"Il quadernino", dodicesima puntata
La primavera, adesso, cominciava a mostrarsi più lieve per Rosita.
Intanto, e soprattutto, non si sentiva più minacciata da un pazzo persecutore.
Non era bello gioire per la morte di qualcuno, ma, d’altronde, non era stata certo colpa sua. Oppure…
Rosita si fermò un attimo a pensare e vide la sua scritta rabbiosa sul quadernino. Ma per carità, che sciocchezza! Certo, erano solo coincidenze. Nevada, prima. Poi Elio. Pure coincidenze.
Prese in mano il quadernino.
Lo teneva sul mobile del salotto fin da quando lo aveva ricevuto in dono da Neme.
Lo aprì e cominciò a scrivere.
- Quadernino, sei forse magico oppure un po’ nefasto? Non credo, sei un insieme di fogli di carta rilegati, non hai alcun potere.
- Figuriamoci, e poi, se tu ne avessi, i primi della lista, non per morire, certo, ma per pagare il conto della vita, sarebbero Roberto e Mara, le persone che possedevano il mio cuore.
- Lui, dopo trent’anni, sparito in un attimo.
- Lei, con cui ho condiviso la vita e ogni segreto, via, scomparsa. Indifferente. Che tristezza.
Chiuse il taccuino e cercò di non pensare a tutti i dispiaceri dell’ultimo anno. Ora aveva riacquistato i rapporti con il fratello e le nipoti, non si sentiva più così sola.
E poi chissà, magari avrebbe fatto finalmente un incontro felice.
Due settimane dopo, ormai era primavera inoltrata, decise di cambiare pettinatura.
Andava raramente dal parrucchiere, troppo raramente, pensò.
Era ora di rimettersi in sesto. Un bel taglio e un colore un po’ più acceso del suo biondo cenere.
Terminata l’opera del parrucchiere, si guardò allo specchio.
In effetti i capelli più corti e mossi le stavano bene e anche il colore meno sobrio.
Il coiffeur, poi, l’aveva convinta a farsi un piccolo ciuffo viola e, benchè le fosse sembrato strano, convenne che dava un tocco di classe e di originalità all’acconciatura.
Uscì dal negozio molto soddisfatta, si sentiva sollevata e speranzosa. Decise di fare una passeggiata.
Mentre camminava verso il centro, decisamente serena, si sentì chiamare. Era Mara.
Il primo istinto sarebbe stato quello di non rispondere e passare oltre, ma poi la sua buona educazione e, soprattutto, i tanti ricordi che la legavano all’amica, fece sì che si fermasse e la salutasse gentilmente.
“Come va?” disse Rosita
“Male, malissimo” rispose l’altra.
Come, pensò Rosita, non era quella dalla vita perfetta, madre e sposa senza pari? Cosa stava succedendo.
Mara, che in effetti appariva stravolta, le raccontò una storia davvero pazzesca.
Dopo la separazione tra lei eil marito, avevano preso l’abitudine di uscire insieme, lei e Paolo, con Roberto ed Elena.
[Praticamente- pensava Rosita- hanno sostituito me con Elena, punto e basta].
In fondo- diceva Mara – Elena era un tipo simpatico. O almeno lo sembrava, dato che dieci giorni prima Roberto l’aveva sorpresa nella casa dove abitavano a letto con un altro.
[Rosita ebbe un fremito di soddisfazione].
Già. Peccato che l’altro era Paolo, il marito di Mara.
[Ulteriore godimento segreto]
“Ah – fece Rosita – Un bel pasticcio. E ora cosa pensate di fare?”
“Non lo so proprio – rispose Mara tra le lacrime – Io non me la sento di separarmi, però … Non avrei mai creduto…”
“Già, vedi com’è la vita. Nessuno crede mai queste cose, pensa che sia roba che capita agli altri. E invece …”
“Eh sì” rispose l’altra, mogia.
“E Roberto cosa farà?”
“Per ora è andato in albergo, dice di non voler più sapere niente di Elena”
“Bene. Affari suoi. E anche tuoi, cara mia. Tenetevi le vostre corna e addio”.
L’altra rimase sorpresa. Non si aspettava una risposta così secca e aggressiva. Certo, la Rosita di un anno prima non l’avrebbe data. Ma ora le cose erano cambiate, lei era cambiata.
Si allontanò a testa alta.
Non era più la vittima, ma la spettatrice di un disastro annunciato.
Ma le sorprese non erano finite. Giunta sotto casa, trovò Roberto che l’aspettava.
“Come stai bene – le disse – davvero in forma”
“Sì, ho cambiato pettinatura. Hai qualcosa da dirmi?”
“Sì, volevo dirti che ho sbagliato a lasciarti. Avrei dovuto capire, allora”
“Certo. Avresti dovuto ragionare e non farti prendere dalle fregole”
“Ecco, proprio così. Ma, senti, Rosita, non potremmo riprovare? In fondo siamo stati insieme una vita…”
“Già, siamo stati insieme una vita e tu mi hai lasciato in un giorno.
Ciao, Roberto, la nostra è una storia morta, finita, sepolta, proprio come hai detto tu andandotene. Sparisci, per me non esisti più”.
Rosita entrò nel portone e lo chiuse immediatamente.
Si sentiva carica di energia e di soddisfazione.
Tutto tornava. Il male ai mittenti, senza via d’uscita.
Il tempo stava dando le risposte.
(continua)
Sempre più potere da questo quadernino, le corna sono ritornate al mittente, della serie "Chi la fa, l'aspetti", e cosa ci riserveranno le prossime puntate?!?!