Stanchezza del terzo millennio

in #ita7 years ago (edited)

"Quando Dio creò l'uomo, era già stanco. Ciò spiega molto". Questo aforisma di Mark Twain mi piace moltissimo. Forse perchè sottintende un dio antropomorfo che ci tranquillizza, forse perchè tutti noi attraversiamo giorni o fasi di vita in cui la stanchezza sembra sopraffarci.
E' una parola di uso comune, stanchezza. Viene usata in ogni contesto , sempre più frequentemente. Ma : stanchi si nasce o si diventa? E stanchi di cosa, per cosa, di chi?
Nel classico taoista della perfetta virtù del vuoto possiamo leggere : "Puoi uccidere un contadino permettendogli di riposarsi. D'altro canto, fa' che i signori di Shang o di Lu prendano il posto del contadino nel lavorare la terra : saranno esausti prima che sia passata un'ora".
E allora torniamo a chiederci : è solo soggettiva la stanchezza, dipende da ciò che siamo o può essere misurata?
Nella mia vita personale e nella professione medica, ne ho sentito parlare così tante volte. Le più semplici erano quelle in cui gli esami del sangue rivelavano un'anemia e dunque il senso di spossatezza, l'astenìa avevano una causa . Ma, in caso contrario, quante indagini ed esami per inquadrare un sintomo che il più delle volte rimane di incerta origine.
A volte invidio (fino a un certo punto, però) chi faceva o fa un lavoro fisicamente pesante oppure gli sportivi. Quella stanchezza fisica è facile da dimostrare, da giustificare, da recuperare. Non solo : è anche più accettata dagli altri. Hai tre figli da accudire, una casa da pulire, un campo da zappare, una vigna da coltivare. Ovvio che sei stanco. Ma non così ovvio se l'affaticamento è interiore. Giuseppe Berto, nel suo romanzo più noto "Il male oscuro", parlava della depressione, ma forse il vero strisciante mostriciattolo che aggredisce le nostre vite di passeggeri nel terzo millennio (dove passeggeri è inteso per persone di passaggio, sfido io a negare questo assunto) è la stanchezza della mente, il senso di rincorsa senza meta che spesso ci assale. Sono caduti gli dei, quelli in cielo e quelli più vicini. Le ideologie si sono spente. In compenso si è velocizzato il ritmo, ampliata la possibilità di comunicare, ma questo non significa aver migliorato i rapporti umani. Mi rendo conto che oggi ho una giornata pessima, reduce da una sciroccata e immersa nel grigiore.
Forse avrei dovuto soprassedere, ma volevo condividere questo senso di affaticamento e domandare cosa è per voi la stanchezza. Emozioni che si annodano? Energia che scarseggia? Una forma cronica di nostalgia?
O forse sono le preoccupazioni a creare un groviglio di pensieri nel quale si perde il punto di partenza?
Penso che specialmente a un certo punto della vita, bisognerebbe imparare ad alleggerirsi e ad essere zen. Per questo concludo proprio con alcuni versi dal libro Poesie Zen:
"Il nulla s'è frantumato sulla terra,
le stelle, bruciando, precipitano sulla Montagna di Ferro.
Con una capriola io spazzo via il passato".
Zekkai (1336-1405)

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Sì, la stanchezza è sicuramente frutto della preoccupazione, in buona misura. Bisognerebbe imparare a riposare nella fiducia che ci sia qualcosa più grande di noi - per me - qualcosa che ci tiene a galla in mezzo alle onde.

Intendi qualcosa di trascendente? O un ordine intrinseco dell'universo?

Per me è una cosa trascendente, per altri può essere un ordine intrinseco dell'universo. L'importante, come dice Steve Jobs in quel famoso discorso, è avere - secondo me - la fiducia che ad un certo punto tutti i puntini della nostra vita si uniscano e che ogni cosa sia successa per un motivo.

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