"La stampante", undicesima puntata
A questo punto mancavano solo Bruno e Piera come commensali e proprio non se la sentiva. Lui, sempre sarcastico, lei che la trattava dall’alto in basso… Per carità. Avrebbe tenuto un basso profilo in modo che a nessuno venisse in mente …
“Cara Ludmilla – disse – solo tu mi capisci. Ma verrà il momento in cui diventerò avvocato e non dovrò più rendere conto a questi fenomeni”
Mentre sussurrava queste parole, la porta si aprì ed entrò, elegantissimo, l’avvocato Dondi.
Una redingote verde poteva essere ridicola addosso a molti, ma a lui stava bene.
“Buongiorno avvocato”
“Oh, Clarabella, sempre mattiniera. Ma un fidanzato non ce l’hai? Ti farebbe bene”
Lei non rispose, ma stava gonfiando.
“Devi trovare il tuo Orazio, mia cara, se no poi passano gli anni e rimani zitella”
“Meglio zitella che moglie cornuta” rispose lei secca. E, mentre parlava, già si era pentita di ciò che aveva detto.
Bruno rimase interdetto.
“Clarabella, sei nervosa stamani”
“No, solo che ho da fare e non mi va di chiacchierare di argomenti vuoti. La mia vita privata non le deve interessare. Ognuno pensi per sé”
“Su su su, Clair, non ti inalberare. Via, per farmi perdonare, ti inviterò a pranzo”
“No, avvocato, guardi, non è proprio possibile, devo andare a casa ad aiutare i miei fratelli a fare i compiti”
“Ma come sei brava, Clarabella, sempre così diligente. Via, sarà per un’altra volta. Però ci conto”
“Sì, prima o poi. Ora, scusi, ma ho da fare”
Eh no, questa volta proprio non ce la faceva. Con quel vanesio puttaniere proprio no. Possibile che non capisse di rendersi ridicolo?
Evidentemente no.
E pensare che Linda gli moriva dietro… Ora poi che le segretarie non parlavano che della misteriosa donna, sicuramente era ancora più arrabbiata, umiliata.
Clarissa sorrise fra sé.
Che gente buffa, pensò.
(Continua)
Ma sta gente non ha altro da fare che pensare a mangiare??