"Il quadernino", prima puntata

in #ita5 years ago (edited)

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Il quadernino

La mattina del primo gennaio del 2018, Rosita si svegliò decisamente di pessimo umore.
Il primo oggetto che le balzò agli occhi fu un quadernino, una sorta di taccuino con la copertina nera e le pagine bordate di rosso.
Glielo aveva dato la sera prima una sconosciuta che, però, sembrava sapesse tutto di lei.
Girare per le strade di Grosseto, semideserte, nel tardo pomeriggio dell’ultimo dell’anno, è cosa deprimente e, a un certo punto, aveva trovato consolatorio infilarsi in un bar a bere una cioccolata calda che addolcisse i suoi dolori.
Era lì che le si era avvicinata una ragazza mai vista prima, piuttosto alta e slanciata, con un volto espressivo e grandi occhi neri.
“Ciao, Rosita”. Le aveva detto.
“Ci conosciamo?”
“Sì, certo – l’altra sorridendo – So benissimo che tu hai bisogno di aiuto, stai passando proprio un brutto periodo”
“E tu come lo sai?”
“Non ricordi, ne abbiamo parlato, ti ho sentito lamentarti tanto”
Rosita era perplessa. Davvero doveva essere esaurita per non ricordare nulla. Oppure la ragazza era un’imbrogliona.
“Scusa, non ricordo il tuo nome”
“Il mio nome è Neme, dovresti saperlo. Ho una cosa da darti”
E tirò fuori il quadernino.
“Hai tanti nomi da scrivere, qui. Da domani puoi cominciare”
Rosita si mise a sfogliare il taccuino, le piacque subito, lo sentiva suo e poi alzò lo sguardo per ringraziare Neme, ma lei non c’era più.
Così era tornata a casa, col quadernino in borsa e molto innervosita.
Le feste di Natale erano state le peggiori della sua vita e, per la prima volta, si era trovata da sola la sera dell’ultimo dell’anno.
È una sera come un’altra- diceva tra sé.
Ma in realtà non lo era, no, non lo era affatto.
Aveva aspettato la mezzanotte seduta sul divano, mentre alla televisione tutti ballavano e cantavano incessantemente.
Lei, invece, era quasi paralizzata da un senso di vuoto che le impediva di vedere un qualsiasi lato positivo nella sua condizione.
A mezzanotte, dopo che i vocianti televisivi si furono scambiati ogni tipo di auguri, si servì generosamente champagne e camomilla. Era il titolo di un libro letto molti anni prima, “Champagne e camomilla”.
Non lo ricordava bene, ma le era piaciuto e parlava di una donna sola, abbandonata dal marito, proprio come lei.
Aveva più volte versato nel bicchiere e nella tazza sia lo champagne che la camomilla, fino a finire la bottiglia in una condizione di ovattata disperazione, una sorta di avvilimento euforico.
La mattina alle sette si era svegliata ancora sul divano, con un cerchio alla testa e la bocca amara.
Ecco, era l’anno nuovo, in perfetta continuità col vecchio.
“L’anno vecchio se ne va e mai più ritornerà…”
Recitò tra i denti quella filastrocca.
Ci mancava che tornasse, l’anno appena trascorso aveva portato guai in tale numero ed entità da lasciarla tramortita.
Era cominciato subito bene.
Per la Befana, suo padre aveva avuto un ictus.
La cosa era apparsa subito molto grave, con scarse possibilità di ripresa, anche perché lui aveva più di ottant’anni e parecchi acciacchi.
Da quel momento in poi, le sue giornate si erano complicate.
Dopo il lavoro, era impiegata in un ufficio pubblico, doveva correre ad assistere il genitore, perché la madre da sola non ce la faceva e suo fratello … Beh, lui era tutto preso dalla sua famiglia, moglie e due figlie, tutte e tre viziatissime da lui. Non aveva tempo, diceva.
Né voglia, aggiungeva Rosita.
E poi lei, benchè sposata da più di vent’anni con Roberto, non aveva figli e questo, di fronte al mondo, era un fatto che la sminuiva.
Sembrava che non avesse nulla da fare, che la sua mancata genitorialità fosse una colpa da espiare mettendosi al servizio di famiglia e colleghi, “tanto tu hai tempo”, dicevano.
I figli non erano venuti, nonostante cure e terapie.
Ormai da diversi d’anni si erano rassegnati.
Lei avrebbe voluto tentare la strada dell’adozione, ma Roberto era irremovibile.
In fondo, però, il suo matrimonio era stato lo stesso soddisfacente, almeno per Rosita. Avevano tanti interessi in comune, viaggiavano spesso e poi a lei suo marito piaceva molto, era ancora innamorata di quel bell’uomo dal temperamento deciso, stimato professore di lettere al liceo scientifico.

(continua)

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il tuo racconto mi piace già e dalla trama mi ispira molto anche Champagne e camomilla

il libro esiste davvero ed è molto carino, autrice Franziska Stalmann

Le premesse sono molto interessanti e particolari, sonn più che convinto che, come tuo solito, non tradirai assolutamente le aspettative dei tuoi lettori, me tra gli altri, che aspetteranno il prosieguo di questo gradevolissimo raccconto

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