"La stampante", ottava puntata

in #ita5 years ago

Il giorno dopo il pranzo col decano era venerdì. Per fortuna, pensava Clarissa. Quell’ultimo periodo era stato davvero pesante : troppi impegni, tanto studio, ma, soprattutto, quei tre pranzi con i logorroici colleghi l’avevano stancata.
Come al solito, però, era arrivata per prima allo studio.
“Cara Ludmilla- disse rivolta alla stampante -beata te che stai qui tranquilla, tutti ti adoperano, ma non sei costretta ad ascoltarli e soprattutto a rispondere. Ieri, però, gliele ho cantate al Nasi senior. Un pochino sì, poi basta. Che personaggio e che maleducazione”.
In quel mentre, proprio mentre dava un buffetto alla stampante prima di inserire un voluminoso fascicolo da fotocopiare, entrò inaspettatamente Nasi jr.
Era piuttosto pallido e stravolto.
“Buongiorno avvocato. Non pensavo che sarebbe venuto stamani. Suo padre ieri mi ha detto che aveva la febbre alta”
“Sì, in effetti ancora non sto bene. Ma a casa mi annoio, vivo da solo, lo sai”
Eh no, pensò Clarissa, ora anche questo mi vuole raccontare la sua vita, ci manca.
“Perché vedi, Clarissa – proseguì l’altro – Ho quasi trentasei anni e proprio avrei voglia di una famiglia mia. Ma non trovo la persona giusta. La mia psicanalista – a questo punto Clarissa si sentì persa – dice che dipende anche dal rapporto con mio padre. Lui mi inibisce, mi rende la vita impossibile. Eppure, vedi, io non mi stacco, sono sempre qui a ricevere i suoi improperi”
“Deve fare come Edipo- rispose Clarissa, cercando di sdrammatizzare
“Ovvero?” l’altro incuriosito
“Uccidere il padre”.
Federico Nasi rimase perplesso, non si sarebbe aspettato una risposta così da Clarabella.
Ma, se lei pensava di aver tagliato corto, si sbagliava assai. Nasi jr, colpito dalla sua affermazione, continuò a parlare della sua infanzia con le sorelle maggiori che un po’ lo coccolavano e un po’ lo maltrattavano; la madre sempre depressa ; il padre autoritario.
“Sì, avvocato, mi scusi, ma devo portare a termine una serie di adempimenti per il maxi-processo. Ne parliamo un’altra volta”.
Ma lui ormai era inarrestabile.
“Sì, certo. Anzi, ne parliamo oggi a pranzo. Ti porto al ristorante indiano, fatti trovare pronta alle 13.30.
La ragazza stava per dire di no, ma Federico aggiunse : “E non trovare scuse, sei andata a pranzo con Marco, con Linda e perfino con mio padre. Un’ora per me la puoi trovare”.
In quel mentre, il telefono del professionista prese a suonare e lui rispose agitatissimo (come sempre) ed uscì dalla stanza.

(continua)

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