Luna oltre la porta

in #ita5 years ago

Mia sorella maggiore è un’esperta di fisica quantistica, insegna all’università internazionale. In questo anno 2149 le università di vecchio tipo, con un ateneo “materiale”, sono diventate un’eccezione, mentre la norma sono i grandi centri internazionali online. Un tempo, nel ventunesimo secolo, era l’offerta di ripiego, ma adesso, con la possibilità di interagire continuamente, di collegarsi ovunque e anche grazie al fatto che la lingua inglese è diventata veramente una koinè, tutti gli insegnamenti possono essere seguiti a distanza e anche gli esami possono essere sostenuti da casa.
Qualcuno potrà obiettare che viene a mancare l’ambiente universitario, ma non è così, dato che in ogni città vi sono associazioni di studenti molto attive che frequentano gli stessi corsi e, nel contempo, organizzano in loco iniziative di socializzazione e di studio.
Quindi, dicevo, mia sorella Maria Sole è il genio della famiglia, una ricercatrice notissima e pluripremiata.
A distanza di dodici anni sono nata io, e forse per similitudine, forse per contrasto, mi hanno chiamato Luna.
Non ho la mente brillante della primogenita, ma alla fine sono riuscita a laurearmi in lettere ed insegno alla scuola di base 2, quella che un tempo era detta scuola media.
Eppure, nonostante la mia più modesta posizione, credo di aver fatto una scoperta che supererà qualunque realizzazione della mia congiunta.
I miei hanno sempre detto che non ero molto portata per la matematica e che, soprattutto, nei miei ragionamenti, non usavo sempre la logica e meno che mai il metodo scientifico.
Però hanno sempre riconosciuto in me una particolare curiosità, una sorta di umanesimo sperimentale che mi faceva sempre cercare particolarità nelle persone e nei fatti. Anch’io, in fondo, avevo il mio metodo. Dal particolare al generale. Classificavo gli stati d’animo e i comportamenti al di là della psicologia.
Mia sorella, che mi vedeva quasi come una figlia, si è sempre molto divertita ad ascoltare le mie bizzarre classificazioni, tipo “sottospecie di infedeltà coniugali” o “categorie filosofiche della biancheria intima”.
Lei ha quaranta anni, io ne ho solo ventotto, ma abitiamo ancora insieme, con i nostri genitori e la figlia di Maria Sole, Matilde, il cui padre è stato solo un occasionale accidente nella vita di mia sorella.
Mia nipote comincia ad essere grandina, ha tredici anni e mi considera la sua migliore amica.
La scoperta del secolo, perché è così che la considero, è stata fatta anche grazie a lei.
Un mese fa è morta la mia bisnonna, ultracentenaria peraltro. Era nata infatti nel 2047, si chiamava Elena come sua nonna, classe 1986, di cui raccontava spesso.
La bisnonna Elena è stata lucida fino alla fine e parlava molto soprattutto con me e con Matilde dei tempi della sua infanzia e dei nonni Elena e Alessio con cui aveva trascorso periodi molto felici.
La casa in cui la bisnonna abitava era per l’appunto la stessa in cui era cresciuta e la cui costruzione pare risalga agli anni ’10 del ventunesimo secolo.
“Ma lo sapete, bimbe, il nonno Alessio diceva che in questa casa c’era un grande segreto, ma non ce lo ha mai voluto rivelare. Io non ho mai visto niente di particolare, e dire che ho cercato ovunque. Magari, chissà, poteva esserci un tesoro, ma insomma, non ho trovato niente. Però, mi raccomando, io lascio questa casa a voi due, Luna e Matilde, ma dovete promettermi che continuerete a cercare. Mia nipote era entusiasta, io un po’ più scettica, ma le abbiamo promesso che non ci saremmo arrese.
Nei giorni successivi al funerale, eravamo un po’ giù, la bisnonna ci mancava, con le sue chiacchiere bizzarre.
Ma poi Matilde, che è una bambina di buon carattere e piena di iniziativa, mi ha ricordato la promessa di cercare “il tesoro” e così abbiamo cominciato a rovistare per ogni dove nel grande appartamento di Elena.
Non abbiamo trovato altro che cianfrusaglie, molti libri, qualche diario, ma niente di prezioso o particolare.
Poi, una mattina, mentre Matilde era a scuola e io avevo un paio d’ore di buco, ho deciso di tornare lì da sola. Forse avrei scoperto qualcosa oppure mi sarei messa definitivamente l’anima in pace.
Mi sono ricordata che la casa aveva una piccola servitù con affaccio sul cortile, un tempo usata come garage, ma ormai abbandonata da moltissimi anni.
Ho cercato la chiave, ne ho trovate una decina. Così, pazientemente, le ho provate tutte, fino a che l’ultima ha aperto.
All’interno, nel grande stanzone ricolmo di vecchi oggetti, non sembrava esserci nulla di interessante. Ma poi, guardando meglio alla luce fioca della lampadina volante, ho notato dietro a uno scaffale una sorta di porticina.
