronte combacia perfettamente alla tua.

Certo non poteva andare tutto alla perfezione, ci sono 200 km che ci dividono e, causa lavoro, ancora non possiamo prendere in mano la nostra vita. Intanto però la progettiamo, insieme: viaggiamo, ci conosciamo, condividiamo.
I giorni sono diventati mesi, i mesi, anni. Non mi sono mai pentita.

La distanza divide quello che non è e unisce i rapporti solidi ed è sempre una questione di punti di vista: si può essere vicini ma distanti anni luce.
Conosco persone che si lamentano anche di 5 km fatti in macchina o che non si vedono nonostante non abbiano nessun ostacolo a parte loro stessi.
Non c’è vicinanza che tenga se l’amore non c’è.

Con questa esperienza ho capito l’importanza delle ore, dei minuti, dei secondi. Ogni momento passato insieme lo vedo come un regalo, un dono e quando scendo da quel benedetto autobus e lo vedo lì che mi aspetta con un sorriso stampato sulla faccia tutta la stanchezza mi abbandona e, prima di buttargli le braccia al collo, dico a me stessa:

Si, ne vale proprio la pena. Sempre.

P.S. Il riferimento ai Cure nel titolo non è casuale. Venerdì è veramente il giorno dell’amore.
Il mio.

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