"La stampante", dodicesima puntata
Trascorsero alcuni giorni, fortunatamente, in cui Clarissa riuscì a mangiare il suo panino in santa pace e, soprattutto, in beata solitudine (sola beatitudo, pensava, dopo le ultime esperienze).
Poi, un mercoledì di caos esagerato, in cui processi, pratiche, ricorsi e clienti rissosi si susseguivano senza tregua, alle 13.30 la nostra valente praticante era ancora digiuna.
Le segretarie erano andate a pranzo. Nasi senior era particolarmente inviperito ed aveva passato la mattinata ad insultare alternativamente il figlio, Bruno Dondi e il praticante maschio.
Non senza aver terminato il suo sfogo feroce con la fatidica frase : “Mi sembrate tre donnette, siete senza paaaaaaalle!”.
Clarissa aveva continuato il suo lavoro cercando di non ricevere e non reagire.
Linda se n’era andata prima, perché aveva appuntamento col dentista e, loro malgrado, si erano ritrovate da sole e nella stessa stanza lei e Piera, con cui veramente non c’era amicizia né simpatia.
Alle 13.35 suonò il telefono di Piera.
“Sì, pronto” ----- “Ma come caspita te lo devo dire che ho da fare? Mangiare, pensi sempre a mangiare, tu” ---- “Stai salendo? Ma chi te lo ha chiesto?”
Era palesemente spazientita.
Rivolta a Clarissa, disse : “E’ quel tordo del mio fidanzato. Sta venendo qui”
Tordo? Pensò Clarissa. Ma cosa significava? Certo, non sembrava un complimento. Ricordò per un attimo una vecchia canzone napoletana in cui Miranda Martino lanciava un epiteto non proprio uguale, ma simile nel concetto, al proprio marito… Bah, ma che le veniva in mente.
Il campanello della studio suonò e, di malavoglia, Piera andò ad aprire.
Francesco, il fidanzato della ragazza, era un bel giovane, di professione fisioterapista, per hobby allenatore di calcio nelle squadre giovanili.
Ma, oltre al bell’aspetto (alto, proporzionato, atletico e con un’espressione dolce), la sua caratteristica principale era una grande educazione. La squisitezza dei modi aveva sempre colpito Clarissa nelle poche volte in cui l’aveva incontrato.
“Ciao, Francesco”
“Buongiorno, Clarissa. Come stai?”
La conversazione proseguì con alcune frasi di circostanza.
Poi lui si rivolse a Piera. “Andiamo a mangiare qualcosa di veloce da Poldo? Due spaghetti e via, non perderai tempo”
Lei era piuttosto stizzita. “Potevi portare qualcosa da mangiare qui, così facevo prima. Comunque ho fame, in effetti. Va bene, andiamo. Ma veloci, eh, non ti fermare a chiacchierare con tutti come tuo solito”
“No, no” lui gentilmente “Però, scusa, invitiamo anche Clarissa. Possiamo lasciarla qui sola e affamata?”
Oh no, pensò la ragazza. Il terzo incomodo no.
Ma, inaspettatamente, Piera sembrò soddisfatta dell’idea del “tordo”.
“Sì, dai. Vieni con noi. Così intrattieni questo fenomeno, io certe volte non lo sopporto”
Clarissa era imbarazzata e dispiaciuta per Francesco, ma quest’ultimo rise dicendo : “Eh, a volte mi rendo conto di essere un po’ noioso, ma, vedi, Piera, è amore. Sono appiccicoso per amore, lo sai”
Piera sbuffò. “I baci Perugina. Ti devono scritturare per scrivere i bigliettini! Sei melenso”.
Lui, nuovamente, fece una risatina.
“Su, ragazze, andiamo. Sono quasi le due, non ci vedo più dalla fame”.
(continua)
Gli rubiamo il fidanzatino??
Posted using Partiko Android