"La stampante", decima puntata

in #ita6 years ago

Il lunedì mattina, Clarissa era di nuovo in conversazione con Ludmilla, la migliore, secondo lei.
“Ma tu dimmi, come si fa? Quattro pranzi e quattro disastri. Meglio un tramezzino al bar”
La stampante lanciò un breve suono e Clarissa lo interpretò come un assenso. “Sì, stai stampando, ma io lo so che la pensi come me. Tu sei una che fa il suo lavoro senza storie e nessuno ti ringrazia, proprio come accade a me. Ma non mi importa, basterebbe che smettessero di invitarmi a pranzo e, soprattutto, di parlar degli affari loro”.

Le segretarie, a inizio settimana, erano sempre piuttosto nervose e quel lunedì non fece eccezione.
Alle nove e mezzo Pina era già in crisi isterica.
“Martaaaaa, la stampante non funziona e io ho una marea di atti da preparare!”
Marta arrivò trafelata, già era stanca della domenica trascorsa, con il figlio decenne da accompagnare alla partita, giocava come attaccante, sarebbe diventato un vero campione, ma intanto i sacrifici toccavano a lei, eh. Il marito sì, veniva al campo di calcio, ma poi lavare, stirare, preparare da mangiare e tutto il resto toccava a lei. E poi c’era anche la bambina da seguire, capricciosa e gelosa del fratello. Insomma, arrivava al lavoro già stanca.
“Pina, non urlare, ho sentito. Fai vedere”
Dopo una breve ricognizione, decretò che la stampante era un ferrovecchio dopo solo un mese.
A quel punto Clarissa, che generalmente evitava contatti ravvicinati con le segretarie, si sentì in dovere di intervenire e salvare l’onore di Ludmilla. Che in effetti funzionava benissimo, solo che Pina aveva inavvertitamente modificato le impostazioni.
Marta si complimentò per la risoluzione del caso e, a qual punto, Pina esclamò : “Brava Clarissa, oggi per premio vieni a pranzo con noi, te lo offriamo anche perché sei davvero simpatica e ci fa piacere stare con te”
Clarissa avrebbe voluto urlare: “Nooooo”, ma non aveva scuse. Ormai tutti sapevano dei suoi pranzi precedenti e quindi non c’era alternativa: doveva andare.

Stavolta il luogo del desinare fu una tavola calda, piena di impiegati in pausa pranzo.
Il pasto era piuttosto semplice, hamburger e patatine col ketchup e un bicchiere di coca, ma questo non preoccupava Clarissa quanto l’dea di sostenere una conversazione.

“Guardate, oggi sono proprio stanca- esordì Marta – Le donne, con questa storia dell’indipendenza, l’hanno preso in tasca due volte.
Io mi affanno tutti i giorni in studio fino alle cinque e poi, via, a riprendere i figli (e meno male che c’è il doposcuola) e poi fargli fare i compiti e le attività sportive. Senza contare la spesa, cucinare, pulire… Un delirio. E mio marito niente, lui arriva e si siede a tavola”
“Figurati- rispose Pina – il mio non trova neppure i calzini se non glieli preparo!

Clarissa era già esaurita dalle peripezie domestiche delle due, essendo cresciuta in una famiglia dove i genitori si dividevano equamente le incombenze familiari. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Fu Pina ad iniziare: “Ma sapete cosa dicono? Che l’avvocato Dondi ha un’amante!”
“Sai che novità, non è mai stato un tipo fedele”.
“Già, ma ora dice che sia proprio innamorato”
“E chi sarebbe la fortunata?”
Clarissa aveva voglia di andare via, ma non poteva.
“Ah, questo non si sa. Ma dice che l’abbiano visto alle Risaie, sai per la strada di Siena, con una donna in macchina. Però, era sera e lei portava un foulard, non sono riusciti a identificarla”
“Ma chi è che l’ha vista?”
“Mario, il marito di Carolina, quella coppia che abita sotto lo studio. Sai, lui fa il corriere, porta pacchi insomma, e si era fermato per un caffè. In quel mentre ha visto il bel Bruno che comprava le sigarette e si sono riconosciuti. Così l’avvocato ha balbettato qualcosa ed è scappato via di fretta, lui ha cercato di guardare, ma la donna si è nascosta il viso … Insomma: non ci sono dubbi”
“Ascoltate -disse Clarissa – io non ho voglia di spettegolare. La vita privata dell’avvocato non ci riguarda”
“Uffa, sei noiosa. Quando uno fa qualcosa che non deve, è normale che cada in bocca agli altri. Stesse a casa sua con la moglie, nessuno direbbe niente”
“Sì, Pina -convenne Marta – diciamo solo la verità. D’altra parte, se lui frequenta qualche tegame non è colpa nostra”
“Basta – interruppe Clarissa – Non mi interessano le frequentazioni dell’avvocato Bruno. Chiudiamola qui e torniamo a studio”.

Ed anche quel pranzo, pensò la ragazza, alzandosi, era da dimenticare…

(continua)

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La tanto decantata arte del "farsilicazzisua", come direbbero i nostri amici romani, NOOO?!?!?!?!?

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