Il non agire

in #ita7 years ago (edited)

Ieri, parlando della stanchezza, ho citato il libro Poesie Zen, una raccolta di antichi poeti cinesi. Si tratta di composizioni immaginifiche e suggestive, legate alla natura, al tempo e alla condizione umana. Credo che sicuramente perdano nella traduzione, perchè la lingua cinese (a detta di chi la conosce) è molto ricca di espressioni non sempre perfettamente traducibili. Alcune di esse, infatti, rimangono un po' oscure, almeno per me. Altre invece sono particolarmente poetiche, fanno nascere immagini e sensazioni. Ad esempio:

"Spaccando in due il nulla,
riducendo in briciole la terra,
osservo, mentre lentamente s'accosta al fiume,
la luna sospinta dalle nuvole".

La rilettura di alcune di queste poesie mi ha portato a riprendere in mano un altro testo, "Il classico taoista della perfetta virtù del vuoto". Mi sono avvicinata alla cultura orientale durante i quattro anni di corso per conseguire la qualifica di agopuntore, dato che la medicina classica cinese non può prescindere da una conoscenza, almeno basilare, del pensiero che ad essa sottende. A mio parere certi scritti molto antichi possiedono una loro attualità, tanto più inaspettata quanto lontana immaginiamo la Cina, geograficamente e culturalmente.
Ad esempio, c'è un brano del quinto secolo avanti Cristo che mi piace riportare qui :

"Nel mondo si accumulano divieti e tabù
e la gente sempre più si impoverisce.
La gente accumula strumenti affilati
e nelle strade cresce il disordine.
La gente accumula talenti e abilità
e viene prodotta una moltitudine di cose bizzarre.
Viene promulgata una moltitudine di leggi e decreti,
e ladri e banditi sono sempre più numerosi.
Perciò il saggio dice :
"Io non agisco e la gente si trasforma da sè,
io amo il riposo e la gente si corregge da sè,
io non faccio e la gente si arricchisce da sè,
io sono senza desideri e la gente da sè
ritorna alla semplicità del legno grezzo.

La prima parte di questo componimento non perde mai di attualità e potrebbe essere stata scritta ai giorni nostri.
Ma la cosa più originale e forse anche più difficile da comprendere per noi è il "non agire" contenuto e teorizzato nelle ultime righe.
Forse, volendo fare un parallelo con la cultura occidentale, può esserci qualche richiamo con lo scetticismo, in forma decisamente più "meditativa", però. L'inazione e la messa in discussione di una (iper)attività degli umani sembrano essere alla base di un nuovo benessere, che, però, non è una ulteriore moltiplicazione delle cose e dei talenti. Piuttosto il contrario. Tornare all'unità, al "legno grezzo". D'altronde il pensiero cinese (in particolare quello taoista) rimarca sempre l'origine di tutto da un'unità. Da questa si origina lo yin e lo yang e, a seguire, i diecimila esseri, ovvero la molteplicità in ogni senso. Forse l'uomo, per non essere sommerso da una "moltitudine di cose bizzarre" deve riuscire a fare pulizia interiore, ritrovare almeno dentro di sè l'unità originaria, esaltando la spontaneità e rifuggendo l'ipocrisia e la sofisticazione dell'esistenza.
https://pixabay.com/it/paesaggi-luna-notte-luna-piena-sky-1750124/landscapes-1750124_1280.jpg

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Ma dai, fai agopuntura? Bellissimo. L'ho fatto poche volte ma ogni volta ne ho tratto grande beneficio.

sì, da quando sono in pensione, esercito come medico agopuntore. E' una disciplina (e un pensiero) particolarmente affascinante.

sempre cose interessanti...

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