Mi ha ricordato Alice nel paese delle meraviglie. Forse anch’io avrei dovuto mangiare un fungo e rimpicciolire?
Con un’altra delle chiavi ho aperto la piccola porta. Ce n’era un’altra subito dopo. Sono riuscita ad entrare grazie alla mia taglia 38 e con un’ulteriore chiave ha aperto la seconda porta.
A questo punto non so cosa è successo, perché mi sono trovata su una panchina e non sapevo come. C’era un vuoto tra quel momento e quello in cui avevo aperto la porta.
Però, il panorama era familiare, in qualche modo. Ovvero: lo era e non lo era.
La casa della bisnonna era lì, vista dal retro, ma sembrava meno vecchia. Intorno, però, mancavano due palazzi moderni che le sorgevano accanto. Ma come era possibile? Eppure, perdinci, erano lì fino a dieci minuti prima.
A un certo punto ho visto una bella donna, alta e bionda, con grandi occhi azzurri. Somigliava un po’ alla nonna Elena, ma aveva colori più chiari e un’espressione più dolce e meno sbarazzina.
Mi ha guardato sorridendo. Non dovevo avere un bell’aspetto.
“Scusa, non ti conosco, ma ti vedo un po’ sconvolta. Hai bisogno di qualcosa?”
“No, no. Però mi sembra di conoscerti. Come ti chiami”
“Elena” ha risposto lei.
Nel frattempo un bel giovane, anche lui alto e con gli occhi chiari, si è avvicinato.
“Ti presento Alessio, mio marito. E tu come ti chiami?”
“Luna” Le coincidenze cominciavano ad essere troppe.
“Ma in che anno siamo?” ho chiesto.
“Che domanda bizzarra! Nel 2021, dove se no?”
Ho notato che Elena aveva una leggera prominenza del ventre.
“Ah, sì, aspetto un bambino – mi ha detto festosa – anzi una bambina. Nascerà fra quattro mesi. La chiameremo Irene"
Caspita, Irene era il nome della mia trisavola, madre della bisnonna.
Ma possibile che…
In quel mentre si è sentito un tuono sempre più vicino e una nuvola scura si era addensata su di loro. Elena e Alessio mi hanno salutato e hanno preso a correre verso la parte anteriore della casa.
Ho cercato la porticina nascosta e, mentre entravo carponi, ho sentito una sorta di scarica che mi attraversava. Di nuovo ho perso i sensi e mi sono trovata nell’intercapedine tra le due porte.
Da allora sono tornata due volte nel mondo dietro casa e ho verificato di essere ogni volta nel 2021, centoventotto anni orsono.
Ho capito finalmente cosa voleva dire il mio quadrisavolo Alessio e anche come erano cambiate le condizioni della nostra famiglia grazie a quel misterioso pertugio.
La bisnonna raccontava che Elena e Alessio, all’epoca del loro matrimonio, avevano lavori precari e non molto remunerati. Pare che fosse un periodo di grande crisi, non era facile sistemarsi per i giovani.
Ma poi, pochi anni dopo la nascita di Irene, qualcosa era cambiato.
In breve tempo i giovani sposi avevano messo su due attività piuttosto grandi. Lui gestiva una ditta di trasporti, mentre lei si era dedicata alla creazione e alla gestione di una casa di riposo privata e di una mensa per studenti.
Inutile dire che avevano fatto affari d’oro.
Si era vociferato di una vincita milionaria a un gioco molto popolare nel ventunesimo secolo, il Superenalotto.
Forse Alessio, tornando nel passato, aveva suggerito i numeri all’altro se stesso.
Un po’ complicato e anche difficile da conciliare da un punto di vista logico: due se stessi che si incontrano, roba degna del migliore Asimov. E cambiare il passato quante altre modifiche avrebbe provocato?
Un effetto farfalla davvero inimmaginabile. Paradossi temporali subentranti. Come era possibile?
Ma, d’altronde, anche fare un giretto nel passato non è cosa di tutti i giorni.
Francamente, non ho ancora deciso se parlarne con mia sorella che, tra l’altro, essendo una valente fisica, potrebbe chiarirmi qualcosa in merito ai viaggi nel tempo. Certo, lei è molto razionale, non sarà facile farle credere che non sto delirando.
Certo, sarebbe bello coinvolgerla nella mia scoperta.
Oppure potrei continuare ad esplorare da sola quel mondo dal tempo sfalsato come una crono-turista, senza alcuno scopo se non quello di soddisfare la mia curiosità.
O ancora, come ultima ipotesi, potrei murare il pertugio spazio-temporale e non farmi più domande.

Ci penserò domani. Forse potrei svegliarmi e accorgermi di aver sognato.

CCO Creative Commons
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Sei sempre una maestra nel realizzare questi racconti, cara @fulviaperillo, complimenti per questo tuo ennesimo e valido post

Molto bello @fulviaperillo! complimenti

Grazie, potrebbe anche avere un seguito 🙂

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